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San Paolo fuori le Mura. Elgar e il Sogno dell'Anima
Il 29 aprile scorso, nella monumentale Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma, si è svolto un concerto la cui prima esecuzione assoluta data al 1900. The Dream of Gerontius, capolavoro “cattolico” di Edward Elgar, è stato composto sulle liriche del Cardinale John Henry Newman. Per la prima volta a Roma, la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra ha invitato la Southbank Sinfonia e il Coro del Parlamento britannico diretti da Simon Over, insieme alle voci soliste del tenore Robert Murray (Gerontius), del mezzosoprano Beth Taylor (The Angel) e del baritono Arthur Bruce (The Priest e The Angel of the Agony).
L'opera di Elgar, che scrisse lo stesso libretto, riducendo la versione originale del teologo cristiano (convertitosi dall'anglicanesimo al cattolicesimo), filosofo e poeta John Henry Newman, passò attraverso vari vicissitudini: il compositore britannico venne contattato dal Festival di Birmingham nel 1898 per un evento che avrebbe avuto luogo proprio nel 1900, ad inaugurare il nuovo secolo. Dopo varie traversie per impegni di Elgar, e la liberazione nella composizione dalla tonalità tradizionale, terminata in un metro triplo, il compositore decise di connotare in modo pienamente cattolico il testo, trovando non poche difficoltà in terra d'Albione da parte del Worcester Three Choirs Festival nel 1902, che decise di omettere tutti i riferimenti a Maria Vergine senza il consenso del compositore, il quale lo considerò un “sacrilegio”.
È con estremo vanto e privilegio, quindi, che il Cardinale James Harvey, Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, per celebrare la figura di John Henry Newman (1801-1890), canonizzato il 13 ottobre 2019, presenta il concerto, che si caratterizza anche per la notevole difficoltà esecutiva e l'ampia richiesta canora, sia dal coro sia dai solisti. La data poi, ci informa lo stesso Ambasciatore britannico presso la Santa Sede, Christopher Trott, "non è stata scelta a caso: bensì vuole commemorare l'anniversario della notte dell'incendio della Basilica tra 15 e 16 luglio 1823, che fece crollare l'intera chiesa. La sua ricostruzione fu iniziata due anni dopo da Papa Leone XII nel 1825 ed è questo anno che la lega al motto giubilare prossimo venturo del 2025: rimanga sempre accesa la fiamma della speranza. Il viaggio dell'anima del Cardinale Newman ed il suo ingresso in Purgatorio, attraverso la metafora dipinta da The Dream of Gerontius, è dispiegato attraverso i caratteri di un Angelo custode che lo conduce nell'Aldilà per incitarlo a credere nella speranza della resurrezione e nella vita che verrà. L'Angelo intima a Gerontius che questo sarà un sentiero di purificazione e implicitamente suggerendo che noi possiamo apprendere da coloro che sono scomparsi".
Ad eseguire l’imponente lavoro, una vera e propria rarità per Roma e per l’Italia dove si contano pochissime esecuzioni, sono stati oltre quattrocento musicisti, con i giovani talenti della Southbank Sinfonia e il Coro del Parlamento britannico diretti da Simon Over. All'avvio dell'ouverture si presenta quasi subito un tema lirico principale flebile ed accogliente, vellutato, e poco dopo un incitamento, a tratti tenebroso e drammatico che segue, quasi trionfante; piano piano quest'ultimo s'incrocia al motivo lirico prima dominante e suadente; Gerontius trema e vacilla di fronte alla morte: Robert Murray interpreta questa prima parte con notevole e calda drammaticità e la dialettica tra lui e gli Aiutanti del Coro è concitata. Il Coro è soprattutto femminile nel respiro, a tratti agonico, che si presenta accelerato.
Il baritono Arthur Bruce (che interpreta il Prete e l'Angelo dell'Agonia), è gentile e rotondo, morbidamente si dispiega nel duetto con il Coro di aiutanti, conferendo un grande afflato alle sue risposte per Gerontius, devoto ed afflitto.
Nella seconda parte, la voce di Gerontius, che ora è un'Anima, si è perfettamente addolcita e riappacificata; non ha più timore; parla con l'Angelo dell'Agonia, il soprano Beth Taylor, che coerentemente evoca con il suo timbro oscuro tutta la drammaticità del trapasso. L'Anima di Gerontius è più forte ora e l'Angelo fa pensare al parallelo con Beatrice, per dolcezza e spessore della compassione.
I Demoni dell'inferno innescano una dissonanza di fondo nella musica, che Elgar stesso ha spiegato in un messaggio cifrato rivolto a un altro compositore inglese, Charles Villiers Stanford: i demoni sono rappresentati soprattutto da voci maschili di scherno ed alterigia, e saranno infine inghiottiti dalle tenebre per lasciare posto a Gerontius, all'Angelo ed alla musica di nuovo armoniosa. Il Coro degli Angeli finale è in dialogo con l'Angelo e finalmente Gerontius accetta di morire e di presentarsi al cospetto del Signore, che gli farà la Grazia di mostrarsi.
Edward Elgar, quasi sulla scia di Wagner, compose lui stesso il libretto, ma in realtà si basò in modo quasi letterale sul poema The Dream of Gerontius di Newman. Scritto nel febbraio 1865, e pubblicato pochi mesi dopo sulla rivista Month, il poema è una sorta di descrizione escatologica relativa al destino che attende l’anima cristiana dopo la morte. Il testo originario era diviso in sette parti, che vennero ridotte a due da Elgar, che mantenne sostanzialmente l'impianto formale del testo di Newman: si noti che anche Elgar, per volontà della madre, venne battezzato nella fede cattolica, a cui rimase fedele tutta la vita, anche se il suo Cattolicesimo Romano fu considerato con sospetto in alcuni ambienti e nella società aristocratica e alto-borghese della Gran Bretagna vittoriana ed edoardiana. Il compositore scrisse l’opera fra il 1899 e il 1900 arrivando con essa a coronare la sua carriera artistica, grazie all’originalità e alla ricchezza dei mezzi espressivi, sinfonici e vocali (che richiamano uno stile tardo-romantico e post-wagneriano), e per l'intensità dei sentimenti così sapientemente espressi. La prima esecuzione avvenne a Birmingham, presso la Town Hall, il 3 ottobre 1900.
Il poema di Newman si apre con Gerontius vicino alla morte, e compreso da un forte timore per l'aldilà. Si risveglia durante il sogno in uno stato confuso, senza corpo; il solo pensiero, gli viene detto, è ciò che blocca il cammino verso Dio, mentre viene portato davanti a un tribunale del giudizio, una Gerousia quasi demoniaca, davanti alla quale perde la vista, costretto a rendersi conto che la sua colpa terrena impedisce qualsiasi visione beatifica finale: Jesu, Maria – I am near to death,/And Thou art calling me; I know it now,/Not by the token of this faltering breath,/This chill at heart, this dampness on my brow –/(Jesu, have mercy! Mary, pray for me)/’Tis this new feeling, never felt before,/(Be with me, Lord, in my extremity!)/That I am going, that I am no more./’Tis this strange innermost abandonment (Gesù, Maria - Sono vicino alla morte,/e Tu mi stai chiamando; ora lo so,/Non per il segno di questo respiro vacillante,/Questo brivido nel cuore, questa umidità sulla mia fronte -/(Gesù, abbi pietà! Maria, prega per me)./È questo nuovo sentimento, mai provato prima,/(Sii con me, Signore, in questa mia ora estrema!)./Che me ne sto andando, che non sono più./È questo strano abbandono interiore).
Il poema termina quando la sua anima viene condotta in una notte purgatoriale di prova, quello stato intermedio di sofferenza dell'anima, che non è ancora né salvezza né dannazione. Del resto, in alcuni versi omessi nel libretto di Elgar, Newman si domandava se fosse vivo o morto. Una condizione in cui il silenzio fa scaturire i pensieri da una strana introversione, e in cui l'anima comincia a nutrirsi di sé stessa, perché non ha nient'altro di cui nutrirsi (nought else to feed upon).
E non è un caso che, durante la Prima guerra mondiale, il grande poeta Thomas Stearns Eliot scrisse il poemetto Gerontion che si presenta quasi come una versione esagerata di Gerontius: bloccato nella circolarità del pensiero, temendo di perdere non solo la vista, ma anche tutti i sensi. Tutti i suoi sensi e i suoi stessi vizi, che si raggruppano nella terza sezione del poema come "ambizioni bisbiglianti” (whispering ambitions), "vanità" (vanities), "vizi innaturali" (unnatural vices) e "crimini impudenti" (impudent crimes) rischiano di sottrarlo alla "passione" terrena o divina. In effetti, i timori di Gerontion equivalgono al contenuto del sogno di Gerontius: si possono riassumere nel fallimento della sintesi, o meglio in quella condizione purgatoriale, quel né-né tra la vita e la morte, il paradiso e l'inferno, quella terra di nessuno intermedia, quella terra desolata, che dovrebbe preludere alla purificazione, ma che potrebbe costituire solo "il terrore dell'inquisizione" (terror in inquisition) nel momento della rivelazione.
Il testo di Newman, d'altro canto, è molto più conforme alla religiosità cattolica, ma anche non così distante dalla sensibilità religiosa vittoriana, al punto che il primo ministro William Gladstone ebbe a dire che il poema fosse "the most remarkable production since Dante's Paradiso and Inferno". Del resto, Newman descrive una sorta di viaggio di un'anima di un pio cattolico: la metafora del viaggio è ciò che può facilmente farci pensare a Dante, peregrinus e viator nell'aldilà. Nella descrizione del viaggio dell'anima, accompagnata verso il Purgatorio da un angelico compagno, Newman articola la realtà immateriale dell'aldià, sottolienando il paradosso dell'anima che viene "consumata, eppure vivificata, dallo sguardo di Dio" (Consumed, yet quickened, by the glance of God). Particolarmente intenso è poi la descrizione, ai limiti dell'ineffabile (e che risente della tradizione mistica, da Meister Eckhart a Jacob Böhme, da Santa Teresa d'Avila ad Angelus Silesius), del momento in cui l'angelo rivela a Gerontius che prima di ascendere al Purgatorio potrà intravedere Dio, seppur fugacemente: Yes – for one moment thou shalt see thy Lord./One moment but thou knowest not my child,/What thou dost ask: that sight of the Most Fair/Will gladden thee, but it will pierce thee, too (Sì, per un momento vedrai il tuo Signore/Un momento, ma tu non lo sai, figlio mio,/quello che chiedi: quella vista del Più Bello/ti allieterà, ma ti trafiggerà anche).
Tutto ciò contrasta con la violenta descrizione che l'Angelo traccia riferendosi ai demoni: "It is the restless panting of their being;/Like beasts of prey, who, caged within their bars,/In a deep hideous purring have their life,/And an incessant pacing to and fro" (È l'ansimare inquieto del loro essere;/come le bestie da preda che, ingabbiate nelle loro sbarre,/vivono per mugghiare profonde e orribili fusa/e per camminare senza sosta avanti e indietro).
Grande partecipazione di pubblico, oltre agli innumerevoli invitati, e lunghi scrosci di applausi, hanno condiviso questo nuovo afflato nella seconda Basilica di Roma, caput mundi della cristianità.