Murray Perahia. Il Ritorno di un Grande a Santa Cecilia

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Murray Perahia

Un felice ritorno di un sommo artista, niente “effetti speciali”, non una sterile esibizione di virtuosismo tecnico , ma uno scavo nelle più intime pieghe della scrittura musicale di quattro sublimi compositori, tutto questo ha reso il concerto di Murray Perahia una straordinaria occasione per godere di una interpretazione  memorabile.

Apertura nel segno di Johann Sebastian Bach con la Suite Francese n. 6 BWV 817, un Bach “mondano”, la Suite, ultima di sei, fu composta quando il compositore si trovava alla corte del principe Leopold di Köthen. La definizione di Suite francese non è di Bach ma successiva per distinguere la raccolta, dall'altra delle Suites inglesi, anche se scritta secondo la moda della suite di danza di origine francese ha in sé influssi italiani e tedeschi. Come nelle altre della raccolta manca il preludio, e la Suite si apre con l'Allemanda, seguono Corrente e Sarabanda e ultima è la Giga, secondo lo schema di tutte le altre suites dell'opera 817. Bach per questa sesta inserì tra la terza e l'ultima scegliendo fra le "danze galanti" in ossequio allo stile francese dell'epoca: Gavotte, Polonaise, Bourrée e Menuet. La musica di danza occupa un spazio ragguardevole nella produzione del Kantor, e non solo nelle Suites, Partite e Ouverture di gusto francese. Il suo mirabile uso del contrappunto, l'invenzione ritmica e melodica le trasfigura in una pura astrazione musicale e l'interpretazione di Perahia ne ha esaltato tutta la brillantezza timbrica e ritmica. Il pianoforte non toglie nulla alla musica di Bach perché, pur se scritta per clavicembalo, il pensiero compositivo e la sua struttura trascendono lo strumento usato.

I Quattro Improvvisi op.142 D 935 di Franz Schubert furono composti nel 1827, un anno prima della sua morte, e hanno una fattura diversa dai pezzi salottieri tanto in voga allora, in forma libera, dettati da una ispirazione immediata secondo il pensiero romantico dell'epoca. Già Schumann era rimasto tanto colpito dai primi due da pensare che fossero i primi 2 movimenti di una sonata di cui si fossero perduti i successivi  mentre condannò recisamente gli altri due. La critica attuale non concorda su questo giudizio, rilevando che tutti e quattro sono compiuti in sé. Il primo sì adombra la forma sonata anche in assenza dello sviluppo, per la ripresa del tema iniziale dopo il secondo tema, il secondo è legato al primo per atmosfera e tonalità, La bemolle maggiore, mentre il primo è nella relativa minore ( Fa minore). Nel terzo improvviso c'è brillante tema con variazioni preso dalle musiche di scena per Rosamunde (1823) e l'ultimo è virtuosistico in forma di rondò riprende la tonalità del primo. L'interpretazione di Perahia ha colto pienamente l'elegiaca malinconia che sottende questi brani e li lega al di là della forma e della tonalità, differenziandoli profondamente dai brani salottieri dell'epoca.

La seconda parte ha riservato una ianspettata sorpresa una gemma mozartiana, il Rondò K. 511 in La minore, composto a Vienna l'11 marzo 1787, dopo  Nozze di Figaro, mentre il compositore era impegnato nella stesura del Don Giovanni. Un brano isolato e insolito, lontano dal brillante rondò settecentesco di cui ha solo il nome, è meditativo, costruito utilizzando in modo innovativo  il cromatismo nella costruzione tematica. Una scelta di raccordo con Schubert ? Forse, certo più che la forma è la sottesa meditativa malinconia e inquietudine del brano che l'interpretazione di Perahia ha sottolineato a collegare idelamente i due brani.

La Sonata n. 32 op. 111 in do minore, è l'ultima delle sonate di Beethoven e appartiene all'ultimo gruppo di sonate che non fu compreso dai contemporanei perché giudicato tecnicamente ineseguibile e dal contenuto oscuro, fu riscoperto insieme agli ultimi Quartetti nel secolo scorso. Beethoven nel suo percorso compositivo riservò soprattutto al suo strumento di elezione, il pianoforte, la maggior parte della sua sperimentazione per poi estendere le nuove soluzioni compositive alle sinfonie e ai quartetti. Nell'ultima fase della sua vita, isolato per la ormai completa sordità, lontano dalle mode dell'epoca, la composizione al pianoforte divenne una meditazione personale e astratta sulla musica. La forma sonata rimane ma muta la sua struttura, non c'è più la contrapposizione dei temi che invece si susseguono, mentre sono utilizzate forme del passato come fuga e tema e variazioni, che non hanno più una funzione ornamentale bensì partecipano alla costruzione della composizione. La scrittura della sonata fu terminata nel 1822 e pubblicata nello stesso anno. La composizione è in due movimenti, il primo, Maestoso. Allegro con brio e appassionato non ha opposizione tematica ma è dominato dal tema della fuga. L' Allegro con brio e appassionato costituisce il preludio al secondo movimento Arietta: Adagio molto semplice e cantabile, tema con variazioni, nelle prime tre variazioni domina una dolce trasparente melodia in una atmosfera sospesa, essenziale e meditativa, alla quarta variazione la melodia è progressivamente spezzata dal ritmo puntato e dalle sincopi che all'orecchio del moderno ascoltatore anticipa gli sviluppi futuri di fine secolo e di quello successivo con forti contrasti timbrici e ritmici “ incredibile profezia di certe movenze tipicamente jazzistiche”come acutamente rilevato da Alberto Batisti. Nella quinta e ultima variazione torna il tema dell'Arietta intessuto di trilli che riportano in quella atmosfera di melodia cristallina che si spegne in pianissimo. Murray Perahia è stato un interprete prezioso, il suo tocco magistrale che gli permette di cogliere tutte le variazione di intensità del suono, le sfumature timbriche e il dinamismo ritmico ha suscitato l'entusiasmo del pubblico che gli ha tributato il fervido plauso del pubblico culminato in una appassionata standing ovatiion.

Pubblicato in: 
GN20 Anno IX 17 marzo 2017
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Stagione da Camera
Sala Santa Cecilia – lunedì 6 marzo 2017 ore 20,30

Murray Perahia     pianoforte
 
Bach                     Suite Francese n. 6 BWV 817
Schubert                 Quattro Improvvisi op.142 D 935
Mozart                   Rondò K.511 in La minore   
Beethoven                Sonata n. 32 op. 111 in Do minore