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La nostra terra. Libera dalle mafie
Seguito ideale a “Si può fare” del 2008, Giulio Manfredonia ha girato La nostra terra in onore di quegli uomini dell'antimafia che le organizzazioni criminali le hanno combattute col “fare”, con le azioni concrete, esattamente come la Legge 109*, proposta da Pio La Torre nel 1980, assassinato due anni dopo e che è diventata Legge dello Stato ben 14 anni dopo, nel 1996. I terreni confiscati alla mafia vengono assegnati ad associazioni che li riconvertono in coltivazioni biologiche che trasformano il bene mafioso in “bene virtuoso” riassegnando alla cittadinanza quello che gli era stato sottratto, epromuovendo le attività di servizio e lavoro nel Paese che ci appartiene: La nostra terra, appunto.
A capo di un'associazione come Libera, simile negli scopi e nel sistema di raccordo tra piccole associazioni sistemate sul territorio, Filippo, interpretato da Stefano Accorsi, si reca per la prima volta – dopo anni di lavoro di scrivania e burocrazia che, diciamolo, è il preambolo in questo paese a qualsiasi conquista concreta solo se lungimirante – in una terra confiscata ad un mafioso, Nicola Sansone. Nel paesello dove la piccola associazione Libertà e legalità lo attende, si accorge presto di avere a che fare con persone del tutto inconsapevoli di quello che serve, soprattutto burocraticamente, per ottenere di lavorare quel terreno e trasformarlo in coltivazioni biologiche. Dopo aver risolto problemi con Sindaco, Carabinieri e prendendo il vecchio fattore del mafioso (!), ovvero Sergio Rubini in arte Cosimo, si mette finalmente a lavorare “sul campo” con una dozzina di persone, alcune molto volenterose come Rossana e Azzurra (Maria Rosaria Russo e Iaia Forte); altre, più interessate allo stretto guadagno, come il bracciante nero o Veleno, quest'ultimo insieme a Cosimo è l'unico che sa seminare, cimare, raccogliere, lavorare la terra in una parola. Le gag a questo proposito riguarderanno tutti, perché nessuno di loro sa cosa significa lavorare sui campi e produrre verdura biologica: ma ci riusciranno, pomodori soprattutto, perchè le minacce di Sansone il mafioso sono alle porte e come tanti di loro, funzionano anche a distanza.
Film impegnato, ben girato e divertente anche nell'esposizione dei drammi veri che in questi paesi sono all'ordine del giorno, dove si conoscono tutti e si scoprono tutti gli altarini prima o poi, fa piacere vedere questa storia pulita, come quella di Don Ciotti e di Libera che lunedì 15 settembre alle ore 20, in diretta satellitare dall'Anteo spazioCinema di Milano parlerà proprio di questi temi.
*Nota. La Legge n. 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, prevede l'assegnazione dei patrimoni e delle ricchezze di provenienza illecita a quei soggetti - Associazioni, Cooperative, Comuni, Province e Regioni - in grado di restituirli alla cittadinanza, tramite servizi, attività di promozione sociale e lavoro.