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On the Road. Dalla parte di Sal
Certo che fare un film sul capolavoro beat di Jack Kerouac è difficile, anche per il regista di I diari della motocicletta, dedicati ad un altro grande mito, il Che. Ed infatti è dal 2004 che Walter Salles gira intorno a questo progetto finchè non incontra anche i produttori, i figli di Coppola, che ne aveva comprato i diritti al completo (non le options per qualche anno, come si fa di solito) nel lontano 1979. Siamo pronti allora per gettarci sulla strada, On the Road, e cavalcare la svettante Hudson del '47, protagonista anche lei dei viaggi di Kerouac, Cassady, Ginsberg e Marylou.
Mettere insieme quel “rotolo” originale composto da Kerouac alla fine dei suoi tre viaggi, rispettivamente nel 1947, 1949 e 1950, non è stato nemmeno quello facile: a pensare alla sceneggiatura José Rivera, compagno di viaggio di Salles anche per I diari della motocicletta del 2004, quindi finora nessun americano ad occuparsi del più americano dei sogni, direttamente sgorgante dalle orme dei pioneers di Fenimore Cooper alla ricerca di un territorio libero. Naturalmente, al contrario dei conquistatori dell'Ovest, Kerouac & Co. Cercavano altro: il territorio e la sua esplorazione era solo una metafora della loro ricerca interiore ed umana, una ragione a quella “follia” squisitamente umana che Kerouac tanto ammirava negli altri, a cominciare dall'amico Neal Cassady, l'”incendiario” compagno di viaggio che abbatteva tutte le frontiere, aldilà di una moralità americana ancora piuttosto conservatrice.
Ed è Garrett Hedlung (alias Dean Moriarty come nel romanzo di Kerouac) a interpretare questo instancabile tombeur de femmes, dalle doppie relazioni, una con la prima moglie Marylou (Luanne Henderson interpretata da Kristen Stewart, tutta basata sul sesso, l'altra sulla famiglia con Camille (Carolyn Cassady, la bella Kirsten Dunst): è con lui, Neal, che Kerouac parte di droghe e di donne, sempre battutto in fondo, lui, che è un riflessivo, che stende pagina dopo pagina tutto il suo diario di viaggio, firmandosi nel libro come Sal Paradise.
Piccola finestra per il cupo Burroughs interpretato da Viggo Mortensen, nel libro Old Bull Lee, come per Galatea Dunkel che in realtà è Helen Hinckle, ruolo dell'attrice Elisabeth Moss. Parte più di rilievo per l'altro compagno Allen Ginsberg, nel film e nel libro col nome di Carlo Marx, nella realtà il ruolo è di Tom Sturridge: un flebile poeta innamorato di Cassady e sempre dietro a Kerouac come suo grande ammiratore ed amico.
Una parabola ben diretta, paesaggi ripresi dal vivo, e sempre con il libro di Proust fra le mani di Jack/Sal: Swann's Way (Dalla parte di Swann, tit. orig.: Du côté de chez Swann, prima parte del voluminoso e proustiano capolavoro À la recherche du temps perdu, ultimato nel 1927 e cominciato nel 1913, data del primo capitolo). Forse manca quella patina di polvere, di bukowskiano sporco letterario, che probabilmente c'era, misto al lirismo inossidabile e puro di Jack.
In ultimo, vorrei consigliare la lettura di due libri editi da Cooper sulla beat generation: il primo, a firma di Emanuele Bevilacqua, s'intitola Guida alla Beat Generation. Kerouac e il rinascimento interrotto e ruota intorno alla formazione e agli amici beat di Kerouac. Scorrevolissimo, si presenta come compendio indispensabile per farsi un'idea su Kerouac ma anche sugli altri beat: da cosa leggevano a come passavano le serate. Il secondo libro è tutto imperniato su una mappa toponomastica di San Francisco dal punto di vista beat: curata da un beat come Bill Morgan, vi accompagna in una lunga passeggiata tra i luoghi e le case degli amici di Kerouac, ed è molto precisa e dettagliata: s'intitola La guida beat di San Francisco, e se fate un giro da quelle parti potete seguirla passo passo per scoprire ogni più recondito aneddoto legato alle location beat.