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Pisa Teatro Verdi. Il Flauto fiabesco di Lindasy Kemp
Pisa: Teatro Verdi con Il Flauto Magico di Mozart. Senza dubbio un evento, sia per l'opportunità di ascoltare il capolavoro mozartiano, sia per l'allestimento con l'Orchestra della Toscana diretta da Dejan Savic con la prestigiosa regia di Lindsay Kemp.
Un evento, si diceva. Senza dubbio l'aspettativa e la curiosità di scoprire la lettura del flauto Magico è spontanea e legittima ogni volta che si presenta l'occasione. Aspettativa di rivivere la magia fiabesca e le sensazioni di stupore e gratificazione che fanno risvegliare la parte più fanciullesca ed innocente della nostra personalità. Piacevolezza e benessere che si uniscono alla riflessione, utilizzando la parte più matura e consapevole della nostra mente, sul significato dei messaggi di amore e di fratellanza, ma anche di esaltazione di sani principi di conquista di valori e di rapporto fra gli uomini.
Capolavoro assoluto o opera ricca di significati massonici e quindi destinata solo “a chi può capire”? Banale accozzaglia di situazioni fiabesche? Elementare narrazione della lotta fra il bene ed il male con il classico principe che salva la principessa? Nel tempo innumerevoli sono state le letture, in positivo ma anche con spirito critico, stimolate dall'ascolto e dalla visione di questo singspiele, ed ognuno anche oggi potrà mantenere il proprio giudizio. Certo è che forse mai come in questo caso, un'opera in apparenza nata solo per un'utenza popolare in un contesto più paragonabile all'avanspettacolo che ai lussuosi e luccicanti teatri d'opera, ha lasciato un segno così profondo nella cultura musicale.
Si tratta di Mozart, qualcuno potrebbe far notare, e sotto le sue mani qualsiasi cosa assume le caratteristiche del geniale capolavoro, ma a noi piace anche pensare che in questo caso l'autore abbia utilizzato ed approvato il testo di Schikaneder per materializzare con i suoni i suoi sogni e le sue convinzioni sui rapporti fra gli uomini, concedendoci quindi l'opportunità di scoprire i suoi lati più intimi e sinceri.
A nostro parere quest'allestimento ha centrato ed esaltato perfettamente questa visione, inserendosi nell'esigua lista di produzioni da ricordare. Allestire il Flauto Magico non vuol dire solamente selezionare un cast all'altezza, ma anche affrontare un aspetto non secondario ma anzi fondamentale come quello visivo, cromatico e gestuale. Scriveremo più avanti del cast e della direzione, considerando subito gli esiti della regia, delle scene e dei costumi scaturiti dalla maestria di Lindasy Kemp.
Costumi raffinati come si immaginano quelli delle fiabe che si ascoltavano da fanciulli, scenografia adeguata ad collocare l'azione in un mondo fiabesco ed orientaleggiante, così come tanto piaceva al pubblico del 1700, movenze quasi da marionette ed elementari passi di danza che disumanizzano e rendono i personaggi più vicini al mondo della fantasia che alla realtà, colori sgargianti ma anche effetti di chiaroscuro che materializzano antiche paure del buio: questi alcuni degli ingredienti con i quali Lindsay Kemp ha realizzato una raffinata ambientazione della favola mozartiana, particolarmente apprezzata dal pubblico (presenti anche molti bambini e giovani, e questo suggerirebbe altre riflessioni sull'efficacia del messaggio mozartiano) che affollava il Teatro sino all'ultimo posto disponibile. Una scelta visiva e di costumi quindi seguendo il criterio dell'aderenza storica all'impostazione settecentesca, con un'unica deroga rappresentata dall'utilizzo di tre biciclette per gli spostamenti sul palcoscenico dei Tre Fanciulli.
Ottimo il livello anche per la parte musicale. L'Orchestra della Toscana ha confermato la duttilità e l'esperienza manifestata in altre occasioni, diretta con sicurezza da Dejan Savic. Adeguato il cast, tenendo anche conto che, come avviene spesso in Mozart, ogni personaggio ha un ruolo fondamentale nell'incastro narrativo e musicale, e quindo non si possono prevedere debolezze. Ovviamente in rilievo, sia per l'importanza all'interno della trama, sia per le parti vocali, Sarastro-Manrico Signorini, Tamino-Blagoj Nacoski, la Regina della Notte, in questa recita Maria Laura Martorana, Pamina-Yukiko Aragaki e Papageno- William Hernandez. Signorini perfettamente a suo agio nel ruolo di rassicurante e saggia guida del Tempio, Nacoski e Yukiko Aragaki perfetti complici ed innamorati protagonisti del cammino iniziatico e straordinariamente calato nella delicatissima parte di Papageno, e visivamente divertito nell'interpretarla, William Hernandez. Monostatos-Antonio Pannunzio ha incarnato con efficacia il ruolo del nero cattivo che suscita, alla fine, più divertita compassione che antipatia.
Altro ruolo particolarmente atteso dal pubblico in qualsiasi rappresentazione del Flauto quello della Regina della Notte, personaggio diventato esso stesso simbolo di virtuosismo portato all'estremo per la celeberrima aria di furore. Aria eseguita da Maria Laura Martorana, ben conosciuta per le sue doti nell'affrontare le più complesse agilità nel repertorio barocco, con sicurezza e perfetta intonazione ma a nostro parere leggermente frenata nella velocità per una scelta probabilmente direttoriale e quindi da rispettare, ma come detto in ogni caso brillantemente dominata dalla Martorana.
Due le recite pisane, che seguono due livornesi e ne anticipano altre due a Lucca, in virtù della coproduzione fra i teatri. Auspichiamo che quest'allestimento così ben riuscito non esaurisca la sua vita in terra toscana ma che abbia la possibilità di diffondere anche in altre regioni l'eterna magia ed il fascino di quest'opera, facendo in modo che il semplice ma fondamentale messaggio di amore e di lealtà fra gli uomini che Mozart ci ha lasciato continui ad illuminare le menti ed il cuore degli ascoltatori.