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OperaIncanto 2014. In prima assoluta Rosalba e il Maestro di musica di D'amico
OperaIncanto 2014 ha proposto La Dirindina intermezzo in due parti di Girolamo Gigli con la musica di Domenico Scarlatti e in prima assoluta Rosalba e il Maestro di musica, scena giocosa da un Don Giovanni inesistente, su libretto di Bruno Cagli, messo in musica da Matteo D'amico.
La Dirindina è divisa in due parti, che erano gli intermezzi di Amleto un' opera seria della stesso Scarlatti. Composta nel 1715 è una vivace e arguta satira del mondo dell'opera, precorrendo Il teatro alla moda (1720) di Benedetto Marcello, velenoso pamphlet, sullo stesso argomento, il libretto L'impresario delle Canarie (1724) di Metastasio e L'impresario delle Smirne (1759), una esilarante e caustica commedia di Goldoni. Musicisti e librettisti, anche Goldoni lo fu, furono vessati dalle “prime donne" ai cui capricci dovevano inchinarsi e, alcuni di loro, si vendicarono mettendoli alla berlina.
L'intermezzo ha tre personaggi: uno sciocco maestro di musica, Don Carissimo, Liscione, evirato cantore, e Dirindina, aspirante “prima donna” priva dei necessari rudimenti tecnici. A quell'epoca, infatti, solo i castrati, avevano una solida preparazione, che non si limitava al solo canto, ma anche ad apprendere la conoscenza almeno di uno strumento, oltre che a quella di armonia e composizione, requisiti indispensabili che permettevano loro di improvvisare anche dopo il primo ascolto o su temi suggeriti al momento.
Le “prime donne”, spesso provviste di una sommaria preparazione, puntavano, come viene spiegato, da Liscione sulla loro avvenenza e civetteria per accaparrarsi un ricco protettore; molte avevano al loro fianco una temibile madre, incubo di musicisti , librettisti, costumisti, scenografi e impresari, di cui viene citata la presenza sempre da Liscione. La trama è un pretesto per ridicolizzare questo mondo e la musica raffinata e briosa asseconda perfettamente gli sberleffi del testo.
Tra le due parti è stata eseguita in prima assoluta come intermezzo Rosalba e il Maestro di musica, il libretto è basato su Don Giovanni inesistente commedia (quasi un melodramma) di Bruno Cagli, di cui Matteo D'Amico ha messo in musica la quarta scena. In questo lavoro Don Giovanni, non appare, esiste solo nella immaginazione delle donne e nella gelosia degli uomini, sono protagonisti i traffici di Sganarello, reminiscenza del testo di Molière.
La scena rappresenta la lezione di musica di Rosalba, che affascinata da quello che si dice di Don Giovanni, provoca il suo goffo e innamorato maestro, per poi attraversare lo specchio dove appare l'immagine del libertino e cadere tra le sue braccia, tra realtà e immaginazione. Ci sono reminiscenze di famosi libretti d'opera, un gioco arguto tra i diversi testi; nell'intenzione del librettista la voce dovrebbe essere utilizzata in forme differenti: parlato, recitativo, arioso e canto.
D'Amico partecipa al gioco formale contaminando e usando forme musicali dal '700 all'epoca contemporanea, per quello che riguarda il canto ha creato due arie e un duetto deliziosi , il risultato è intrigante e coinvolge nell'azione teatrale. L'Ensemble In Canto sotto l'autorevole ed abile direzione di Fabio Maestri ha interpretato con briosa e lieve ironia le due divertenti composizioni.
Nicola Ciulla ha curato scene e costumi, incantevoli quelli in bianco e nero de La Dirindina, la sua regia è stata scorrevole, spiritosa e adatta al godimento dei testi. Damiana Mizzi è stata una Dirindina impertinente e spassosa e altrettanto Nicola Ciulla nel ruolo di Liscione, un po' troppo sopra le righe il Don Carissimo di Dario Ciotoli; bene Cecilia Alegi, una Rosalba civetta e facciata e Federico Benetti, un maestro timido e imbranato. Applausi a tutti gli interpreti alla fine dello spettacolo.