Palazzo Pitti. Carlo Dolci il realismo devoto trasfigurato

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Ritratto di Stefano della Bella

Alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze è in corso una mostra dedicata a Carlo Dolci che si concluderà il 15 novembre prossimo; il pittore la cui attività fu molto ammirata dalla famiglia Medici nel '600 ebbe un posto di primo piano nella capitale del Granducato.

L'idea della mostra parte da lontano, dall'esposizione dedicata all’arte del seicento nel capoluogo toscano, curata da Mina Gregori e da Piero Bigongiari, che si svolse nel 1986 a Palazzo Strozzi. La pittura del '600 fiorentino era stata un po' trascurata dagli studiosi, ma dopo quella mostra ci sono stati innumerevoli studi su questo periodo. L'esposizione  è la prima monografica dedicata a Carlo Dolci ed è stata curata da Sandro Bellesi e da Anna Bisceglia, come anche l'interessante catalogo, edito da Sillabe, contenente saggi che analizzano i diversi aspetti dell'artista.

Sono esposte quasi cento opere, tra dipinti e disegni, di Dolci a cui sono state affiancate quelle di pittori coevi e degli allievi. La mostra è stata anche l'occasione per eseguire 33 restauri, sia completi che revisioni, sui dipinti del Dolci provenienti dal territorio fiorentino, oltre ai quadri della Palatina e di altri musei del capoluogo toscano. Carlo Dolci (1616 – 1687) visse in un periodo profondamente permeato dallo spirito della Controriforma durante il quale molte delle committenze furono di carattere religioso, non solo grandi pale per adornare le chiese o le cappelle di famiglia ivi collocate e i conventi, ma anche dipinti devozionali di minori dimensioni che trovavano posto nei vari ambienti dei palazzi nobiliari.

Carlo Dolci aderì con piena convinzione alla religiosità del periodo interpretando mirabilmente lo spirito devozionale dell'epoca in un modo che incontrò il grande favore della committenza, in particolare dei Medici, non è un caso che gran parte delle opere siano appartenute alle collezioni private della famiglia regnante del Granducato. Lo stile del Dolci è nel solco della grande tradizione fiorentina, per questo i disegni hanno una parte importante. Nella bottega del maestro Jacopo Vignali, dove entrò da bambino iniziò a copiare le opere dei maestri, a cominciare dal suo, come si usava allora per imparare il mestiere, una attività che continuò anche successivamente per trovare spunti per le opere da eseguire.

In un periodo in cui trionfava la volontà di stupire Dolci, concentrato sull'interiorità dei personaggi ebbe difficoltà a trovare modi diversi di rappresentare i diversi soggetti, sempre comunque aderendo alla tradizione, senza mai adottare le immaginifiche soluzioni di quello che divenne il suo principale concorrente a Firenze, Luca Giordano. Tra i pochi disegni ritrovati, tutti eseguiti con matita rossa o nera o spesso combinate insieme, c'è anche la copia di un ritratto che Michelangelo fece a Andrea di Rinieri Quarantesi, che evidenzia una notevole attitudine al ritratto. Questa perizia è confermata dai ritratti in mostra che evidenziano, al di là della tecnica, la capacità di cogliere la personalità del soggetto, uno fra tutti il Ritratto di Stefano della Bella. Naturalmente non mancano gli studi preparatori che sono vere e proprie anteprime rifinite in ogni dettaglio. Sono stati trovati anche disegni in cui sono ritratti i familiari che colpiscono per la dolcezza delle immagini.

Nella pittura di Dolci mancano quindi le grandiose costruzioni delle immagini del Barocco c'è invece un profondo rigore che si ispira non solo ad Andrea del Sarto ma anche, tornando indietro, a Beato Angelico. La pittura del Dolci è influenzata dal carattere ansioso della riuscita del suo lavoro, il pittore così adottò un metodo lungo e meticoloso, che si rivelò essere uno  svantaggio fatale rispetto alla “meravigliosa speditezza” di di Luca Giordano, detto“ fa presto”. La lunghezza dell'esecuzione fu dovuta all'attenzione ad ogni minimo dettaglio, la splendida resa degli incarnati curati in ogni lieve sfumatura a cui si aggiungeva l'impiego di pigmenti rari e preziosi. Dolci usò diluita la polvere d'oro nelle aureole per richiamare l'attenzione sul soggetto principale con la luminosità del materiale, quella di lapislazzuli sapientemente dosata per i suoi  azzurri brillanti, come nello splendido Martirio di sant'Andrea.

In Dolci vi è la stupefacente l'abilità di rendere i minimi dettagli, delle stoffe, la morbidezza e la lucentezza dei tessuti preziosi, lo splendore dei gioielli resi nei più piccoli particolari, la mirabile Salomè con la testa del Battista è un concentrato perfetto e paradigmatico dell'arte pittorica del Dolci. L'artista non si è dedicato particolarmente alle nature morte ma il Vaso di fiori e bacile è stupefacente per la resa cromatica e la puntigliosa perizia della pittura che dà l'illusione della freschezza dei fiori, una caratteristica che userà anche per quadri di soggetto religioso come Gesù Bambino con una ghirlanda di fiori.

Filippo Baldinucci è il biografo, una fonte preziosa da cui si ricavano notizie fondamentali della vita dell'artista e dell'attività della bottega, che come era usuale replicava le opere del pittore, quando non era lui stesso a farlo con soggetti che erano molti richiesti come l'Ecce homo. La mostra è di grande interesse per chi voglia approfondire questo periodo e si inserisce perfettamente nel percorso didattico di approfondimento della storia artistica di Firenze, dei suoi protagonisti e delle collezioni medicee che sono state l'imprescindibile base di quelle degli attuali musei.  

Pubblicato in: 
GN44 Anno VII 15 ottobre 2015
Scheda
Titolo completo: 

Carlo Dolci. 1616 - 1687
Galleria Palatina di Palazzo Pitti, Firenze
30 giugno - 15 novembre 2015

Enti promotori
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
Segretariato regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo della Toscana
Ex -Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze
Galleria Palatina e Appartamenti Reali di Palazzo Pittii
Firenze Musei

Direzione della mostra
Matteo Ceriana
Cura della mostra
Sandro Bellesi, Anna Bisceglia
Comitato scientifico
Cristina Acidini, Sandro Bellesi, Silvia Benassai, Anna Bisceglia, Silvia Blasio, Silvia Bruno, Marina Carmignani
Stefano Casciu, Matteo Ceriana, Maria Cecilia Fabbri, Elena Fumagalli, Lisa Goldenberg Stoppato, Mina Gregori, Giovanni Serafini, Riccardo Spinelli

Progettazione  dell’allestimento e direzione dei lavori
Mauro Linari
Realizzazione dell’allestimento
Opera Laboratori Fiorentini – Civita Group

Produzione e gestione della mostra
Opera Laboratori Fiorentini – Civita Group

Catalogo Sillabe
A cura di
Sandro Bellesi, Anna Bisceglia