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Reate Festival 2014. Europa Galante con I Capuleti e i Montecchi
I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini è stata l'opera proposta in forma di concerto al Reate Festival 2014, sabato 27 settembre; Fabio Biondi ha diretto l'orchestra Europa Galante e il Belcanto Chorus ottenendo un caldo successo di pubblico. L'esecuzione è stata registrata su cd dalla casa discografica Glossa.
Contrariamente ai suoi propositi e alla sua abitudine, Bellini compose I Capuleti e i Montecchi in poco più di un mese, in quanto fu chiamato a sostituire Giovanni Pacini, per la produzione di un'opera nuova, dal Teatro La Fenice di Venezia. Pressato dal poco tempo a sua disposizione scelse il libretto scritto da Felice Romani, e già messo in musica da Nicola Vaccaj, che aveva ottenuto un grande successo. Romani, che già aveva scritto per il musicista catanese il libretti de Il pirata, la Straniera e Zaira, nella scrittura del testo, oltre a Shakespeare, si era basato su varie fonti letterarie della tradizione novellistica italiana e diede più spazio al conflitto tra Guelfi e Ghibellini.
Per la parte musicale Bellini utilizzò sette arie della Zaira, che, composta per il teatro di Parma, alla prima esecuzione il 16 maggio del 1829 non piacque. Per l'aria di Giulietta "Oh! quante volte, oh quante!", invece, utilizzò quella di Nelly, "Dopo l'oscuro nembo”, tratta Adelson e Salvini, l'opera del debutto del musicista catanese. Bellini intervenne sulla sua musica e realizzando riuscite parodie per la nuova opera, che scritta tra febbraio e marzo, andò in scena l’11 marzo 1830 ed ebbe un trionfale successo.
La parte di Romeo fu sostenuta dal mezzosoprano, Giuditta Grisi, sorella della soprano Giulia; fu la presenza a Venezia di questa brava cantante, esperta nelle parti in travesti, e il legame sentimentale che nacque tra loro a spingere Bellini a scrivere la parte per mezzosoprano. Inoltre anche nella Zaira il ruolo del giovane era stato sostenuto dal mezzosoprano, cosa che certamente facilitò la rielaborazione per I Capuleti e Montecchi.
Affidare al mezzosoprano o al contralto il ruolo del giovane innamorato era una pratica largamente diffusa in quell'epoca preromantica di transizione dal classicismo al romanticismo. Si pensava infatti che il timbro vocale di una donna fosse più adatto al ruolo di adolescente, una tradizione belcantistica derivata dal secolo precedente quando erano stati i castrati a sostenere il ruolo dell'innamorato; tra l'altro alcuni, come Crescentini e Velluti, avevano cantato fino all'inizio dell'ottocento.
In questa opera come era consuetudine, la scrittura delle parti vocali fu influenzata dalla bravura dei primi interpreti, le parti di Giulietta e Romeo sono ampie, anche Tebaldo ha un ruolo di rilievo, mentre quelle di Capellio, padre della protagonista e Lorenzo sono molto ridotte e non hanno arie. In questo melodramma il musicista era ormai giunto a trovare un suo stile affrancandosi dall'influenza, allora ancora imperante, di Rossini. Nello stile drammatico di Bellini predomina la pura espressione elegiaca dei personaggi, quindi è il canto, indiscusso sovrano, a dominare e non viene piegato alle esigenze della drammaturgia, come avviene in Donizetti e ancora di più in Verdi.
Se pure nelle parti orchestrali e nei cori ancora si sente l'eco del pesarese, è nei predominanti recitativi accompagnati, negli ariosi e soprattutto nelle arie che trionfa l'aereo, estatico incanto della melodia “infinita” belliniana, che tanto affascinò il giovane Wagner. L'opera, infatti, è un spartiacque che precede i capolavori di Bellini: La sonnambula, Norma e I puritani. Emblematico e profondamente innovativo è l'epilogo del melodramma, la cui tragica conclusione è affidata a un duetto breve, drammaticamente efficace, risolto con l'uso dell'arioso. Una soluzione proiettata nel futuro che per questo non fu allora compresa, infatti Maria Malibran pretese e ottenne di sostituirlo con il convenzionale finale di Vaccaj, una consuetudine che restò finché l'opera fu rappresentata nell'ottocento.
L'interpretazione di Fabio Biondi è stata particolarmente sensibile alla visione drammatica belliniana, particolarmente nell'esaltazione della cantabilità eterea e seducente della musica e della vocalità, senza indebolire la teatralità dell'opera, grazie anche alla bravura dei musicisti dell'orchestra Europa Galante, bene anche il Belcanto Chorus diretto da Martino Faggiani. Bene il Lorenzo di Fabrizio Beggi e il Capellio di Ugo Guagliardo, Davide Giusti, Tebaldo, ha una bella voce calda ma nella parte acuta ci è parsa un po' forzata e l'interpretazione dei passaggi più drammatici lontana dalla visione belliniana e più affine al tardo '800.
La parte di Romeo belcantistica e molto estesa è indubbiamente ardua, Vivica Genaux è sembrata poco a suo agio nel registro acuto ed eccessivamente veemente nei recitativi e negli ariosi, uno stile a nostro avviso lontano dalla vocalità belliniana. Una deliziosa Giulietta è stata quella di Valentina Farcas, vocalmente precisa nel rendere le rarefatte e perlacee mezze voci come i passaggi virtuosistici più impervi, la sua voce morbida e dolce, ma anche intensa ed delicatamente espressiva, è ideale per intrpretare il fascinoso dispiegarsi dell'elegiaca melodia belliniana. Alla conclusione dell'opera il pubblico presente ha applaudito tutti gli interpreti.