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Pisa Teatro Verdi. L'armoniosa cristallinità di Grigory Sokolov
Prestigioso appuntamento a Pisa nella Stagione 2012/2013 dei “Concerti della Normale” al Teatro Verdi. Martedì 11 dicembre il graditissimo ritorno di Grigory Sokolov. Difficilmente nella programmazione delle stagioni concertistiche si replica nell'anno successivo la presenza di un artista. Con personaggi come Grigory Sokolov questa regola può essere tranquillamente ignorata, nella certezza che ogni occasione di riascoltarlo venga accolta con entusiasmo dal pubblico.
Bene ha fatto pertanto la direzione artistica della stagione dei “Concerti della Normale” di Pisa a reinvitare dopo un anno uno dei pianisti non solo fra i più interessanti della sua generazione ma che si colloca senza dubbio fra i grandi di ogni tempo.
Affascinante ed intrigante come sempre accade con Sokolov la scelta del programma. Una prima parte dedicata ad un compositore barocco, J.Ph. Rameau, esponente di un periodo particolarmente amato dall'esecutore che ha proposto esecuzioni memorabili di autori barocchi (ricordiamo ancora la straordinaria escuzione bachiana dello scorso anno sempre a Pisa), seguito da una sonata di W.A.Mozart. La seconda parte dedicata a Beethoven.
La scelta ovviamente non ha rispettato un semplice criterio cronologico: con Sokolov sarebbe banale e scontato azzardare quest'ipotesi. I brani scelti rappresentano, nella produzione degli autori, momenti nei quali l'appartenenza agli anni nei quali sono stati scritti risulta stretta e limitativa.
La Suite in re di Rameau con la quale Sokolov ha aperto il concerto, se da un lato incarna perfettamente lo spirito descrittivo dell'epoca ed il desiderio di rappresentare gli “affetti” anche con l'ausilio di affascinanti titoli, da un altro mette in luce un'insospettata modernità nel gusto armonico e nell'uso della tastiera che Sokolov ha esaltato con un'esecuzione come sempre impeccabile e cristallina, con un controllo assoluto e disarmante, nella sua apparente semplicità, nel tocco e nell'evidenziare le caratteristiche della scrittura.
Analoghe considerazioni per la sonata K310 di Mozart che ha concluso la prima parte. Composta a Parigi nel 1778, in un periodo nel quale Mozart, per motivi professionali, sentimentali ed umani non era certo sereno (proprio in concomitanza con il soggiorno parigino morì la madre), anticipa già nella scrittura e nell'atmosfera quanto autori che sarebbero poi stati definiti romantici, Schubert su tutti, avrebbero in seguito composto.
Sokolov ha evidenziato magicamente questa modernità, rispetto al periodo nel quale fu scritta, della sonata. Anche in questo caso la sua tecnica sbalorditiva e lucidità nella visione complessiva ha perfettamente evidenziato ogni particolare, esprimendo sia nell'agitato primo movimento, sia nell'inquietudine dell'andante cantabile sia nello sbalorditivo finale, uno dei rari rondò scritti da Mozart in tonalità minore, momenti di partecipazione che hanno confermato al pubblico presente la consapevolezza di essere partecipi di un evento memorabile.
Con una prima parte così strutturata e magnificamente intepretata Sokolov non poteva deludere le aspettative per la seconda parte, nella quale ha proposto una delle più affascinanti ed imponenti composizioni di Beethoven per pianoforte: la sonata op 106 “Hammerklavier”. Composizione monumentale, “concerto nel concerto” per la durata, cinquanta minuti, ogniqualvolta venga eseguita si manifesta in tutta la sua modernità e diversità rispetto a qualsiasi altra composizione dello stesso periodo anticipando, in virtù dell'isolamento fisico dell'autore per la sordità, un linguaggio proiettato molti anni avanti, incompreso dai contemporanei ed ancora oggi fonte di ammirato stupore per gli ascoltatori moderni. Sokolov, utilizzando la sua stupefacente tecnica e controllo di suono, ha esplorato ed accompagnato il pubblico nello svolgimento e nello sviluppo delle idee beethoveniane, con una spettacolare chiarezza della prospettiva totale dell'edificio musicale.
Entusiasmo finale del pubblico e, come sempre, sequenza di numerosi bis, non casuali, ma con uno sguardo, come Sokolov ormai ci ha abituato e coerentemente come sempre al programma eseguito, a quanto espresso in questo caso dopo Beethoven, il romanticismo. Memorabile l'esecuzione del preludio n.4 di Chopin.
Dopo aver vissuto serate come questa non si può che auspicare che anche l'anno prossimo i “Concerti della Normale” ripropongano un appuntamento con un artista così unico e straordinario come Grigory Sokolov...