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Le regole del caos. La Versailles "all'inglese"
Alla regia un attore come Alan Rickman che, dopo L'ospite d'inverno del lontano 1997, torna a dirigere un film che interpreta pure nella figura del Re Sole, un Luigi XIV alle prese con la costruzione dei giardini di Versailles, la magnifica reggia francese a cui si è ispirata la nostra di Caserta. Accanto a lui una figura come quella di Kate Winslet ad interpretare l'architetto dei giardini Madame de Barra che, con il suo gusto atipico, conquista il rigoroso architetto del Re, André Le Notre, interpretato da Mattthias Schonaerts, fiammingo attore in ascesa nel panorama cinematografico: lo ricordiamo in Suite francese accanto a Michelle Williams.
Il clima di corte non si adatta a Madame Sabine de Barra, che abita in un palazzo con ampio giardino lontano da questa, profondamente immersa nel culto di una natura molto “all'inglese” e poco “alla francese”. Gli intricati e lussureggianti spazi che visita Le Notre, dopo averla prima scartata per la mancanza di ordine e poi scelta con maggiore convinzione riconoscendone i pregi della naturalezza, della naïveté e della correttezza al contrario degli altri candidati, lo conquisteranno a poco a poco. Lui, sposato ad una donna – nel cui ruolo si trova Helen McCrory -, l'intrigante Madame Le Notre, ma con cui si rompe quel patto d'amore e fedeltà propedeutico al sentimento che li lega, inizia ad appassionarsi alla persona di Sabine, trovando in lei quella sincerità e quell'affetto che lui stesso prova e condivide per gli adorati paesaggi che si occupano insieme di allestire.
La sala da ballo di Rockwork Grove, a Versailles, è affidata a lei, che con lena e disciplina riesce a organizzare una squadra di lavoro che riuscirà nell'impresa sebbene ostacolata da avversari di corte che attentano contro di lei ed il suo immaginario giardino che si sta rivelando nelle forme della realtà.
Un film ben diretto, con qualche lontananza “architettonica”, e molto british, dalla vera Versailles, e qualche ridimensionamento: offre un paradiso quasi kitsch rispetto a quel che sappiamo invece dei giardini reali, accordandosi però con disinvoltura ad una visione tipicamente inglese di quell'epoca dorata che fu il regno “solare” di Luigi XIV, ed in fondo riempiendolo di colori vivaci ed inaspettati.