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Rock the Kasbah in Afghan Star
Ve lo diciamo subito, la Kasbah non c'è e nemmeno la canzone dei Clash omonima sentirete in questo film tagliato e cucito su un Bill Murray, diciamolo, un po' vecchiotto per queste parti arzille, e la regia di Barry Levinson. Dietro naturalmente c'è Mitch Glazer alla sceneggiatura, che però stavolta ha fatto buca: il film infatti ha poco slancio e la storia poco credibile.
Bill Murray interpreta la parte di un agente musicale ormai fallito che cerca di giocare le sue ultime carte approfittandosi di chi non ha nessun talento ma moltissime (vane) speranze, compresa la segretaria. Parte per l'Afghanistan come ultimo stadio prima della fine per un concerto sovvenzionato dall'esercito incontrando trafficanti d'armi che lo metteranno nei guai facendogli però conoscere una giovane pashtun che ha delle splendide doti canore. A Salima però è fatto divieto di cantare e questa dovrà scappare per avere una chance su Afghan Star, trasmissione (forse l'unica) di lancio per nuove promesse alla stregua della statunitense American Idol.
Tra questi incontri ve n'è uno particolare con Kate Hudson, improbabile e bellissima prostituta relegata in una roulotte con annesso soldato dotato di mitra: siamo a Kabul, in piena guerra e le bombe esplodono tutti i giorni come fossero le stelline di capodanno. Tra un revival anni '70 “Don't let me be misunderstood” di Santa Esmeralda, e Bob Dylan, saliamo su jeep e taxi mezzi rotti e ci inoltriamo in villaggi dove le munizioni sono attese come unica speranza di vita. Un triste spettacolo se ci si pensa, e se non fosse il film così scanzonato in questa terra abbandonata da Dio.