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Momix Bothanica. Nel gorgogliante grembo della Natura
Una gigantica rosa fa scorrere i tendaggi sui suoi petali completamente dischiusi al pubblico: i tendaggi la espongono nella sua lussureggiante promiscuità, allontanandosi e rimpicciolendosi lentamente nell’oscurità. Apre quest'anno il Festival Internazionale della Danza lo spettacolo Bothanica che i Momix di Moses Pendleton ripresentano al Teatro Olimpico di Roma dall’8 al 22 marzo 2011, con variazioni, accoglie il pubblico tra petali di omaggi floreali che sono l’epilogo ad una lunga messe di episodi tutti gorgoglianti nel grembo della natura.
Una scorsa sui dati dello spettacolo, Bothanica, di due ore con intervallo, creato e coreografato da Moses Pendleton, che ha formulato i Momix nel 1980, dopo aver originato nel 1992 le coreografie di Passion da L’ultima tentazione di Cristo di Scorsese, composte per l’occasione da Peter Gabriel. Altri celebri titoli dei Momix sono Baseball, Supermomix, Opus Cactus e Sun Flower Moon. Bothanica è codiretto dalla sua comnpagna, ed ex danzatrice dei Momix, Cynthia Quinn e la colonna sonora ha una perla della classica come La Primavera da Le Quattro Stagioni di Vivaldi con Anne-Sophie Mutter al violino solista.
L’oscurità avvolge i corpi rendendo fosforescentemente verdi solo alcune parti, a forma di vermiciattolo, tesi e spumeggianti: si toccano, si infrangono, si suddividono ai rintocchi elettronici del sound di Blue Tech, che ci accompagna per entrambi i tempi, l’uno dell’oscuro Inverno/Winter e della spumeggiante Primavera/Spring; l’altro della calda Estate/Summer, eroticheggiante che si scioglie nel tenebroso e cangiante Autunno/Fall.
Un excursus che sopravviene ad episodi intensi che esplorano la natura nelle sue sfaccettature più intime: i fiori-fanciulle il cui abito – i costumi sono di Phoebe Katzin, Moses Pendleton e Cynthia Quinn – che sorvolano i loro corpi dalla testa ai piedi, calzando come cappelli, gonne per flamenco, sirene dagli effluvi ardimentosamente rutilanti.
Sulla suadente voce di Lisa Gerrard, con Space Weaver da The Silver Tree, una ballerina nella parte di Narciso specchia in un immaginario lago le sue movenze, avvicinandosi e ritraendosi; lucciole blu inondano il palco per introdurre strani uomini e donne dalle braccia prolungate; la suite per ballerini presenta dei vivaci grilli mentre la prima parte dello spettacolo si chiude dentro la foresta. Una donna si scompone dallo scheletrico corpo di un grosso dinosauro che seduce poi attraverso esplicite esposizioni e sollecitazioni corporee. Accanto, un uomo dorme appoggiato ad una roccia cespuglio per poi unirsi alla donna.
Insieme alla Gerrard, due brani di Peter Gabriel, riconoscibile fin dalle prime note, in un particolare effluvio nella foresta con il brano The heat: un gruppo di centauri si fronteggiano e si seducono, a tempo di una danza sfrenata e aggressiva, trasportati da istinti ancestrali a comporre un rito per scegliere i soggetti di una possibile procreazione. L’estremo erotismo profilato sia dalla gestualità, sia dal movimento corporeo che dalla musica batte un tempo ricco di percussioni.
La seconda parte si apre col titolo di God’s Hammer, - titolo dato da Moses Pendleton al primo episodio -, scolpendo gravemente l’atmosfera con Sphere di Delerium: una folata di tessuto bianco su cui si riflettono luci tra violetto e ghiaccio alita in aria diretto da un ballerino che li dirige in un ditirambo di slanci. Lo segue a ruota un altro con una sorta di conchiglia che tocca l’apice del palcoscenico per irradiarsi di luci madreperlacee dall’effetto cangiante sulle note lente e flessuose di Slow Water di Peter Gabriel.
I girasoli, i cui fiori giallo-oro dardeggiano su corpi di ballerine che sinuosamente li muovono come ventagli, sono l’apoteosi della ricchezza di vita di Bothanica: la danza che allieta più di ogni altra e conduce verso i petali schiusisi all’inizio per omaggiare quel ciclo che si rende ancora, incessantemente ed eroticamente, disponibile.