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Paulo Coelho. L'universalità sincretica del Mondo
Intorno alle mura di Gerusalemme aleggia un profondo senso di paura e di morte per uno scontro imminente. Questa è l’ambientazione che Paulo Coelho sceglie per la sua ultima opera, Il manoscritto ritrovato ad Accra, edito recentemente da Bompiani.
Attraverso l’espediente di un manoscritto, ritrovato da un archeologo inglese, ci si immerge nel lontano 1009, nella storica piazza in cui Pilato abbandonò il Cristo alla sua sorte: nella trepidante attesa di una battaglia contro i crociati, ebrei, cristiani, musulmani si riuniscono per ascoltare le parole di un saggio greco noto come il Copto. La folla di uomini e donne, vecchi e bambini attende di udire parole di strategia, di sopravvivenza o di rassegnazione, legate comunque alla drammaticità del momento. Quel tipo strano, come viene definito il Copto, invece, proferisce solo messaggi che travalicano il contingente, che si aprono all’ universale, perché il suo compito non è di raccontare gli avvenimenti, ma di riflettere sulle difficoltà che può incontrare l’umanità di ogni tempo e di ogni luogo.
A tale scopo il Copto si presta ad essere interrogato dalla folla, perché solo il cercare risposta agli interrogativi degli altri conduce ad un vero miglioramento di sé. Ed ecco, quindi, che l’uditorio rivolge al Copto domande semplici, che tuttavia racchiudono il senso dell’esistenza cosicché il testo, rinunciando ad una trama narrativa, si snoda attraverso una serie di riflessioni incalzanti su tematiche comuni come la sconfitta, la solitudine, la paura di cambiare. Lo scrittore parte da definizioni quasi ovvie, brevi frasi sentenziose capaci di imprimersi nella mente dell’uditorio, pervenendo, in tal modo, ad una verità che si fonde in un mirabile sincretismo religioso, tipico dell’autore de L’Alchimista e di Il Cammino di Santiago. L’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islamismo, le tre grandi religioni monoteiste rappresentate icasticamente dai tre patriarchi che siedono accanto al Copto nella piazza.
Ciò che accomuna le varie riflessioni è l’invito a non opporre resistenza al cambiamento, a non temere l’ignoto, a partecipare al dinamismo del Tutto. Non bisogna temere di allontanarsi da un sentiero già tracciato per percorrere nuove vie in ossequio ai propri desideri, perché bisogna fare esperienza dell’Universo per conoscersi veramente. Il monito ad inseguire i propri sogni sembra richiamare in filigrana quanto già espresso dallo scrittore brasiliano ne L’Alchimista, in quell’insistente sollecitazione a realizzare la propria Leggenda Personale, perché quando desideri realmente qualcosa, tutto l’Universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio.
Allo stesso tempo non bisogna rifuggire la solitudine, perché è un momento fondamentale per entrare in contatto con la nostra anima, consentendole di parlarci liberamente. E non si è mai davvero soli, ma si è in compagnia dell’Universo di cui facciamo parte.
Intanto al di fuori delle mura echeggiano i canti di guerra degli assedianti, immagini vivide che, lette in una chiave universale, rappresentano quella che Coelho chiama l’Indesiderata dalle Genti, la morte, presenza costante che racchiude la nostra vita nella cortina del tempo. Proprio questa forza misteriosa che si intreccia al nostro destino, ricordandoci la precarietà dell’esistenza umana, deve infondere il coraggio di vivere assaporando ogni esperienza, seguendo l’unica legge per noi valida, l’Amore, obiettivo supremo della vita. Nell’aprirsi a questo sentimento capace di trasmetterci l’Energia vitale, bisogna essere, tuttavia, consapevoli della sua natura libera, che non può essere imbrigliata dai nostri desideri, dalla nostra volontà, perché, come scrive l’autore, l’Amore è come l’acqua che si trasforma in nuvola, sale in cielo e riesce a scorgere ogni cosa ed è consapevole che, un giorno, dovrà tornare dalla terra.
L’amore, dunque, non si può mai imporre ma si configura sempre come pienezza vitale, anche se non corrisposto. In una tale prospettiva anche il sesso, la bellezza e l’eleganza, possono tradursi in energia vitale, travalicando la loro dimensione meramente fisica ed effimera, sublimandosi, invece, in quanto manifestazioni della presenza di Dio, proprio come ciascuna vita umana, anche la più semplice, può sublimarsi in quanto contribuisce al miglioramento del mondo. Le piccole cose sono responsabili dei grandi cambiamenti, sentenzia, infatti, il Copto.
Anche, quindi, le verità che Coelho ci trasmette possono apparire magari scontate, ma nella loro semplicità l’autore dà evidenza dei moti che si agitano nell’anima di ognuno, talvolta, in maniera latente, cercando di placare interrogativi sempre insorgenti di un’umanità in perenne crisi. E, in una contemporaneità sempre bombardata da grida di guerra, di sofferenza e di morte, è rassicurante ascoltare l’eco di suoni semplici, magari già ripetuti, che però continuamente inneggiano alla vita.