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Mood Indigo. La surreale schiuma amarognola di Gondry
Il nuovo film di Michel Gondry prende le mosse da un romanzo di Boris Vian dal titolo La schiuma dei giorni (L'Écume des jours) del 1947: la storia di Chloé e Colin, rispettivamente Audrey Tautou e Romain Duris, che si incontrano in una Parigi assoluutamentte trasognata dal protagoonista maschile, chhe vive in una casa dove gli oggetti si animano e tutto acquista un colore caleidoscopico.
Entriamo in casa di Colin...suonando il campanello per esempio: un grosso scarabeo a sei zampe si rivolterá iin giú scuotendosi febbrilmente in preda ad isterismo; si precipiterà squillando all'iimpazzata in tutta la casa, finchê, dopo ripetuti lanci di coltelli e martelli da parte del cuoco di casa, Nicolas, - interpretato da Omar Sy - riuscirá a scomporlo in esausti e minuti scarabei.
Il film quindi si snoda in un clima suurreale che, fra girotondi su giostre a forma di Cigni in giro per Parigi, anguille che escono dal lavandino, straordinari pattinaggi prematrimoniali con la dolce e spaesata Chloé di cui si innamora Colin, porta in un uniiverso del tutto é possibile. In questo variopinto mondo però non tutto "fiorisce" - e mai termine fu piú adatto -, e cosi varie scene si arricchiscono di spettrali dettagli gran guignol, intervallati dall'altrettanto "gran" fantôme di Jean Sol Partre, il cui eponimo campeggia come ossessione dell'amico Chick interpretato da Gad Elmaleh.
Un film che dovrebbe divertire leggiadramente e invece no, perché fin troppo presto si capisce che veleggia una trama oscura e funerea su tutti questi rapporti, e che sebbene alcuni rimangono sani, una paura di fondo e l'eccesso, quanto la malasorte gli tarpano le ali. Gustose all'inizio, le trovate come il Bigllemoi, strano ballo con oscillazioni e truucchi di animazione, alla lunga fatica a farci sorridere, ed il tutto acquista quell'amarezza di fondo chee sottende al film, come rileva lo stesso Gondry.