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Montefalco. Torna la Madonna della Cintola di Benozzo Gozzoli
La fruttuosa collaborazione tra i Musei Vaticani, nella persona del direttore, Antonio Paolucci e la sindaca del Comune di Montefalco, Donatella Tesei, sono stati l'indispensabile premessa per l'attento restauro e il temporaneo ritorno, nella città di provenienza, de La Madonna della Cintola di Benozzo Gozzoli, che resterà esposta nella Chiesa Museo di San Francesco fino al 30 dicembre 2015.
Il dipinto fu commissionato al pittore, per la chiesa francescana di San Fortunato, da Frate Antonio, allora Vicario dello Stato della Chiesa, per la Provincia Umbra nel 1450. Lì rimase fino all’anno 1848 quando fu donata a Papa Pio IX, come ringraziamento per aver concesso il titolo di città a Montefalco e da allora è conservato nella Pinacoteca Vaticana.
L'anno scorso, nella Chiesa Museo di San Francesco di Montefalco, la cui abside fu affrescata nel 1451-52 da Benozzo Gozzoli, fu esposta temporaneamente la Madonna con bambino tra San Domenico e Santa Caterina d'Alessandria del Beato Angelico, maestro del Gozzoli, proveniente dalla Pinacoteca Vaticana. L'idea era di analizzare le radici culturali e stilistiche che l'allievo aveva tratto dal maestro. In quell'occasione nacque il progetto su iniziativa del sindaco: riportare per un breve arco di tempo La Madonna della Cintola di Benozzo a Montefalco, nella chiesa che aveva affrescato. Il comune avrebbe cercato i finanziatori per il restauro, che i laboratori dei Musei Vaticani avrebbero eseguito, in cambio il dipinto sarebbe tornato a Montefalco dopo centosessantasette anni.
I finanziatori sono stati trovati grazie all'abile e determinata azione della sindaca che ha dichiarato che :” Il costoso restauro della Pala d’Altare non era sostenibile da parte del Comune di Montefalco e allora grazie ad una condivisione del progetto e l’impegno economico di Sistema Museo (gestore del Museo di San Francesco), dei Lions Club di Foligno e soprattutto del Consorzio Tutela Vini di Montefalco, abbiamo potuto dare avvio al delicato e imponente lavoro di restauro attraverso un protocollo d’intesa".
Il restauro di uno dei capolavori del Rinascimento pittorico italiano è stato eseguito dagli operatori dei Musei Vaticani Alessandra Zarelli e Massimo Alesi, per la direzione di Arnold Nesselrath coadiuvato da Adele Breda. La Madonna della Cintola è esposta a Montefalco dal 19 luglio e vi resterà fino al 30 dicembre 2015.
La rappresentazione della Madonna che porge la cintola a San Tommaso è un tema molto diffuso in Toscana, a Prato, infatti, è conservata la reliquia di quella che è ritenuta la sacra cintura di Maria, una striscia di tessuto di colore verde intessuta d’oro, questo particolare culto mariano era molto sentito fin dal Medioevo. La cintola data dalla Madonna al momento della sua Assunzione in cielo, proprio a San Tommaso, di cui è nota la sua incredulità in occasione della Resurrezione di Gesù, è il simbolo del suo ruolo di mediazione tra cielo e terra. Benozzo Gozzoli deve aver visto a Prato la cintola, che poi ha riprodotto.
La tavola è quadrata e segue i dettami di Leon Battista Alberti, sono quindi assenti le decorazioni gotiche dorate della cornice e la composizione segue le regole della prospettiva, come avevano già fatto il Beato Angelico e Masaccio. Nella tavola dipinta a tempera e oro la Madonna ascende in cielo in anima e corpo, come testimoniato dal sarcofago vuoto ai suoi piedi, in un trono di nubi, circondata dagli angeli. Gli angeli sono rappresentati alcuni incisi nell'oro, con velature rosse, gli altri dipinti sono giovani biondi dalle raffinate acconciature, che indossano abiti eleganti e variopinti, due suonano il tamburello e il liuto, gli altri cantano.
Nel lato simmetrico a San Tommaso, un giovane alla moda graziosamente inginocchiato, è riprodotto un leccio che è l’attributo di San Fortunato, un aspetto che riporta alla originaria destinazione del dipinto, il convento della Chiesa di san Fortunato che, ancora oggi, ha vicino un bosco di lecci. Sulla predella sono dipinti momenti significativi della vita della Vergine: nascita, sposalizio, annunciazione, nascita e circoncisione di Gesù, morte.
L'ingegnosa struttura lignea della tavola tiene conto dei possibili cambiamenti del legno al variare della temperatura e della umidità, allo scopo di evitare le spaccature, cosa che ha evitato il distacco della pittura e ne ha permesso la buona conservazione. Le figure dipinte da Benozzo si ispirano allo stile del maestro, il Beato Angelico, lo si evince dalla dolcezza dei lineamenti e dal mirabile uso dei colori volto a realizzare un'armonia cromatica. L'intervento di restauro, tenuto conto del buono stato della tavola, è stato non solo di pulitura ma anche di intervento sui danni prodotti dalle pratiche devozionali.
La Tavola era originariamente collocata sull'altare maggiore, poi i monaci in corrispondenza del sarcofago effettuarono un’apertura centrale e rettangolare nella tavola, per avere una comunicazione diretta fra la zona del coro e i fedeli. Lo sfregamento e l'uso delle candele hanno causato notevoli ed, in parte, irreversibili danni alla superficie dipinta. Dopo trecentottanta anni la tavola fu spostata sulla parete destra della chiesa, proprio per preservarla da ulteriori deterioramenti. A questo si sono aggiunti interventi che, pur nell'intento di salvaguardare la pittura, in realtà hanno peggiorato la situazione.
La pulitura e il restauro hanno permesso di recuperare alcuni dettagli pittorici che evidenziano l’eccelsa abilità di miniaturista di Benozzo nel ritrarre gli elementi del paesaggio, le complesse architetture, i particolari delle scene di interni e i raffinati costumi dell’epoca, soprattutto nelle scene della vita della Vergine. Anche la superficie dorata della grandiosa cornice nel passato è stata rifatta, pulendola ci si è accorti che molta della originaria decorazione è andata perduta soprattutto nelle parti laterali. Anche nella superficie del retro all’altezza della predella, sono visibili frammenti della decorazione pittorica, c'è inoltre una nicchia centrale, probabilmente utilizzata dai monaci per il culto.
Oltre a ciò ci si è accorti che la doratura non è uniforme bensì è maggiore laddove sono incise le figure, mentre nelle altre parti Benozzo ha risparmiato nell'uso dell'oro. Dalle indagini scientifiche eseguite dal Laboratorio di Diagnostica per la Conservazione ed il Restauro dei Musei Vaticani, la cui elaborazione è ancora in corso, sarà possibile trarre ulteriori importanti informazioni sulla tecnica di esecuzione e sugli interventi precedenti.
Nella Chiesa di San Francesco a Montefalco, la pala è esposta su un basamento per riprodurre la sua primitiva collocazione sull'altare e può essere vista anche la parte posteriore. La notevole professionalità con cui è stato eseguito il restauro permette di apprezzare meglio il grande talento artistico di Benozzo Gozzoli, inoltre la sua temporanea collocazione a Montefalco davanti all'abside, affrescata dallo stesso artista, permette di ammirarla in un contesto imperdibile.