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Regio di Parma.Travolgenti russi con Temirkanov e Argerich
Teatro Regio, Parma. Domenica 5 febbraio: affascinante concerto interamente dedicato a tre grandi autori sovietici: Khacaturian, Prokofiev, Šostakovic, nell'interpretazione dell'Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanov e con la prestigiosa presenza, come solista, della grande Martha Argerich.
Definire sovietici i tre compositori non vuol essere un vezzo né rappresentare un giudizio negativo. I tre autori hanno in effetti rappresentato, ognuno con proprie caratteristiche e peculiarità, aspetti della musica prodotta in uno specifico periodo storico nel quale questa forma di espressione artistica era considerata uno straordinario mezzo per esaltare la qualità della visione estetica e culturale approvata e sostenuta dal partito. Tutti e tre, inoltre, non hanno trascorso serenamente la propria vita artistica, vivendo momenti di gloria ma anche altri di critica e denigrazione, sempre da parte degli organismi politici del regime.
Un programma quindi come detto affascinante, con pagine probabilmente poco conosciute di Kachaturian, due sezioni della suite del balletto Spartacus, insieme ad altre due di grande bellezza e complessità come la celebre Quinta Sinfonia di Šostakovic e l'impegnativo Terzo Concerto di Prokofiev per pianoforte ed orchestra. Šostakovic e Prokofiev, inoltre, si formarono presso il conservatorio di San Pietroburgo (città natale del primo) e pertanto il programma può anche essere considerato un omaggio da parte della prestigiosa Orchestra, della quale Temirkanov è il direttore artistico oltre che direttore principale.
Nella stesura di queste considerazioni non rispettiamo la scansione del programma, poiché è innegabile che la protagonista particolarmente attesa della serata era Martha Argerich, che ha concesso al folto pubblico presente il privilegio di riascoltare un suo cavallo di battaglia del repertorio con orchestra: il Terzo Concerto di Prokofiev. Chi scrive ha avuto la possibilità di ascoltare l'Argerich in concerto già una quarantina di anni fa, in un periodo di grande fulgore della sua carriera. Fulgore che non ha mai perso sino ad oggi luminosità, riuscendo, come sempre, a trasmettere forti emozioni ed entusiasmare il pubblico. È un dato di fatto che attualmente l'Argerich si dedichi con grande passione anche al repertorio cameristico, amando coinvolgere altri musicisti e giovani talenti in esperienze musicalmente straordinarie, e che il repertorio solistico e con orchestra non rappresenti più la parte predominante della sua attività. Motivo in più per esserle riconoscenti nella consapevolezza di aver vissuto un evento.
Il Terzo Concerto di Prokofiev, che ebbe al suo debutto un'accoglienza piuttosto tiepida per poi diventare una delle composizioni più amate ed eseguite, è l'esaltazione, dal punto di vista tecnico e della scrittura pianistica, dello stile dell'autore. Uno stile inconfondibile, a volte percussivo ai limiti della meccanicità, a volte con idee melodiche e slanci lirici di grande poesia, mantenendo sempre e comunque un'identità ben precisa ed una immediata riconoscibilità.
Esiste una registrazione indimenticabile di questo concerto nell'esecuzione della Argerich sotto la direzione di Charles Dutoit, che vinse anche un premio Grammy come migliore esecuzione solista strumentale. Esecuzione con la quale la pianista argentina esaltava come pochissimi altri le caratteristiche sopra descritte, con l'apparente facilità e controllo totale che è peculiarità solo dei grandissimi interpreti. Anche nell'esecuzione a Parma è apparso chiaro il profondo piacere e la complicità con la quale solista e direttore hanno affrontato la partitura. In queste occasioni e con questi interpreti l'aspetto tecnico e le difficoltà della partitura non sono elementi che condizionano l'esecuzione. Anzi, la Argerich, come sempre, appariva affrontare quasi con divertimento e con il suo tipico approccio definito spesso, in maniera positiva ovviamente, “selvaggio”, i passi più impegnativi, per esaltare poi con altrettanta facilità le più nascoste sfumature liriche di altri momenti del concerto.
Travolgente ed impeccabile l'esecuzione, quasi disarmante l'apparente mancanza di sforzo fisico con il quale superava ogni ostacolo tecnico e, come accade in ogni occasione di ascolto di una fra le più grandi interpreti di sempre, una punta di dispiacere per come, inevitabilmente, l'esecuzione arrivasse alla fine, accentuando il desiderio di riascoltarla ancora, subito, senza dover attendere un altro concerto. Entusiastiche ovazioni, ripetute chiamate e Schumann splendido regalo come bis.
Passando alle altre composizioni in programma, l'Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, sotto la direzione sicura di Yuri Temirkanov, ha dimostrato la familiarità prevista con questo repertorio. In particolar modo nella Quinta Sinfonia di Shostakovic, esaltando le caratteristiche inconfondibili della scrittura dell'autore, riconosciuto erede della grande tradizione sinfonica tardo ottocentesca mahleriana: ampiezza della visione, competenza nell'orchestrazione e nel controllo della forma, inesauribile vena creativa. Esiste inoltre un altro aspetto del quale tener conto in un ascolto critico. La Sinfonia fu composta nel 1937, in pieno periodo di purghe staliniane, un momento particolarmente grigio ed angoscioso per chiunque in unione sovietica. Un artista come Schostakovich non poteva restare indifferente e non percepire la negatività del clima sociale e l'inquietudine che serpeggiava ad ogni livello. Questa inquietudine è percepibile, in maniera più o meno chiara, in ogni movimento della sinfonia, anche in quelli apparentemente più danzanti e lievi, come il secondo, pervaso anch'esso da un ombra di malinconia ma anche in maniera evidente nello struggente terzo movimento, imbevuto di una tristezza glaciale e rassegnata che tocca nel profondo l'ascoltatore. Inappuntabile in questo senso la lettura data da Temirkanov nell'evidenziare tali caratteristiche.
Le sezioni eseguite della suite del balletto Spartacus di Kachaturian erano probabilmente i brani meno conosciuti dal pubblico, che ha tuttavia avuto un'ottima opportunità di ascolto e valutazione per la perizia, anche in questo caso, con la quale sono state eseguiti e diretti. L'Orchestra è apparsa una splendida ed affidabile macchina da guerra perfettamente a punto in ogni componente e Temirkanov, con l'inconfondibile gesto, inconsueto, personale ma efficacissimo, un perfetto condottiero in grado di condurla, superandole, attraverso qualsiasi asperità. Ineccepibile ogni sezione per precisione e intonazione. Qualità e bellezza di suono rara. Un unico grande strumento, un organismo musicale che respirava e viveva la partitura in perfetta sintonia con le indicazioni di Temirkanov. Pubblico entusiasta, un pieno di energia vitale ed una lezione di grande musica. Un grande concerto.