Opera di Roma Noseda debutta con il “Destino” di Brahms

Articolo di: 
Livia Bidoli
Noseda

Tornare all'Opera dopo oltre sei mesi è un'esperienza unica, di certo non sembra ieri, poiché tanto è mancata la cultura dal vivo a chi è abituato a fruirne giornalmente, e non c'è paragone alcuno con qualsiasi streaming anche in HD. Il debutto di un direttore noto internazionalmente come Gianandrea Noseda, che ha avuto come maestri Donato Renzetti, Myung-Whun Chung e Valery Gergiev, e che ha diretto orchestre come il Marinskij di San Pietroburgo o la BBC Orchestra, è del tutto eccezionale.

Lo scorso 15 maggio le porte del Teatro Costanzi hanno riaperto ad un programma tutto brahmsiano e corale anche, cominciando da Nänie (Nenia) per coro e orchestra, opera della maturità del musicista amburghese scritta nel 1881 su testo di Schiller, Gesang der Parzen (Canto delle Parche) per coro a sei parti e orchestra datato 1882 su testo, tratto dal finale del IV atto, dell’Ifigenia di Goethe e infine lo Schicksalslied (Canto del destino) del 1871 anch’esso per coro e orchestra creato su testo di Hölderlin. Tutti e due i brani, appartenenti al cosiddetto “ciclo greco”, sono accomunati da un sentimento di sofferenza e finale consolazione e hanno dichiarati riferimenti all’antichità classica.

Nonostanze il distanziamento e le mascherine, l'orchestra, “trascinata” letteralmente da Noseda, ha dato il meglio di sé, soprattutto nel Canto del destino che vogliamo qui citare in traduzione italiana come augurale di una rinascita:

Voi errate in alto, nella luce
    su tenero suolo, genii beati!
       Splendidi aure divine
         vi sfiorano leggere
           come le dita dell’artista
              le sacre corde.

(Friedrich Hölderlin, Canto del destino di Iperione, in Le liriche, a cura di Enzo Mandruzzato, Milano, Adlephi, 1977, seconda edizione 1993)

Il mondo degli uomini appartiene agli dei ed a loro deve tornare: non c'è uomo possente che possa farne a meno e, se si ribellerà, sprofonderà come Lucifero tra le voragini della terra, questo dovrebbero ricordare gli uomini, dopo aver ascoltato le profondità tensive di Brahms attraverso le voci di un coro liberato, tra i palchi, in pieno possesso della luce integrale profusa dalle loro voci. Un singulto cui facevano eco gli archi e cui Brahms ha voluto cangiare in radiosità nella chiosa per proporre quella volontà che dona fiducia, fin nelle ultime note.  

La Sinfonia n. 2  in re maggiore op.73, composta quasi di getto nell’estate del 1877, nell’amata Carinzia, non è che un coronamento innocente e gaio alle ombrose falcate del Destino, che può e deve essere diretto verso la grazia, come nel terzo movimento, l'Allegretto grazioso, che acor piu' degli altri effigia la natura come luogo di parca salvezza meditativa quanto fugace.

Plaudiamo insieme allo scrosciare festivo del pubblico a questo intarsio di concerti di grande valore che legano il pubblico ad ogni singolo Maestro d'Orchestra e del Coro, magnificamente diretto da Roberto Gabbiani, e con Noseda ci uniamo a questo profondo afflato nello spirito immemore aldilà della barriera del suono.

Pubblicato in: 
GN28 Anno XIII 18 maggio 2021
Scheda
Titolo completo: 

Opera di Roma

15 maggio 2021

Concerto sinfonico
Gianandrea Noseda
Direttore Gianandrea Noseda
MAESTRO DEL CORO Roberto Gabbiani

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma

Johannes Brahms

Nänie per coro e orchestra, op. 82
Testo di Friedrich von Schiller

Schicksalslied per coro e orchestra, op. 54
Testo di Friedrich Hölderlin

Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73