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Royal Opera House. L'eburneo candore di Giselle
È una serata difficile per Londra, le temperature sono glaciali, la neve scende silenziosa, i collegamenti aerei cancellati o ritardati ma, per chi è riuscito ad arrivare, la Royal Opera House appare in tutta la sua eleganza e soprattutto registra sold out per una delle serate finali di Giselle. La storia d’amore romantica è un classico del balletto, è un’occasione creativa per interpreti e coreografi e per questo mantiene sempre vivo l’interesse del pubblico.
Giselle è colei che sa ancora morire per amore mentre Albrecht è colui che tradisce l’amore: due ore di tecnica ed espressività in cui si passa dall’allegria alla disperazione, dalla padronanza di sè alla consapevolezza che la vita senza amore non ha senso.
L’assolo d’esordio di Giselle nel primo atto porta sulle scena Sarah Lamb, che sostituisce e non fa assolutamente rimpiangere (anzi!) la ballerina principale Laura Morera, assente per indisposizione. La giovane Lamb interpreta brillantemente la gioia di vivere di Giselle e l’attesa dell’amore, gioca con innocenza insieme ad Albrecht in un dialogo di movimenti dinamici, rincorrendosi in una serie festosa di jetés.
E strappa applausi a scena aperta quando interpreta il momento della pazzia e della morte: non solo tecnica ma una vera e propria pantomima drammatica. Giselle ricorda i momenti della sua felicità d’amore quando, trasognata, fa il gesto di raccogliere i fiori e sfogliare i petali.
Il passaggio dal primo al secondo atto è valorizzato anche da un cambiamento di colore della scena: dall’autunno caldo e rossiccio della valle della Renania dove i contadini festeggiano la vendemmia alla notte scura e nebbiosa del bosco popolato di Villi.
Il freddo della notte è angoscia dello spirito, è presagio di morte ed ora anche Giselle fa parte della “tribù” delle Villi, anime vendicative di giovani donne morte prima di sposarsi che sono state trasformate in spiriti notturni e obbligano tutti gli uomini che incontrano a danzare fino alla morte.
Protagoniste del secondo atto le bianche Villi: hanno il corpo rigido e piegato in avanti, lungo una linea immaginaria che unisce testa, collo e punta dei piedi, con le braccia incrociate davanti, come se portassero un mazzo di fiori. Esprimono dolore e tensione anche muscolare ma il corpo di ballo inglese è inappuntabile nel sincronismo dei movimenti. Anche Giselle, uscendo dalla tomba, ora è uno spirito bianco ed anche lei volteggia con disperazione e amarezza.
Spettacolare l’entrata in palcoscenico di Albrecht con un gran mazzo di fiori bianchi avvolto da un largo e svolazzante mantello: nonostante tutto sarà perdonato. Giselle infatti non solo dimentica il torto, la vendetta, il tradimento ma aiuta Albrecht a sfuggire alla maledizione delle Villi. Protetto dall’amore cristiano della ragazza, egli si salva danzando senza sosta, con lo spirito dell’amata, sino all’alba ma svanito l’incantesimo, il giovane resta solo con il suo dolore. Così termina il balletto, con uno scroscio di applausi che si protrae lungamente e che ripaga con uguale intensità i protagonisti e il corpo di ballo.