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Perugia. John Eliot Gardiner e lo sfolgorìo di Bach
È stata una serata indimenticabile quella del 19 maggio scorso che ha concluso la Stagione degli Amici della musica di Perugia 2017-18. John Eliot Gardiner ha diretto i complessi da lui creati, l'English Baroque Soloist e il Monteverdi Choir in una superba esecuzione delle Cantate BWV 81, 20, 78 e 140 di Johann Sebastian Bach, salutata dagli scroscianti applausi del pubblico che gremiva la Chiesa di San Pietro.
La prima ad essere eseguita è stata la Cantata BWV 81 Jesus schläft, was soll ich hoffen? (Gesù dorme, cosa posso sperare? del gennaio 1724) basata sul testo del Vangelo di Matteo che descrive il terrore degli apostoli sorpresi dalla tempesta sul lago Tiberiade durante il sonno di Gesù che, destatosi, placherà gli elementi. Il significato religioso, sotteso dal testo, la tempesta simbolo del peccato e delle prove che l'uomo deve affrontare nella sua vita terrena, viene espresso attraverso le forme musicali del melodramma, le "arie col da capo". L'aria d'apertura dell'Alto è una “Aria del sonno”, una delicata berceuse, la paura dei discepoli e lo scatenarsi degli elementi sono evocati da una virtuosistica “Aria di tempesta”, intervallata da Adagi in un concitato recitativo, cantata dal tenore, mentre al Basso è affidato l'Arioso con il testo di Gesù che ammonisce i discepoli e placa la tempesta. La cantata prosegue con l'aria dell'Alto, che esprime il sollievo degli apostoli e viene conclusa dal corale.
La Cantata BWV 20 O Ewigkeit, du Donnerwort (O eternità parola folgorante), che appartiene al secondo ciclo di Cantate scritta per la prima domenica dopo la Trinità è in due parti, intervallate dal sermone, è basata sulla parabola del Ricco e del mendicante Lazzaro presente nel solo vangelo di Luca. Inizia con una Ouverture in stile francese nel tempo vivace posto tra i due Adagi, ai soprani è affidato il cantus firmus raddoppiato da una tromba da tirarsi. Basato sul testo di Johann Rist ammonisce sui pericoli del peccato argomento delle arie e dei recitativi del Ŧenore, Basso e Alto. Nella seconda parte gli inviti a pentirsi acquistano veemenza nell'Aria del basso accompagnata dalla tromba che evoca il "Giudizio universale" e nell'intenso duetto tra Basso e Alto.
La seconda parte del concerto è stata aperta dalla Cantata BWV 78 Jesu, der du meine Seele (Signore, tu che la mia anima hai liberato) fu eseguita nel settembre 1724 per la 14° domenica dopo la Trinità e ha per tema il Vangelo di Luca in cui si parla della guarigione dei dieci lebbrosi, la lebbra come metafora del peccato ecco il tema del testo. Un elaborato corale, un acuto lamento nella forma di passacaglia apre la cantata segue un dolce duetto tra Alto e Soprano, il tema della colpa viene riproposto dal recitativo e dalla splendida aria del Tenore con flauto traverso obbligato. Il recitativo e aria con oboe obbligato del Basso è invece una dolorosa invocazione del perdono, un soave corale consolatorio chiude la cantata.
La Cantata BWV 140 Wachet auf, ruft uns die Stimme (Svegliatevi le voci ci chiamano) fu scritta per la 27a domenica dopo la Trinità (1731) il testo basato sul Vangelo Matteo è la parabola delle dieci vergini che aspettano l'arrivo dello sposo al matrimonio, cinque sono sagge e hanno l'olio di scorta per le lampade, quando lo sposo arriva tardi sono pronte e vengono accolte, mentre le cinque stolte sono costrette ad assentarsi perché l'olio è finito e devono procurarselo ma così rimarranno fuori. È una allusione a essere sempre pronti alla chiamata per entrare nel Regno dei cieli “perché non conoscete né il giorno né l'ora” . Il grandioso Corale introduttivo è complesso, poi la splendida cantata si dipana in forma di dialogo, intervallato da i recitativi, sono duetti con il da capo tra Gesù e l'Anima entrambi per Soprano e Basso, il primo ha il violino piccolo obbligato, il secondo l'oboe. In fine ricompare il corale iniziale ma con una semplice armonizzazione.
Le Cantate presentano caratteristiche diverse per colore, dinamica, ritmo, la magistrale direzione del maestro Gardiner ne mette mirabilmente in luce ogni sfumatura. I valenti musicisti dell'English Baroque Soloist quando sono chiamati a esibirsi nelle parti per strumento obbligato sono virtuosi di grande bravura ricordiamo Kati Debretzeni, violino di spalla, Rachel Beckett al flauto traverso, Rachel Chaplin all'oboe e Neil Brough alla tromba. Il Monteverdi Choir è uno splendido strumento in cui ogni componente può cantare validamente le parti da solista, ricordiamo Hugo Hymas, Graham Neal e Ruairi Bowen, tenori, Sarah Denbee, alto, Alex Ashworth, basso. Come ospiti, nel coro e come solisti, erano presenti i bravi Julia Doyle, soprano, Matthew Brook, basso e Reginal Mobley, alto, che possiede una voce dolce e morbida unita ad una tecnica impeccabile. Questa esecuzione ha suscitato l'entusiasmo del foltissimo pubblico, infatti il concerto era esaurito da tempo, pubblico che acclamato gli interpreti alla fine di ogni cantata e alla conclusione del concerto. Riuscire a riportare il maestro Gardiner a Perugia dopo trentatré anni è stato un altro colpo messo a segno da Alberto Batisti direttore artistico della stagione dei concerti.