Supporta Gothic Network
Mirabile Visione. L'Inferno de lo "Monno"
Il film che siamo andati a vedere è tratto dall'Inferno di Dante Alighieri, e di questa cantica ripropone struttura e lettura; però, essendo un film, ciò che le dà vita sono appunto quelle “visioni” che sottendono il titolo, che noi abbiamo immaginato e che il regista Matteo Gagliardi ha raffrontato con l'attuale “infernale” megalopoli chiamata mondo in cui siamo sprofondati, alternando girone a girone. Il titolo Mirabile visione: Inferno vede protagonisti e cantori Benedetta Buccellato e Luigi Diberti ed è distribuito da Starway Multimedia.
L'idea iniziale, come spiega il regista alla conferenza stampa di presentazione, è ispirata alle Tavole che illustravano la Divina Commedia dipinte da Francesco Scaramuzza (Sissa 1803 - Parma 1886), un'opera monumentale che a sua volta diede adito a quelle celebri di Gustave Doré. Il pittore Scaramuzza, meno conosciuto e surclassato in fama da Doré, lasciò ben 243 tele su cartone: 73 per l'Inferno, 120 per il Purgatorio e 50 per il Paradiso.
Si inizia, quindi, originariamente con Dante e l'incontro con le tre fiere: la lonza, la lussuria; il lupo per l'avidità; per finire con la superbia del leone. Ognuna delle tre fiere viene degnamente rappresentata in senso epocale e sociale. La lussuria sono quindi i “social” moderni, i rapporti facili, usa e getta, cyber, che “consumano” letteralmente l'essere umano senza sfociare in relazioni stabili e durature, in sentimenti, quasi una parola desueta oggi. Quello che Zygmunt Bauman chiamò “Amore liquido”.
L'avidità – e allo stesso tempo l'avarizia, due facce della stessa medaglia e radice di tutti i mali – è il sistema bancario e monetario che, avulso anche dalla sovranità nazionale, essendo globalizzato, “mangia” i risparmi di lavoratori con stipendi minimi, promettendo false illusioni di guadagni facili e instaurando il lavoro in serie e a "cottimo cibernetico" (cfr. la videosrveglianza ed Amazon). La politica in questo prende il posto dei corruttori, di chi aspira “solo” ed unicamente al guadagno, senza risveglio etico e coscienza civile. Tra i falsari, per un attimo vediamo sullo schermo spiccare la gigantografia della presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, che con il PNRR prometteva di uscire dalla crisi, pagandola però coi soldi degli italiani e dovendo seguire pedissequamente, sotto minaccia di sanzioni, il piano deciso a Bruxelles. Ipotizziamo sia questa la lettura da fare, chiaramente.
In questo viaggio tra false percezioni e nuovi media, multiverso compreso, guidano i nostri studenti studiosi una professoressa di liceo, impersonata dal severo e serio volto e voce di Benedetta Buccellato; ed un sacerdote, il cui ruolo è rivestito da Luigi Diberti, che instrada i ragazzi verso altre vie di comprensione del creato, “illuminate” dal divino, presente anche nel più scettico degli atei, come asseriva anche Mary Shelley in Frankenstein ("a sparkle of being”, ovvero la scintilla divina che Victor immette nella creatura).
L'ultima fiera però si mostra come la più temibile, e corrisponde a Lucifero e alla sua ribellione: l'angelo più luminoso (dagli elementi latini lux lucis «luce» e -ferre «portare», portatore di luce; figlio del vocabolo greco ϕωσϕόρος, “phosphóros”, e del suo elemento rilucente, il fosforo), che nell'orgoglio, nella superbia più adamantina guidò schiere di angeli a virare verso il centro della terra, a cadere in basso, verso il cratere che poi lo contiene, Lucifero, proprio nell'Inferno dantesco.
Diavolo è colui che divide, etimologicamente, ed anche l'ostacolo: quale altro più grande ostacolo alle relazioni umane della segregazione domiciliare pur essendo sani? Presupponendo proterviamente la malattia di chiunque? Strade vuote vengono ritratte nelle waste land deserte delle città occidentali.
Le città ci si apersero di fronte come vuote, in un perimetro vastissimo ai tempi dell'epidemia: nenmmeno la peste potè tanto, quella del 1348, che decimò 150 milioni di vittime solo in Europa, e col suo rigurgito a Londra nel 1666 ben 100.000, ovvero la metà degli abitanti totali in quella città.
Il diavolo divide, dicevamo, straccia le relazioni, i costumi sociali, i legami e genera odio e sospetto tra le persone. Un marchio indelebile, quello della malattia, che, anziché produrre la compassione cristica, edificò barriere insormontabili tra le persone: chiusura, fisica e metaforica; distanziamento; coperture di metà faccia; veli sulla bocca, silenziata ed autocensurata. Una città di Dite sulla terra dove, come rispondeva Mefistofele a Faust (The Tragical History of Doctor Faustus, Christopher Marlowe, 1591) quando gli chiedeva dove fosse ubicato l'inferno:
“L'inferno è dove sono io sempre, poiché l'inferno non è un luogo bensì uno stato d'animo.”
Usciamo da questo inferno, attraversiamo la catarsi del purgatorio e lasciamoci guidare da Beatrice nell'ultima delle cantiche dantesche, ascoltandola dalle parole di Lucilla Giagnoni mentre recita il Paradiso. Varchiamo quest'ultima soglia dell'umano.