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Nebraska. Ritratto umano in bianco e nero
Uno sguardo delicato e sensibile verso l'anzianità, quello del regista Alexander Payne in Nebraska: con un Bruce Dern già vincitore di un Premio come miglior interpretazione maschile al 66 Festival di Cannes, e Will Forte magnifico come figliol prodigo che lo accompagna in un viaggio per ritirare un fantomatico premio che tutti sanno essere un'apologia per il viaggio.
Fa quasi ammutolire dalla pena il passo traballante a gambe divaricate di Dern nella parte di Woody Grant, pensionato in una piccolissima cittadina del Montana, Billings, dove si è trasferito per amore della moglie Kate, la brontolona senza peli sulla lingua interpretata dalla simpatica June Squibb.
In questo viaggio piuttosto strampalato dal Montana alla terra natia del Nebraska, passando proprio per Hawthorne, dove è nato Woody, si profilano i caratteri degli abitanti del paesino di provenienza: dall'avido amico Ed Pegram, impersonato da Stacy Keach, fino alla vera amica Peg Nagy (Angela McEwan), che ha senpre lavorato al giornale della città, l'Hawthorne Republican, e che ha sempre teneramente stimato ed amato Woody per l'uomo buono che è senza approfittarsene come Ed.
Un ritratto umano e sentimentale, di come può amare un figlio tramite gesti spontanei e simbolici: dalla decisione del viaggio fino al furgone che tanto desidera Woody, ritraendo per contro la sciocca avidità del parentame. Musica appropriata e ben orchestrata a cura di Mark Orton, che si snoda sulle magiche vallate agricole fotografate da Phedon Papamichael, dove il bianco e nero esalta una nostalgia anni '50 per un'immaginaria conquista dell'Ovest.