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La misura del confine di Papini. Un film indipendente in Valsesia
Girato fra le montagne ed il ghiacciao del Parco Naturale della Valsesia, tra Alagna e Varallo, il lungometraggio di Andrea Papini si snoda attorno alla scoperta di un uomo sotterrato nella neve e rinvenuto sul confine tra Svizzera ed Italia. Viene chiamato il topografo italiano Giovanni interpretato da Giovanni Guardiano, che dall’Etna parte e raggiunge le alture intorno a Varallo, per stabilire insieme a quello svizzero, Mathias Valletti, ovvero Paolo Bonanni, di chi è il corpo rivenuto e a quale dei due stati appartiene.
Un film indipendente in coproduzione con tutti gli attori, montatori, tecnici, e con il supporto musicale della voce di Petra Magoni che si nota all’inizio ed alla fine in particolare, calda e avvolgente sulle nevi di una pellicola tutta girata fra gli esterni delle alture e gli interni del rifugio Vigevano a tremila metri d’altezza. Qui si svolge l'intera vicenda, accolti da Peppino (Peppino Mazzotta) e Beatrice (Beatrice Orlandini), i disponibili gestori del rifugio.
Ritemprati da polenta e pesantissime (per lo stomanco) Uberlekke – piatto titpico misto di carne di tutti i tipi cotta a fuoco lento -, i topografi s’inoltrano tra i ghiacci insieme alle guide dallo spiccato accento teutonico come Tommy, in realtà l’italianissimo Tommaso Spinelli; l’assistente italiano Cunaccia, che sembra un nomignolo toscano più che piemontese, interpretato da Lorenzo Degl’Innocenti (che ha un cognome propriamente toscano) e Osvaldo, la guida italiana il cui ruolo è di Luigi Iacuzio (che ha fattp molto teatro e film di qualità come Paterfamilias dove recita come protagonista, regia di Francesco Patierno, 2001).
Ritrovato il cadavere del tutto imbalsamato dalla neve scopriranno che, invece di provenire da millenni orsono, ha contratto parentele – più o meno legittime con quasi tutti i presenti - ad inizio Novecento, aggiungendo un pizzico di romanticismo a tutta la storia. Di mezzo poi c’è anche l’anniversario di matrimonio tra Giovanni e Rosamaria (Adriana Ortolani) che giungerà inaspettata per festeggiarlo insieme a lui nel rifugio tra le nevi.
Realizzato in due settimane trattenendo attori e tecnici quasi sequestrati tra i ghiacciai, il film è a basso budget ed un lavoro di coinvolgimento completo della troupe artistica e tecnica, con la fotografia di un documentario di lusso a cura di Benjamin Nathaniel Minot.