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Novità Helicon. War Requiem di Britten. L'eterea sobrietà di Masur
Il War Requiem di Benjamin Britten tra le novità Helicon: diretto da Kurt Masur con l'Israel Philharmonic Orchestra, il Prague Philharmonic Choir, l'Ankor Childrens Choir & Israeli Philarmonic Choir. Le voci sono di Edith Wiens (soprano), Nigel Robson (tenore), Hakan Hagegard (baritono). La registrazione è dal vivo al Mann Auditorium di Tel-Aviv dell'8 aprile 1996.
Il Novecento musicale ebbe la fortuna di riunire e disseminare lungo tutti i suoi anni le più disparate istanze creative, talvolta incrociantesi, talvolta correndo parallele verso il medesimo fine, altre volte divergendo in maniera netta, a dimostrare quante vie erano ancora percorribili. Al passato, pur con tutte le istanze pro o contro la tradizione, si rimase spesso ancorati. Riappariva come fantasma il magmatico e imprescindibile Ottocento, rendendone così il cosiddetto secolo breve una sorta di alter ego.
Benjamin Britten compose il War Requiem alcuni anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale, cercando da una parte di investigare circa il senso di tanta distruzione, dall’altro sperando di rinvenire un tenue filo di speranza non per il futuro dell’Europa, ma per la salvezza almeno spirituale di quanti in quegli anni avevano perso la vita.
Alle sue spalle, si ergevano come giganti, i capolavori di Mozart, Brahms e Verdi. Sul medesimo cammino si muoveva Dmitri Shostakovich (per il quale nutriva amicizia ricambiata ed ammirata). Appaiono, prosciugate, citazioni dai tre compositori, quasi omaggi dovuti verso musicisti che hanno meditato sui tragici interrogativi della vita e hanno lasciato spiragli di speranza accanto a squarci verso un abisso dal quale si sono ritratti, all’ultimo istante, agghiacciati. In ambito letterario, chi, forse, seguì il medesimo cammino di Britten fu Erich Maria Remarque, col suo romanzo (Niente di nuovo sul fronte occidentale, titolo originale Im Westen nichts Neues, 1929) dedicato a quanti persero gli anni di gioventù, in maniera inspiegabile, lungo il fronte occidentale.
L’interrogativo di Britten è anche denuncia schietta: "But the old man would not so, but slew his son,. and half the seed of Europe, one by one." (trad. mia: ma il vecchio non fece così ma uccise il figlio e la metà del seme d'Europa uno ad uno: Parable of the Old Man and the Young di Wilfred Owen, il dedicatario) Verso un potere netto, forte, decisionale e che nulla ha a che vedere con la saggezza di un intelligente organo di governo. L’uomo rovina contro sé stesso, con furia cieca e invano si cerca lo squarcio verso l’al di là. Sola rimane la speranza nella pace.
Kurt Masur è veterano del capolavoro di Britten. A capo della compagine israeliana offre una lettura asciutta, eterea, lineare. Attenta ai timbri evocati, tesa e snella. I tre solisti e i cori ne seguono la linea interpretativa, volta a contrapporre l’auspicata serenità, alla forza disperata della preghiera e alla meditata denuncia della poesia.
Una esecuzione da ascoltare e sulla quale riflettere, imprescindibile soprattutto in un periodo come il nostro non immune dal voler condurre con la forza delle armi il destino dei popoli..