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MicroMega in Almanacco. Scienza vs filosofia
Per presentare l'Almanacco 2014 – annuario di taglio filosofico, dedicato quest'anno alla Scienza - il direttore di MicroMega, Paolo Flores D'Arcais, ha invitato un etologo e un fisico, Enrico Alleva e Giorgio Parisi, a smontarlo e rimontarlo pezzetto per pezzetto. Ne è venuto fuori un interessante, e per certi versi autoironico, dibattito duellante tra le scienze sul senso della vita. Si scherza su quale sia la più “folle” e complessa, se talvolta non siano “peggio” gli attacchi della fisica di quelli della religione, tra chi scopre e chi si appropria, tra gli scettici del principio antropico e quelli dell'evoluzione, ma alla fine “siamo comunque darwinisti”.
“Bisogna uscire dalle contrapposizioni assurde tra sapere umanistico e sapere scientifico. La filosofia non è tale se prescinde dalla scienza. Kant fu uno scienziato, ma dopo di lui?” domanda Paolo Flores D'Arcais. "Hegel fu forse l'ultimo filosofo che interagì con la scienza pur volendo costruire un sistema di tipo metafisico; dopo di lui solo le 'appropriazioni' dei creazionisti, se prescindiamo da empiristi, neopositivisti e affini", risponde Giorgio Parisi. Enrico Alleva ricorda Konrad Lorenz, psichiatra ed etologo, il padre della scienza con la esse maiuscola: “non c'è nulla dell'etologia che non sia nella filosofia”.
“Da dove veniamo? Come si è formato l’universo? Esiste o no un’anima separata dal corpo? Sono queste le principali domande che la filosofia occidentale si è posta nel corso dei secoli”, alle quali la ricerca scientifica sta dando oggi le prime provvisorie risposte contenute in questo strano “calendario”, che si accosta al sociale, come nel rigoroso e rassicurante stile editoriale firmato MicroMega. Parisi ne apprezza la chiarezza, la suddivisione in argomenti, che si diluiscono dalla filosofia classica – lo spazio e il tempo innati di Kant – alla fisica degli universi possibili, su che cosa siano mai l'anima, la mente e il cervello, e i loro legami. L'etologia rimane sullo sfondo, ma sembra racchiuderne il segreto.
L'almanacco si compone di vari interventi di alcuni dei più prestigiosi biologi, fisici e neuroscienziati contemporanei. Nel saggio introduttivo Telmo Pievani – “filosofo della scienza”, classe 1970, direttore di Pikaia, il portale italiano dell'evoluzione, fa notare che “c’è ancora oggi chi si ostina a considerare tanto l’universo quanto l’essere umano non come frutto di un’evoluzione cieca, ma di un disegno precostituito. È il caso, ad esempio, di tutti quei teologi che chiamano in causa la scienza per fondare la propria visione finalistica del mondo”; nel saggio finale la traduzione esclusiva della lingua dei grugniti, nel racconto del giornalista Fabrizio Tassi: “questa evoluzione di cui tutti parlano non è poi una gran conquista, se si considera che ci sono voluti milioni di anni di 'progresso' per schiavizzare i più deboli e riempire gli oceani di cotton fioc”.
Il risultato è un Almanacco che sa come affrontare un argomento affascinante da tutti i punti di vista, presentato da due studiosi che sanno che scienza è realtà, rappresentando in Italia parte di quello “zoccolo duro che ha sempre cercato di mantenere viva per i giovani la fiammella della scienza. Iniziative scolastiche, come La settimana della scienza, potrebbero essere supportate da iniziative editoriali come queste”, suggerisce Alleva; “abbiamo un grande bisogno di didattica della scienza, e ricordo la promessa di inserire nei programmi scolastici la materia 'Osservazioni scientifiche' mai mantenuta. Ciò che manca nella nostra cultura è proprio una conoscenza naturalistica di base, rispetto ai popoli nordeuropei, per esempio. Una conoscenza di questo tipo sulla natura significa anche essere protettivi nei suoi confronti”.
Alleva stavolta ricorda la madre della Scienza: “Jane Goodall si battè per inserire his/her nella sua tesi, invece di its” perché i suoi gorilla avevano legami con le persone e non con le cose. Con lei la caratteristica 'social', che non è mai stata solo virtuale, “non venne più riferita solo all'umano”, perché alla fine la coscienza è consapevolezza animale, che a sua volta è capacità emotiva.
“L'etologia dice che la mente animale e umana non è una tabula rasa, come diceva Locke (e per certi versi ripeteva Kant): quando sei nato hai già un'idea di come è il mondo, pensiamo agli schemi di aggressione e collaborazione, di territorialità e selezione. Credo sia molto indicativo aver osservato, per esempio, che le femmine allattanti colpiscono sempre per uccidere, contrariamente ai maschi. Quando sei nato non puoi più nasconderti: la scimmia è nuda. Osservare “l'umanoide nelle specie e il bestiale nell'uomo è il messaggio dell'etologia”.
Alla fine Flores si chiede se “l'arte non sia legata alle culture come la verità”. Parisi risponde che “la scienza è cumulativa, le differenze sono solo concettuali, conservazione e innovazione devono andare di pari passo”. Alleva cita una scena dal film The Tree of Life di Terrence Malick in cui si vede un dinosauro carnivoro risparmiare un cucciolo erbivoro. Molti la criticarono come “irreale”. È al contrario esemplificativa perché rappresenta una capacità animale reale.
C'è un video che gira in rete, estratto da un documentario prodotto da National Geographic, che mostra un leopardo femmina predare una femmina di babbuino. Quando si accorge del cucciolo, non solo non lo mangia, ma lo trasporta su un albero, per salvarlo dalle iene che intanto consumano il suo pasto. “Dove inizia la pietà?” si chiede Alleva. Dove finisce l'umano?