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Pavia. L'ipocondriaco di Molière è tutto di Bonacelli
Se si parla di Molière e di Malato Immaginario è chiaro che stiamo muovendoci nel cuore più classico del Grande Teatro. La versione andata in scena al Fraschini di Pavia ha il regista Marco Bernardi ad orchestrare un ricco cast, dove la parte del leone spetta al bravo Paolo Bonacelli (Argante), efficacemente spalleggiato da Patrizia Milani, nel ruolo dell'intraprendente cameriera Tonina.
La trama è quella nota a tutti i cultori del Teatro Francese: l'ipocondriaco Argante, classico personaggio farsesco, vive attorniato da medici e farmacisti e in balia della seconda moglie (Giovanna Rossi), interessata solo ai suoi beni.
Per assicurarsi cure costanti, il Malato Immaginario vorrebbe concedere la mano della sua primogenita, Angelica (Gaia Insegna) all'inetto Tommaso (Fabrizio Martorelli), figlio del Dottor Diarroicus (Libero Sansovini). Non ha fatto però i conti con la la volontà della giovane, innamorata di Cleante (Massimo Nicolini) e determinata a sposarlo, anche grazie all'aiuto della scaltra Tonina. Per fortuna tutto si risolverà con uno stratagemma finale...
La versione della commedia firmata da Bernardi mantiene inalterato l'equilibrio tra comicità e riflessione e ha anche alcuni pregi che vanno rimarcati. Una doverosa menzione va alla coppia Bonacelli-Milani. I due, perfettamente calati nei reciproci ruoli, al punto da farli sembrare abiti su misura, staccano di almeno una spanna gli altri interpreti, che comunque fanno la loro parte senza sfigurare.
Sono poi ottime alcune trovate sceniche di grande effetto, come il fondale leggermente trasparente che sfoca le figure che vi passano dietro. Le immagini dei protagonisti schierati in apertura e in chiusura dietro la coltre, quasi ammantati nella nebbia, donano alla scena uno spessore onirico. Un tocco estetico che certo non guasta.
Altrettanto meritevoli i siparietti con figure allegoriche in chiusura del primo atto e in apertura del terzo. Meno apprezzabile il ritmo generale, talvolta troppo lento e ripetitivo, di certo migliorabile anche se metter mano a un testo mitico come quello di Molière non è certo cosa facile. Tutto sommato un peccato perdonabile.