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Opera a Caracalla. Prokofiev postmoderno per Peparini
Una nuova coreografia per Giuliano Peparini alle Terme di Caracalla per la stagione estiva del Teatro della Capitale: dal 27 luglio fino al 4 agosto il Romeo e Giulietta di Sergej Prokofiev, la cui prima e' stata l'11 gennaio 1940 al Teatro Kirov di Leningrado - l'attuale Marinskij di San Pietroburgo nell'epoca post-staliniana - ha calcato il palcoscenico romano con le due torri di Caracalla alle sue spalle, arricchie dai video scenografici di Albin Rosa e Thomas Besson alias D/Labs.
Molto interessante e ricca di scene come avrebbe voluto l'autore, Prokofiev, che ha composto la musica in senso molto teatrale, quasi cinematografico elaborandola in momenti ben differenziati e caratterizzati drammaticamente tra di loro: dalla prima scena dell-incontro al ballo tra Romeo e Giulietta a Palazzo Capuleti: alla scena del balcone: all'altrettanto famosa scena della danza rovinosa dei cavalieri che finisce in un doppio omicidio: la scena di Frate Lorenzo che dona a Giulietta la pozione per inscenare la morte apparente: la scena finale, che Prokofiev avrebbe cambiato originariamente, mutando il finale del dramma shakespeariano.
Colori assoluti hanno abbigliato il palco, con le scene del duo Lucia D'Angelo e Cristina Squarzola, ed i costumi curati da Frederic Olivier. Altrettanto attente e suggestive le luci a cura di Jean-Michel Desire, in piena sintonia con le videoproeizioni sulle torri delle Terme che sovrastavano il palco con le silhouette della Verona secentesca tra i palazzi delle famiglie in odio dei Montecchi e Capuleti, la chiesa dive si incontrano i due amanti per lo sposalizio segreto, e varie textures con fiori e rose, che pungono probabilmente quanto le faide all'origine della tragedia d'amore dei due giovani veronesi.
La coreografia di Peparini e' stata molto dinamica e guizzante e si muoveva tra i tre colori primevi del nero, rosso e bianco, altrettanto simbolici della morte e dell'odio, il primo: dell'amore come del sangue sparso, il secondo: la purezza e l'innocenza dei due giovani adolscenti, il terzo. La coreografia s e' inoltre arricchita con l'aggiunta di sette valorsi breakers che Peparini adopera spesso nei suoi lavori, due dei quali interpretavano i due cani di Mercuzio in una scena molto alla Sacher-Masoch, anche nei colori del sangue che si stagliavano sui loro corpi come ferite gia inferte.
Molto bravi e dotati ci sono parsi - oltre ai due protagonisti leggiadri Romeo e Giulietta, in questo caso Claudio Cocino e Susanna Salvi, molto ben amalgamati e preparati -, nell'ordine: l'étoile Alessandra Amato nel ruolo della Morte, assolutamente perfetta per pose e movimenti, aggraziata ed inquietante nella parte: Alessio Rezza in quello di Mercuzio, partcolarmente nella danza dei cavalieri che e' anche il pezzo piu famoso delle due suites che Prokofiev ha tratto dalla musica ed ha diffuso prima che il balletto prendesse forma: Jacopo Giarda, veramente elastico nella sua sprezzanteria verso i Capuleti e quindi assolutamente immedesimato nella parte di Tebaldo. Il Frate Lorenzo, appeso alle corde come ad una tortura, circondato da frati che seembravano amanti sadici intorno a lui, e' stato interpretato dal bravissimo Marco Marangio, che ha dato completa prova di se". Altettanto brave Annalisa Cianci e Cristina Saso rispettivamente come Madonna Capuleti e Madonna Montecchi: il Damiano Mongelli del Principe di Verona e Antonello Mastrangelo come Padre Capuleti, altrettanto nella parte. In ogni caso il profilo dell'intero corpo di ballo ha dato il massimo nelle scene di gruppo, particolarmente curate e piacevoli, seguendo il ritmo spesso estenuante della musica di Prokofiev.
Un balletto riuscito ed una versione postmoderna per tutto il pubblico che ha gradito estremamente lo spettacolo, ben assortito dalla conduzione del Maestro David Levi sul podio dell'Orchestra del teatro dell'Opera di Roma.