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Mia e il leone bianco. Il re della savana secondo una bambina
Siamo in Sudafrica, a quaranta chilometri da Pretoria, i vasti scenari della “Welgedacht Reserve” accolgono le riprese di Mia e il leone bianco, una fiaba per i bambini di tutte le età. Protagonisti dell'ultima fatica del regista Gilles de Maistre sono Mia, la quindicenne Daniah De Villiers, e il re della savana, il mitico leone dal manto bianco e gli occhi verdi.
Lontano dalla finzioni cinematografiche, Mia e il leone bianco mostra al pubblico una storia vera: il cucciolo ruggisce sotto le coperte, tira fuori gli artigli e fa le fusa come un gatto, ma la veridicità delle riprese non può che stupire lo spettatore. È un film che denuncia la triste realtà del Sudafrica, dove il governo concede autorizzazioni legali per poter abbattere i leoni durante i safari e farne dei trofei di caccia. La specie è così ridotta ai minimi storici: ne rimangono a malapena ventimila esemplari.
Alla crudeltà e all'alone di menzogna che sottintendono queste meschine pratiche Mia e il leone bianco contrappone una tenera storia di amicizia e coraggio, un'avventura dove sono i bambini a dare lezioni di vita agli adulti. La famiglia di Mia sembra perfetta: il padre John, Langley Kirkwood, e la madre Alice, Mélanie Laurent, si impegnano per dare ai figli un'educazione sana e in armonia con la natura e gli animali. Il fratello Mick, Ryan Mac Lennan, è generoso, sensibile e cura tutti gli animali selvatici che trova feriti o abbandonati.
In questo idillio la relazione tra Mia e il leone bianco s'innesta assumendo toni sempre più drammatici fino a trasformarsi in una spietata caccia alla belva. In virtù dell'affetto, dell'amicizia e della lealtà che la lega a Charlie, il leone perseguitato, Mia metterà a repentaglio la sua vita per raggiungere la riserva di Timbavati, ma alla fine a perire sarà un sistema di (dis-)valori basato sull’ipocrisia, il compromesso e l’interesse economico.
Il film pecca nella scarsa originalità dei dialoghi e dei personaggi a fronte di una trama molto lineare: tuttavia il suo punto di forza sta nel connubio tra il regista e Kevin Richardson, esperto zoologo, noto come “L’uomo che sussurrava ai leoni”. Richardson ha supervisionato la produzione durante i tre anni che hanno reso possibile l'impossibile: far interagire una talentosa bambina, la protagonista Daniah De Villiers, con un leone in sicurezza e nel totale rispetto delle necessità di entrambi.
I sei leoni, utilizzati durante le riprese, sono rimasti insieme e vivono oggi nella riserva di Kevin Richardson grazie a un fondo creato dal team di produzione, fondo che può essere alimentato anche dal pubblico con le loro donazioni.