Supporta Gothic Network
Prima del silenzio. La parola che salva dall'oblio
La parola travalica i limiti del tempo, eternando l'emozione fuggevole nello spazio sacro della memoria. La parola è ciò che consegna la Storia al presente e il presente al futuro. La parola è un tempio in cui l'anima può sentirsi finalmente libera. Martedì 22 ottobre è andato in scena, al Teatro Eliseo di Roma, lo spettacolo Prima del silenzio, di Giuseppe Patroni Griffi, con Leo Gullotta e la regia di Fabio Grossi, in replica fino al 17 novembre. Uno spettacolo intenso e diseguale, colto e ridondante, drammaturgicamente denso quanto registicamente lezioso, sostenuto da una magistrale interpretazione di Leo Gullotta, nel cui lirismo attoriale si ravvisa il valore aggiunto di un testo già di per sé molto attuale (vide la luce nel 1979 e lo stesso anno fu messo in scena da Romolo Valli), ma che, grazie a lui, si arricchisce di un'anima vibrante e corporea.
Prima del silenzio è la storia di un poeta di mezza età (Leo Gullotta) che abbandona la famiglia e le comodità della vita borghese e si isola in un piccolo appartamento, nel quale trascorre le sue giornate assieme ad un giovane vagabondo scapestrato (Eugenio Franceschini). La loro relazione, pur venata di ambiguità latenti, non sconfina mai – quantomeno esplicitamente – in un rapporto omosessuale, ma si dipana nel territorio di una sincera quanto incongrua, e talvolta vampiresca, amicizia. Elucubrazioni filosofiche sul valore della parola si alternano a giochi infantili scanzonati e metaforici, il tutto in un languido senso di perdita e di scoperta costante. Finché l'apparizione di fantasmi legati al passato del poeta (in quale, non a caso, per tutta l'opera non verrà mai chiamato per nome), cominciano a incrinare l'armonia della convivenza. Per primo compare lo spirito della moglie (Paola Gassman), vorace nella sua superficialità, che umilia l'estro creativo dell'ex-marito allo scopo di indurlo a tornare ai rassicuranti agi obnubilanti della vita borghese. Poi appare il maggiordomo (Sergio Mascherpa), che tenta di far leva sul senso del dovere, ma che al contempo castra e costringe. Infine il figlio (Andrea Giuliano), che tenta subdolamente il padre con promesse di onori e di riconoscimenti. Il poeta, reagisce con fermezza ad ogni assalto, ma non può nulla al cospetto della decisione del giovane amico di riprendere il suo viaggio alla scoperta del mondo e della propria identità. L'unica cosa che può fare è quella di consegnare alla saldezza lenitiva della pagina la verità della sua sofferenza e della sua solitudine.
Lo spettacolo Prima del silenzio è, innanzi tutto, un omaggio al suo autore, Giuseppe Patroni Griffi, alla cui memoria è dedicato il Teatro Eliseo. È poi un omaggio alla parola, intesa come strumento salvifico contro il cinismo dell'oblio, quell'oblio che nell'attuale società incombe sempre di più su tutto ciò che è cultura e su tutto ciò che è consapevolezza del passato. Ma Prima del silenzio è anche un omaggio al suo interprete principale, quel Leo Gullotta che ogni volta che recita da sempre l'impressione di essere uno dei grandi incompresi del teatro e del cinema italiano. Lo spettacolo sembra intessere impalpabili legami elettivi e poetici con la sua tormentata vicenda autobiografica, arricchendo di un ulteriore e struggente peso specifico un sottotesto già penetrante e stratificato. La parola, quella catturata e impressa prima del silenzio, cioè prima che la morte cancelli la voce di chi l'ha pronunciata, è l'unico anello in grado di saldare la catena che tiene insieme passato, presente e futuro. E mentre il poeta nuota nella vita trascinandosi dietro la responsabilità del passato, il giovane affronta ogni nuova esperienza ricacciato indietro da un futuro che ancora non lo ritiene pronto. Ed ecco che entrambi approdano all'isola del presente, entrambi per isolarsi dal mondo che li circonda. Il poeta ha finalmente trovato un suo linguaggio, ma ha smarrito il contatto con la realtà che esso intende rappresentare. Il giovane invece non ha ancora trovato un proprio linguaggio, è costretto a usare quello degli altri, e perciò finisce per accettare il silenzio come unico veicolo di senso. La tensione si spezza, il poeta sprofonda ancora una volta nell'abbandono, nella solitudine, nel fallimento. Ma in un ultimo gesto regala la sua anima alla pagina, eternandosi, consegnandosi ai posteri, consegnandosi a noi. Prima del silenzio.