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Noi siamo infinito. Il battito improvviso dell'attimo vitale
Gli anni Ottanta ed il loro strascico fino ai Novanta, albeggiano fra gli adolescenti come una promessa di una qualche grazia, come se un'epoca in cui il digitale non aveva ancora preso piede, in fondo avesse stimolato altre zone dell'immaginazione oggi forse un po' assopite (o più rassegnate). E così, il libro omonimo Noi siamo infinito, scritto da Stephen Chbosky, si è trasformato in un film diretto da lui stesso e con Logan Lerman ed Emma Watson come protagonisti. La terza, incredibile parte dell'amico che li fa incontrare, è di Ezra Miller.
Se qualcuno provasse a tradurre direttamente dall'inglese il titolo originale, ovvero The perks of being a Wallflower, ne uscirebbe fuori qualcosa come “I meriti di essere una persona timida” (essendo “wallflower” un modo idiomatico per riferirsi appunto alla riservatezza di una persona, e botanicamente ad una violaciocca). Di sicuro Charlie lo è: estremamente riservato, ed appena sbarcato alla Highschool (le nostre superiori) dove non conosce nessuno, il primo da cui è notato è il professore d'inglese. In seguito conosce due strampalati amici che sono sorellastra e fratellastro: ovvero Sam (che sta per Samantha ed è interpretata da Emma Watson) e Patrick (Ezra Miller). Un po' più grandi di lui, si preparano ad andare al college l'anno successivo, lo introducono ai party e diventano dei veri amici per lui, con cui scambiare gusti musicali e condividere confidenze, fino a scoprire qualcosa che attanaglia Charlie dopo la morte della zia.
Heroes di David Bowie sullo sfondo continua a risuonare quando percorrono le strade tutti e tre insieme, ricordando i Ragazzi dello Zoo di Berlino di Christiane F., anche se quel libro, che rappresenta la parte più amara degli anni '80, del Muro di Berlino (ormai caduto all'epoca in cui si situa il film, il 1991), e di un Bowie alla ribalta, è distante da questa gioventù dopotutto più sana, sebbene affetta da bullismo e discriminazioni ancora forti. Il nodo in fondo lo sente solo Charlie, è lui che apprende la lezione del professore che: “noi accettiamo l'amore che pensiamo di meritare “(we accept the love we think we deserve, in originale), e lo sussurra, piano per non ferirla, a Sam. Lui trasformerà in canto quella litania interna che gli fa pronunciare le parole del titolo italiano: “l'infinito che siamo” quando viviamo, quel battito crepuscolare che spunta dai sogni e s'inarca nell'aria in un flusso continuo, ma “just for one day” (solo per un giorno, per dirla come gli Eroi di Bowie).
Nota di merito alla musica di Michael Brook intrisa di echi lirici che provengono anche altrove, come “Asleep” degli Smiths, oppure dalla splendida voce di Elizabeth Frazer dei Cocteau Twins e naturalmente dei rimandi al Rocky Horror Picture Show, cui partecipa anche Charlie nel ruolo di Brad per una piccola parte.