Supporta Gothic Network
Oh boy, un caffé a Berlino. Gerster e la legéresse teutonica
Il regista Jan Ole Gerster al suo debutto, ha diretto un gioiellino: Oh boy, un caffé a Berlino, è un film che si gusta come un buon caffé amaro solo alla fine ed al punto giusto. All'inizio ha solo un piccolo touche amarognolo che spruzza un po' di pepe su una pellicola ricca di soprese delicate, che convergono tutte sullo stilare un'immagine abbordabile per tutti di una Berlino accogliente, ironica, dopotutto semplice e à la page.
Tom Schilling, alla faccia dei suoi 31 anni, ne dimostra, come da ruolo, 22 o forse 23, al massimo, ed ha il viso dolce di una persona sana, nonostante sia afflitto da dubbi esistenziali (e chi non ne ha?) ed abbia perso la patente per guida in stato di ebbrezza (che poi, se ci pensiamo, si raggiunge anche solo con un mezzo bicchiere di birra, perchè in Germania, il bicchiere “normale” è la Maß, ovvero un litro di birra). I sei premi che il film ha conquistato ai German Academy Awards, ovvero miglior film, miglior regista, migliore sceneggiatura, miglior attore, miglior attore non protagonista e miglior colonna sonora, sono tutti strameritati. Cominciamo da quello al miglior attore, che poi spiega anche gli altri: Schilling, nella parte di Niko Fischer, rappresenta un ragazzo che a Berlino, oltre a non trovare un caffé (soprattutto a prezzo modico!), si barcamena tra incontri e personaggi che vanno dalla compagna di scuola una volta obesa, ed ora magrissima attrice in una compagnia off (Julika Hofmann interpretata da Friederike Kempter); un amico attore in cerca di lavoro, Matze, nella realtà Marc Hosemann; naturalmente il padre di Niko, il ben agiato Walter, nella parte Ulrich Noethen; e tanti altri.
Tutta la sarabanda di situazioni che si intrecciano l'una con l'altra, e che si traducono in pellicola conferendole ritmo e leggerezza, sono condite da una colonna sonora originale dei Major Minors, che spaziano (ed hanno una formazione) dal jazz fino a canzoni tipicamente pop come Teenage dreams: anche a loro è andato un meritato premio ai German Awards per la migliore colonna sonora. Gli accenti jazz,che colgono pienamente un clima dell'american swing tra anni '20 e '30, pensiamo ad un Charlie Parker con la sordina, l'indimenticabile Louis, insomma un clima tra Savoy e Cotton Club che rende a Berlino un tocco glamour e caldo, inevitabilmente metropolitano.
Jan Ole Gerster, regista e sceneggiatore, noto come assistente alla regia d Wolfgang Becker per Goodbye Lenin!, e al suo debutto nel lungometraggio, ha avuto la raffinatezza di costruire dialoghi sensibili, - notevole il finale con l'attore Michael Gwisdeck nei panni di un ex nazista che apre un punto di vista originale sul vissuto tedesco post seconda guerra mondiale, - e moderni per linguaggio e tematiche, mantenendo la leggerezza di stampo calviniano, che fa quasi rimanere il ragazzo – il nostro Schilling alias Niko – appeso come un barone rampante all'albero che lo tira al di fuori della realtà, immergendovelo solo a tratti, per un caffé, appunto.