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Pom Poko in DVD. L'Inno alla Natura di Isao Takahata
Strano destino è toccato ai manga Made in Japan. Da realtà pop a metà anni ’80, si ritrovano oggi ad essere uno dei generi più “di nicchia” del panorama cinematografico mondiale. A pochi giorni dalla sua distribuzione in DVD (Lucky Red), Pom Poko (Titolo originale: Heisei TanukiGassen Ponpoko), opera di Isao Takahata del 1994, rivede la luce completamente tradotto e doppiato in italiano.
Per chi non lo sapesse, Takahata è il papà di cartoni di successo come “Anna dai capelli rossi” e “Heidi”, nonché una delle due menti creative dello storico Studio Ghibli, creato nel 1985 assieme al grande Hayao Miyazaki, Premio Oscar per “La città Incantata” nel 2003.
Pom Poko narra le vicende di un gruppo di tanuki, cani/ procione realmente esistenti nel Sol Levante, che si ritrovano costretti a lottare contro gli uomini per evitare che il loro rifugio, la verde collina Tama, diventi un quartiere residenziale. Uomo e Natura, quindi: un tema molto sentito e caro anche a Miyazaki ( “La principessa Mononoke”, 1997). La leggenda narra che i tanuki (insieme alle volpi, le kitsune) siano messaggeri del dio Hinari e che possano trasformarsi in qualsiasi cosa vogliano. Un dato che lascia subito disorientato lo spettatore è proprio la mole di trasformazioni a cui assiste. Oltre a quelle che i tanuki utilizzano a loro vantaggio per mimetizzarsi nella loro crociata contro gli invasori, stupisce e affascina la triplice raffigurazione dei tanuki nel corso del film. Essi assumono sembianze animalesche se a contatto con gli uomini, diventano antropomorfi e “fumettosi” quando sono al riparo nel loro villaggio, ed infine conoscono una terza e ultima (anche se breve) incarnazione molto più stilizzata che, pare, sia ispirata a Sugiura Shigeru, anziano mangaka.
La questione ambientale qui si intreccia indissolubilmente con il mito, anzi con i miti che la fertile mitologia nipponica ha generato tra tradizioni scintoiste, buddiste e credenze popolari. Fa un certo effetto vedere oggi (Marzo 2011), in mezzo a queste divinità, la raffigurazione macabramente profetica di Sihomitutama, l’Alta Marea che, nel corso di una parata di spettri organizzata da tre anziani saggi per dissuadere gli umani dal loro desiderio di espansione, dapprima travolge i partecipanti e poco dopo si dissolve. Il momento della parata è un elogio alla fantasia umana e si resta davvero a bocca aperta davanti alle evoluzioni di questi strampalati e terrificanti mostri, tra i quali si intravedono anche diverse star dello Studio Ghibli come Kiki, l’aereo di “Porco Rosso” e Totoro, che dello Studio è diventato anche l’emblema.
La narrazione, scandita da una solenne voce fuori campo, sembra seguire il corso naturale degli eventi e delle stagioni e la collettività arcaica, seppur con le sue divergenze interne, viene costantemente celebrata. “Io ammiro gli uomini. Non so come facciano a sopportare tutto questo”, dice tra sé e sé un tanuki trasformatosi in normale impiegato all’interno di un vagone della metro.
Lontani dal sensazionalismo del CGI (parliamo di un lavoro del 1994) e dai ritmi serrati delle produzioni americane, Pom Poko è un’opera impegnativa a dispetto dell’apparente ingenuità di alcune situazioni. Un inno alla bellezza della Natura in cui converge la vita umana, l’amore e la morte, senza ipocrisie e perbenismi. C’è poco spazio per il divertimento studiato a tavolino e tutto ruota, invece, attorno alla favola e alla tradizione, raccontate con un gusto raffinato per l’arte scenica e musicale.
Pom Poko riscosse un successo senza precedenti in patria appena uscì ma fece parlare di sé anche in Europa, aggiudicandosi il Festival di Annecy, in Francia, come Miglior film d’animazione. L’ampio ricorso al folklore, al Teatro No e ai miti del Giappone, all’inizio, può disorientare lo spettatore occidentale poco avvezzo ma, superato questo piccolo scoglio, si scopre in fretta una storia universale come poche altre e che, anzi, stimola alla lunga un bisogno di apertura verso questo tipo di narrazione, di ricerca e di (ri)scoperta dei rapporti umani in equilibrio con la Natura e con gli esseri che la abitano.