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Mundane History. Una storia ordinaria osservata dalla Luna
Selezionato tra i migliori lungometraggi degli anni precedenti in concorso al Milano Film Festival, in attesa dell'apertura dell'edizione corrente dal 5 al 15 settembre, "Mundane History" ("Jao nok krajok"), diretto dall'esordiente regista thailandese Anocha Suwichakornpong, è stato proiettato, in streaming, in lingua originale sottotitolato, su "MyMovies Live!" il 26 agosto scorso.
Quella dei due ragazzi, Ake e Pun, è realmente una storia ordinaria: il primo è un giovane che, a seguito di un brutto incidente, è rimasto paralizzato dalla vita ai piedi, mentre il secondo è il suo infermiere, che si è trasferito da lui per aiutarlo in tutte le piccole attività quotidiane.
Ake, comprensibilmente, sembra non accettare la sua disabilità e l'impossibilità di essere autosufficiente, rassegnandosi silenziosamente alla presenza di Pun, ma mostrandosi distante dalla famiglia. Col passare dei giorni, poi, tra i due inizia ad instaurarsi un dialogo: i ragazzi, nonostante siano così diversi, scoprono di avere molto in comune, a partire dagli interessi e dalle aspirazioni che li accompagnano fin dall'infanzia.
Entrambi, infatti, hanno sempre sognato di diventare scrittori, ma Ake racconta di aver apprezzato sempre più, nel corso degli anni, i film e, per questo, di aver frequentato una scuola di cinema.
I due ragazzi si raccontano l'un l'altro, riuscendo a raggiungere una sintonia, che dà coraggio a Pun nello svolgimento dei suoi compiti e nelle responsabilità verso Ake, che, lentamente, accetta la sua presenza e appare rasserenato da questa amicizia, evitando però di parlare dell'incidente in cui è rimasto coinvolto.
La macchina da presa della giovane regista thailandese mostra i piccoli gesti e le necessità quotidiane del ragazzo disabile, osservando i diversi momenti da una certa distanza rispetto ai personaggi, talvolta, però, avvicinandosi molto alle problematiche più intime di Ake.
Ad un certo punto, lo sguardo della cinepresa si allontana dalla vicenda di Ake e Pun, salendo sempre più in alto, fino a raggiungere l'immensità dell'universo, arrivando quasi alla Luna, il satellite della Terra tanto studiato in astronomia, quanto invocato e rappresentato in ambito poetico e letterario, quale interlocutore silenzioso ed eterno delle domande senza tempo della sensibilità umana.
In un movimento di avvicinamento, la Luna appare quasi come un occhio che, da molto lontano, osserva le vicende umane, piccole "storie ordinarie".
I due ragazzi, intanto, trascorrono molto tempo insieme, osservando la pioggia, andando al cinema e riflettendo sulla vita e sul significato che hanno il passato e il futuro, mentre Ake afferma con semplicità che esiste solo il presente.
Questa interessante opera prima della regista thailandese Anocha Suwichakornpong mostra, con pochi e brevi dialoghi e soprattutto con la forza delle immagini, il realismo delle piccole cose di vita ordinaria, spesso accompagnata da difficoltà come la malattia e la disabilità, in parte rasserenate dalla confortante vicinanza di un'altra persona.
D'altra parte, tale storia ordinaria appare, nell'ottica proposta da questo lungometraggio – pluripremiato in occasione di alcuni festival del cinema internazionali – una delle tante espressioni della vita, in un ciclo biologico infinito di cui facciamo tutti parte.
Alla fine del film, infatti, una voce fuori campo esprime una riflessione poetica sul corso naturale dell'esistenza, a partire dalle stelle fino alle più piccole forme viventi, accompagnata da suggestive immagini di paesaggi naturali, esemplari del continuo alternarsi di vita e morte.
Inserita in questo immenso equilibrio naturale è la storia ordinaria di Ake e Pun, che la regista tailandese presenta con semplicità, delicatezza e senza moralismi, portando lo spettatore a riflettere su di essa e sulle problematiche che porta con sè, inserendola in una considerazione più ampia sulle creature viventi e sul trascorrere del tempo.