Nina. L'incapacità di sentirsi nell'eternità dell'attesa

Articolo di: 
Alessandro Menchi
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Nelle nuove generazioni talvolta gli spazi dell'anima sono come i luoghi di un quartiere residenziale romano nella calura agostana: svuotati, sospesi, grandi teatri di piccoli diversivi volti a ingannare l'eterna attesa di un avvenire temuto quanto desiderato. In questi luoghi, che assumono i contorni geometrici dell'Eur, si svolge il film Nina, esordio alla regia della trentaduenne Elisa Fuksas (figlia del famoso architetto Massimiliano), nelle sale dal 18 aprile. Un film che tende con carattere verso tematiche esistenziali, ma che ricade inesorabilmente in una sterile poetica estetizzante.

La trama è semplice, quasi inesistente: Nina (Diane Fleri), trentenne single che si divide tra lezioni (date) di canto e lezioni (ricevute) di scrittura cinese, accetta di badare agli animali domestici di un caro amico durante le ferie agostane. Per farlo, si trasferisce nel suo ricco appartamento nel cuore di un Eur svuotato dall'esodo vacanziero, nel quale, fra abbuffate di dolci sfiziosi e jogging redentivo, fa la conoscenza di una serie di insoliti personaggi: Ettore (Luigi Catani), bambino custode del palazzo, Omero, il cane depresso dell'amico, Marta (Marina Rocco), ragazza dalle aspirazioni canore il cui solo talento, tuttavia, è nella preparazione di torte, e soprattutto Fabrizio (Luca Marinelli), tenebroso violoncellista ironico e romantico, inseguito prima, fuggito poi, e infine amato.

Nelle intenzioni dall'autrice, come da lei stessa affermato in conferenza stampa, Nina racconta l'elaborazione di un'incapacità: quella di sentire e di sentirsi. Sentire cosa? Sentire la vita innanzi tutto, in tutta la sua pienezza di emozioni, di desideri, di bisogni e di sentimenti. In perenne stato di attesa, Nina è come una turista che vaga nelle stanze della propria incompiutezza, che passeggia nelle vite degli altri perché incapace di costruirsene una propria. È l'incontro con l'amore a risvegliarla da questo insonne torpore (e dolore) esistenziale, nella cui rassicurante asetticità emotiva Nina tuttavia rimane a lungo languidamente imbrigliata. Finché realizza che per dare un significato alla sua vita grazie all'amore deve prima darle un senso, ovvero una direzione.

La forza, ma anche e soprattutto il limite del film, sta proprio nelle scelte espressive adottate dalla Fuksas per articolare questo tema, già di per sé vagamente irritante in un contesto storico come quello attuale in cui alla stragrande maggioranza dei giovani italiani, oberati dalla crisi, non è concesso, al contrario di Nina, di languire nell'indeterminatezza della proprie sensazioni e ambizioni. Forza, perché è innegabile la personalità di uno stile che con grande lucidità scandisce l'ambiente in funzione del senso, connotando gli spazi interiori dei personaggi soprattutto attraverso quelli esteriori che li contengono.

Limite, invece, proprio per l'eccessivo affidarsi a questo stile, denunciando fin da subito una deriva estetizzante che lascia freddi e insensibili, nonché, alla lunga, lievemente infastiditi. Nel tentativo di tratteggiarne il disagio, la regia, che elabora una drammaturgia colpevolmente inesistente, spesso lambisce i personaggi con i margini di inquadrature indubbiamente armoniose, ma fin troppo edificate, calcolate, più protese verso una fredda perfezione geometrica che una percepibile enucleazione dei sentimenti. Tanto che la grande assenza - quella appunto di un autentico sentirsi - che muove, o meglio, che immobilizza e tiene legata Nina e che dovrebbe essere il vero motore immobile della vicenda, emerge solo a tre quarti del film, e solo per contrasto rispetto alle dinamiche fuggite dell'amore. Questo non solo indebolisce le possibilità di una già problematica empatia dello spettatore, ma riduce inesorabilmente la curva di un climax tematico che non può certo essere riscattato dalle incursioni finali - belle ma fuori tono - nel surreale (gli origami giganti fra i palazzi, la “mosca cieca” con Ettore fra le bolle di sapone). La personalità stilistica insomma c'è, attendiamo che maturi il resto.

Pubblicato in: 
GN24 Anno V 23 aprile 2013
Scheda
Titolo completo: 

Nina

GENERE: Drammatico
REGIA: Elisa Fuksas
SCENEGGIATURA: Elisa Fuksas, Valia Santella
ATTORI: Diane Fleri, Andrea Bosca, Luigi Catani, Ernesto Mahieux, Luca Marinelli, Marina Rocco

Uscita al cinema 18 aprile 2013

FOTOGRAFIA: Michele D'Attanasio
MONTAGGIO: Eleonora Cao, Natalie Cristiani
PRODUZIONE: Magda Film, Paco Cinematografica
DISTRIBUZIONE: Fandango
PAESE: Italia 2013
DURATA: 80 Min
FORMATO: Colore