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Perugia festeggia il Natale con uno sfolgorante Oratorio di Bach
L'Oratorio di Natale di Johann Sebastian Bach diretto magistralmente da René Jacobs ha festosamente concluso il 2014; il concerto si è svolto nella magnifica Basilica di San Pietro il 17 dicembre, nel corso della Stagione degli Amici della Musica di Perugia.
L'Oratorio di Natale BWV 248 fu composto nel 1734 dopo undici anni di residenza a Lipsia, come Kantor della scuola di San Tommaso e di Director Musices civico della città, durante i quali il suo lavoro si era concentrato nella composizione delle Cantate sacre per le celebrazioni liturgiche. In un periodo in cui rapporti con le due istituzioni si erano deteriorati e l'attenzione verso l'attività di Bach era diminuita sembrerebbe, come Alberto Basso ha ipotizzato in Frau Musika, che il Kantor volesse proporre qualcosa di nuovo in occasione delle più importanti feste liturgiche, per rinnovare il consenso sulla sua attività.
C'è anche da considerare che Bach si era mosso anche in altre direzioni, attento alla elevata qualità dell'attività musicale alla corte di Dresda, dove c'era una ottima orchestra, aveva anche composto alcune cantate celebrative per l'Elettore Friedrich August II, poi diventato re di Polonia, ma a parte il titolo onorifico di “compositore di corte” non aveva avuto incarichi. Tre sono le composizioni a cui il Kantor diede il nome di Oratorio, in occasione del Natale, di Pasqua e dell'Ascensione, che poi non furono seguite da altre dello stesso genere.
Non hanno le caratteristiche comuni al genere oratoriale, allora in voga, ma sono più affini alle cantate sacre. Nel caso del Weihnachts Oratorium, l'Oratorio di Natale, il testo segue la narrazione evangelica, come era consueto nelle Passioni, riportando integralmente i passi del vangelo da Luca e Matteo. La parte dell'evangelista è affidata al tenore, cosa che lo differenzia dalla cantata, ma che legittima il nome di oratorio, in quanto il genere, erede dell'Historia, si basa sul testo delle sacre scritture. Ricordiamo Martin Lattke, che ha sostenuto efficacemente l'impegnativo ruolo dell'Evangelista, sostituendo Bernard Richter.
La composizione fu divisa in sei parti dallo stesso Bach, che la considerò quindi unitaria e non un insieme di sei cantate, anche se destinate a giorni diversi. Le sei parti riguardano sei giorni festivi in successione cronologica della fine dell'anno 1734: Natale, Santo Stefano, la festa dell'apostolo Giovanni (27), la Circoncisione, il primo dell'anno, la domenica successiva che nel 1735 cadde il 2 gennaio e l'Epifania. Il testo dei corali, dei cori e delle arie che commentano il Vangelo è probabilmente di Christian Friedrich Henrici (Picander 1700- 64).
La musica è prevalentemente tratta da precedenti composizioni, soprattutto da alcune cantate profane celebrative a cui abbiamo precedentemente accennato, è quindi, a parte alcuni brani, peraltro controversi, una eccelsa, originale e raffinata parodia di altre opere. L'adattamento della musica profana in un contesto religioso non deve stupire, all'epoca era prassi comune diffusa tra i musicisti. Bach cercò di rendere la continuità della narrazione attraverso il recitativo accompagnato per unire fluidamente, le arie, i corali, i cori e la sinfonia, che formano i diversi numeri, 64, di cui è formato l'Oratorio.
Le prime tre parti sono legate al Natale, la prima e la terza sono nella stessa tonalità di Re maggiore e hanno lo stesso organico strumentale: tre trombe, timpani, due flauti traversi, due oboi anche d'amore, oltre agli archi e al continuo. I cori sono festosi, resi sfolgoranti dal suono brillante dell'orchestra, e aprono e chiudono le parti, nella terza il coro di apertura è ripreso nella conclusione. La seconda parte ha un carattere contemplativo, che allude all'adorazione dei pastori, è aperta da una incantevole sinfonia dal carattere pastorale e contiene una splendida aria “Schlafe mein Liebster “(Dormi o mio Diletto) che è stata interpretata con soave maestria dal contralto Bernarda Finck .
La quarta parte non è stata eseguita perché si è temuto che il pubblico non sopportasse la lunghezza dell'Oratorio intero, è stato un peccato visto l'elevato livello artistico dell'esecuzione e l'unitarietà della composizione. La quinta parte è quella che ha una atmosfera più intima, agli archi si aggiungono solo gli oboi d'amore, uno dei quali, obbligato, accompagna un'aria in Fa diesis minore, del basso raccolta e pensosa come pure il successivo meditativo terzetto per soprano, alto e tenore.
La parte conclusiva riprende il carattere festoso e brillante della prima e della terza, è reso luminoso da una scrittura ardua e virtuosistica per le trombe. Il corale, che chiude l'Oratorio, usa la melodia di Hans Leo Haßler che è anche quella utilizzata nel Lied “O Haupt voll Blut und Wunden” ( O capo insanguinato e piagato- quello di Cristo incoronato di spine) che ricorre cinque volte in modo diverso nella Matthäus-Passion (Passione secondo Matteo 1729) e che ricorda, al momento della Natività, la missione di Cristo. È significativo nella parte dedicata all'Epifania, in quanto i doni dei Magi la evocano simbolicamente: l'oro, la regalità, l'incenso, la divinità e la mirra, il dolore.
La parte strumentale è straordinaria per la complessità della struttura musicale, la diversificazione nell'impiego degli strumenti nelle sezioni dell'orchestra denota mirabilmente le diverse parti dell'Oratorio. La B'Rock Orchestra è stato uno splendido strumento nelle sapienti mani di René Jacobs, il livello dei musicisti impegnati nei brani in cui era indicato lo strumento obbligato, come quella della prima parte in cui il basso è accompagnato dalla tromba, è stato eccellente e ha contribuito sostanzialmente alla riuscita dell'esecuzione. Il Rias Kammerchor ha interpretato benissimo l'impegnativa e fondamentale parte corale a commento del testo del vangelo, che affianca ai Corali semplici, quelli in cui maggiore è l'intervento dell'orchestra e infine i cori trascinanti e complessi della turba. Il contributo del quartetto vocale ha reso coinvolgente la parte solistica, meritatissimi gli scroscianti applausi a tutti gli interpreti al temine del concerto.