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Opera al Circo Massimo. Rigoletto, la giostra dei cortigiani-criminali
La prima volta dell'Opera al Circo Massimo dopo la crisi innescata globalmente dalla pandemia di covid-19 annunciata l'11 marzo 2020 dall'OMS, sceglie il Rigoletto di Giuseppe Verdi, un titolo assolutamente centrale per la democrazia e per la sua tenuta, per converso, proprio perchè si parla di un regicidio mancato. Sul podio Daniele Gatti e la rilettura innovativa di Damiano Michieletto. Parti principali a Roberto Frontali per Rigoletto e Rosa Feola per Gilda; il 16, 18 e 20 luglio in un nuovo allestimento nell'antico Circo romano.
Circense è anche, in parte, la scenografia a cura di Paolo Fantin, con una giostra per bambini di sapore tradizionale, dove si avvicendano tutti i protagonisti dell'opera verdiana, e nasconde la casa dove Gilda, la figlia amatissima e protetta dal buffone di corte Rigoletto, abita. Tratta da “Le roi s'amuse” (1832) di Victor Hugo: Rigoletto ebbe la sua prima l'11 marzo del 1851 a La Fenice di Venezia. E' una storia scellerata tutta vincolata alla vendetta e ad una maledizione che colpisce prima di tutto gli innocenti, la Gilda interpretata da Rosa Feola è drammaticamente inappuntabile nel fraseggio nei duetti col padre, il buffone e gobbo Rigoletto, interpretato da un espressivo Roberto Frontali, preciso nel calore della voce; lui è il servo del nefando Duca di Mantova, per cui le donne sono un diletto senza nessuno spessore ("Questa o quella per me paris sono"; “La donna è mobile...”), se non quello dell'inganno e della seduzione. In origine il Duca di Mantova era re Francesco I di Francia, ma l'opera fu censurata perchè non poteva essere rappresentato un attentato non riuscito di regicidio.
Auto anni '70 sulla scena, steady-cam ad un operatore che rimanda i primissimi piani su un grande schermo, coproduzione di Indigo Film e la regia delle camere live curata da Filippo Rossi. il territorio mafioso da Uno Bianca è tutto italiano con echi da Scarface (1983, Brian De Palma): Rigoletto è un ricettatore e probabilmente un cardiopatico affaticato da questa vita di stenti, ingiurie e ipocrisia. Lui stesso, umiliato dai potenti, per sopravvivere insulta il povero padre dell'ennesima ragazza sedotta – in questo caso martoriata ed uccisa, fatta a pezzi in un sacco trasparente, con tratti efferati da film noir e hard-boiled – dal Duca di Mantova. E' la figlia del Conte di Monterone – accorata e coinvolgente la voce di Gabriele Savona -, su cui dileggia Rigoletto e per questo verrà da lui maledetto – in origine l'opera si chiamava La Maledizione – e cade in un'angoscia indicibile, mentre i “bravi” del Duca dileggiano lui e questo povero padre.
La figlia di Rigoletto intanto, invece di recarsi in chiesa, viene mostrata come danzante in una discoteca con palloncini colorati a ricordarne l'ingenuità, dove conosce il Duca e se ne innamora: lei è creduta dai delinquenti-cortigiani del Duca l'amante di Rigoletto. Per fargli un brutto scherzo, la rapiscono dopo il duetto che lei ha avuto con l'amante Duca – Giovanna, custode di Gilda e tenutaria della giostra, per soldi gli ha venduto la ragazza; terribile scena che dimostra come tutti sono “comprabili” col denaro -. Un particolare si nota, che il camioncino con cui viene rapita e portata via e dalla quale escono i criminali sembra un'autoambulanza colorata di arancione, mentre loro indossano una maschera da clown. Fa pensare ad un film in particolare: A Clockwork Orange (1971, Stanley Kubrick), che in italiano viene tradotto con Arancia meccanica, questo perchè il “meccanismo” messo in moto da Rigoletto con l'insulto a Monterone diventato maledizione, prende questo strano tono di arancione che fa esplodere la violenza, perchè Rigoletto viene calpestato e menato, una violenza gratuita, ostentata e senza senso come nel film di Kubrick. A Scarface invece sembra rimandare il Duca di Mantova, nello stesso completo chiaro di Al Pacino: Iván Ayón Rivas, tenore peruviano conosciuto l'anno scorso nella medesima opera sempre con Gatti alla direzione, e che ha una certa sicurezza nel ruolo, con rimarchevoli confronti nei duetti con Gilda/Feola.
Fiori sul palco, i crisantemi ad onore dei morti, fanno prewsagire da subito la tragedia finale, e vengono sparpagliati in terra dai due “padri” della storia: Rigoletto e Monterone, quest'ultimo li porta in un sacco, “come il fiore reciso” della figlia. La purezza, la gioia, la vitalità di queste fanciulle ridotte a prostitute dai loro amanti, ricorda l'invettiva di Dante sull'Italia, quasi che queste povere fanciulle la rappresentassero, financo la prostituta Maddalena, sorella di Sparafucile, la cito:
«Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!»
L'invettiva dantesca del VI canto del Purgatorio della Divina Commedia riflette sulla condizione politica dell'Italia, alla vista dei poeti Virgilio e Sordello che si abbracciano dopo aver saputo di essere due compatrioti mantovani. Le fanciulle, come frutto appena maturato e strappato all'albero madre/padre, senza alcuna preoccupazione per le semine future.
L'ultima terribile scena riguarda il compimento della maledizione, cui Rigoletto contribuisce ampiamente, adottando lo stesso criterio di violenza dei cortigiani-criminali e del Duca, la violenza che giunge a fargli progettare l'assassinio del Duca e pagare Sparafucile per acchiapparlo tramite la seduzione della sorella prostituta Maddalena. A lui si sostituirà, vittima designata e sacrificale. Gilda, uccisa al posto del Duca per la richiesta della sorella di risparmiarlo: i cattivi restano, i buoni muiono. Il padre si troverà quindi a dover espiare assassinio e senso di colpa per una vittima innocentissima come la figlia di Monterone: si avvera la maledizione.
Perfetto per voce ed azione il basso Riccardo Zanellato nella parte di Sparafucile e vamp dalla voce sinuosa quanto il corpo da lapdancer Martina Belli, mezzosoprano emiliano perfettamente calibrato per la parte della seduttrice in roulotte, che s'innamora del duca istrione.
L'Orchestra, microfonata e a distanza, dà un'ottima prova nonostante la mancata vicnanza degli orchestrali (i calciatori possono rotolarsi insieme, i musicisti ed i coristi invece debbono stare a distanza - che peraltro non serve a nulla visto che ci vorrebbero 9 metri per garantire un'efficacia, cfr. Vernon Coleman - anche se questo chiaramente inibisce la resa maxima del suono, sia orchestrale sia corale) e Daniele Gatti conduce con vigore e costante attenzione la partitura mentre il Coro diretto dal Maestro Roberto Gabbiani, ai due lati dell'orchestra e a distanza, si unisce sicuro nelle due arie piu' celebri Zitti zitti, moviamo a vendetta dei cortigiani e poi di Rigoletto: Cortigiani, vil razza dannata, di cui riportiamo i versi di Francesco Maria Piave:
Cortigiani, vil razza dannata,
per qual prezzo vendeste il mio bene?
A voi nulla per l’oro sconviene!
...ma mia figlia è impagabil tesor.
La scena ascensionale finale, con ripresa di Gilda vestita con l'abito da sposa, ed in video sul mare al tramonto di un sole catartico, con lei che canta in duetto con il padre Rigoletto, sembra quasi il finale di Tristan und Isolde oppure la morte redentrice di Elizabeth ne Tannhäuser, una scena unica che trafigge con la prospettiva della trasfigurazione, è lo spirito che vince sulla carne: l'anima che veleggia altrove verso il cielo e la luce.