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Party Girl. Il diritto di amare
Con un Prix d'ensemble della rassegna Un certain regard ed una Caméra d'or come lungometraggio d'esordio al Festival di Cannes 2014, Patry Girl, nato dalla collaorazione di ben 3 registi (due donne ed un uomo), ovvero Marie Amachoukeli, Claire Burger e Samuel Theis, si presenta bene. La storia è quella, vera, della madre di Samuel Theis, ovvero Sonia Theis Litzenburger che interpreta sé stessa.
Col nome di Angélique, lei ha lavorato come entreneuse nei cabaret della Lorena, in una regione che condivide i suoi confini con altre tre nazioni: Belgio (Vallonia), Lussemburgo e Germania (Saarland e Renania-Palatinato) a nord. In particolare l'azione si svolge tra Metz e Saarbrücken, dove si parla sia francese sia tedesco, le due lingue in cui è girato il film, sebbene si propenda ampiamente sul versante francese, lingua d'origine di tutti i realizzatori del film.
Una storia quindi a metà tra documentario e narrazione, che rimane in bilico sul racconto familiare, visto che i veri figli di Sonia sono tutti presenti nel film e svolgono esattamente il loro ruolo. Per la prima volta vengono riuniti perchè ad Angélique-Sonia viene proposto un matrimonio da parte di Michel, che ha qualche anno di meno (o perlomeno a noi così sembra), innamorato di lei: lui di certo non è belloccio, un po' oversize ed ex cliente. Lei di certo da giovane era una beltà, come mostrano le foto in tenute da ballerina, però ora non si può dire lo stesso. Con un bel nasone da befana ed un mento pronunciato, sembra la tipica strega sulla scopa, capelli scompigliati compresi, e ci riesce financo difficile pensare che solo gli occhi – decisamente celestissimi – possano aver conquistato Michel, e fino ad allora l'hanno supportata nel mestiere che continua a praticare nel cabaret con le amiche.
La speranza di Angélique sembra adolescenziale ma in realtà non lo è: perché innamorarsi per caso ha una data di scadenza? Non mi sembra, e per una che per tutta la vita non ha fatto che fingere e vendere a caro prezzo quell'illusione di desiderio e compiacenza ad uomini più falliti di lei, la sua aspettativa mi sembra del tutto ragionevole. Di sicuro, non sarà soddisfatta con un matrimonio di comodo dopo aver di gran lunga superato i sessanta. Forse, invece di stare a giudicare lei per le scelte che ha pensato di poter praticare senza esserne convinta (il matrimonio con Michel che lei non ama), ci sarebbe da chiedersi perché, ancora oggi, e soprattutto a quell'età, si dovrebbe sposare qualcuno con cui non si sogna di fare l'amore, finalmente, per un proprio desiderio e non per necessità lavorative.