Santa Cecilia. Fidelio celebra l'amore incondizionato

Articolo di: 
Livia Bidoli
Fidelio

L'Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha inaugurato la sua stagione sinfonica 2016-2017 con l'unico capolavoro operistico di Ludwig Van Beethoven: Fidelio, un'opera politica ed allo stesso tempo sull'amore di rara fattura. Con Sir Antonio Pappano sul podio dell'Orchestra ed il Coro di Santa Cecilia diretto da Ciro Visco, un cast di grande calibro con Simon O'Neill nella parte di Florestan e Rachel Willis-Sørensen in quella di Leonore.

Tre versioni e quattro ouverture per quest'opera massimamente votata alla libertà: quella Freiheit invocata da Florestan in fondo alla sua cella, dove è rinchiuso ingiustamente: Beethoven ha composto questo Singspiel (con parti parlate, recitativi) traendolo dal testo di Jean-Nicolas Bouilly (1798), che sotto la Rivoluzione Francese titolava Léonore, ou l'amour conjugal. Fu complesso l'avvicendarsi delle versioni dovute ad insuccessi fin dalla prima nel Theater an der Wien nel 1805 diretta da Beethoven stesso. Quella scelta da Sir Pappano è l'ultima e definitiva del 1814 con la celebre ouverture Leonore n.3, inserita – Mahler diede avvio a questa pratica – tra primo e secondo atto anche per far “respirare” i cantanti. Il libretto in questo caso – pure qui ci sono stati vari avvicendamenti – ha come autori Joseph Sonnleithner e Georg Friedrich Treitschke.

La trama ruota intorno al prigioniero politico Florestan che la moglie Leonore intende liberare, introducendosi nel carcere vestita da uomo, e prendendo il nome di Fidelio. Il capocarceriere Rocco lo prende sotto le sue dipendenze e Marzelline, sua figlia, se ne innamora. La condizione carceraria di Florestan. rinchiuso in isolamento e senza luce per vendetta da Don Pizarro in una prigione vicino Siviglia nel XVII secolo Don Pizarro è il terribile governatore di un carcere di Stato, dalla voce di basso, qui interpretato perfettamente dal baritono Sebastian Holecek -, è la stessa condizione di sempre, qui però la vendetta privata di Pizarro viene sconfitta – con grande favore di re ed imperatori dell'epoca che assistevano alla recita – dal ministro Don Fernando, durante un'ispezione a sorpresa.

Nel Fidelio abbiamo quindi la rappresentazione della sconfitta delle parti corrotte dello stato da parte di quelle pure e garantiste: si scoprirà poi, nel magnifico quintetto finale con Julian Kim nella parte del ministro, che riconosce addirittura un amico in Florestan.
Dall'altra parte abbiamo la fede in Dio di Florestan che non lo fa disperare ma, motore di tutta la vicenda è l'amore coiugale di Leonore-Fidelio che affronta i pericoli di un mondo al maschile – quello del carcere ci informa anche Adriano Sofri nel prezioso programma, è prevalentemente abitato da uomini – per salvare il marito amato.

L'inizio dell'approccio sinfonico è ampiamente nello stile del Sommo Ludwig van, per citare uno dei capolavori filmici, Arancia meccanica (A Clockwork Orange, 1971) in cui ascoltiamo la Nona Sinfonia, che l'ha reso famoso a livello di masse tramite Kubrick, che nondimeno ha fatto uso del Fidelio come parola d'ordine in Eyes Wide Shut (1999), altro capolavoro esoterico-simbolico sulla natura dell'amore e della fedeltà tratto da Doppio sogno di Arthur Schnitzler (Traumnovelle, 1926). 

Dicevamo del vigore, sia per il procedere scoppiettante della musica, con un tema però delicato che si allinea poco prima dell'inizio del canto di Marzelline e Jacquino: intarsio musicale che prosegue con la voce flautata di Marzelline interpretata dal soprano Amanda Forsythe, che la affina ulteriormente quando giunge Leonora travestita da Fidelio di cui lei è innamorata. Jacquino, impersonato dal tenore teutonico Maximilian Schmitt ha un bel timbro di voce, e quando rincontriamo Günther Groissböck, di casa a Santa Cecilia, ne ammiriamo la possenza e la profondità cadenzata dal sentimento nella parte di Rocco. Don Pizzarro, ha una voce “ruggente” come richiede il personaggio avido di vendetta quale è, e ne ammiriamo il terzetto con Rocco-Groissböck e Fidelio-Sorensen, che ci fa commuovere particolarmente nella sospirata angoscia di lei: “L'ultima stella per chi è stremato/Rischiara la meta”. Sorensen interpreta con forza la lungimiranza e la tenacia di Leonora/Fidelio per salvare suo marito Florestan dal carcere e dalla morte: perché come dice il Coro macabramente “Il carcere è una tomba”, dove si viene dimenticati e sotterrati senza clamore.

Nella seconda parte si entra lugubremente nella prigione con Florestan che grida il suo lamento sulla condizione cupa cui è condannato: commovente e possente con una fede nella volontà di Dio sempre ferma nonostante tutto.
La voce unanime del Coro a descrivere la tetraggine delle prigioni corre sulla stessa linea - tutti toni bassi che rattristano e stringono il cuore - quando un prigioniero (Marco Santarelli) avverte anche che, proprio con l'oscurità si è spiati: “Attenzione, siamo spiati, moderatevi!” afferma alacremente quanto sia politica l'opera. Sempre sussurrato come avvertimento il duetto Florestan – Rocco è particolarmente brioso ed il quintetto di voci sulle condizioni carcerarie: “qui non abita né piacere né gioia” quando i prigionieri rientrano dal poco d'aria concessa da Rocco anche per favorire l'arrivo a sorpresa del ministro per evitare di dover uccidere Florestan.

L'incontro tra i due, marito e moglie in carcere si muta in una sorta di comunione con pane e vino, seguendo un profilo religioso e profondamente cristiano: il duetto Florestan-Leonore delinea con la levigatezza dell'innocenza il concetto di amore-compassione della donna che salva l'uomo amato, mentre il motivo del “destino” e della “volontà divina” riluce nel passo da solo dell'Orchestra.
La tromba da lontano annuncia l'arrivo del ministro ed il florilegio canoro e sinfonico di tutti uniti nel finale prorompe lieto e a compimento di una vittoria per la giustizia tutta opera di Leonore, come canta il coro: la “donna che salva lo sposo”, l'amore coniugato con la fedeltà che “spezzò le catene” della prigione. Una prova magnifica dell'Orchestra diretta da Sir Pappano come del Coro guidato da Visco, in un inno concreto all'amore coraggioso e incondizionato che i solisti tutti celebrano nel finale glorioso.

Pubblicato in: 
GN45 Anno VIII 28 ottobre 2016
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Auditorium Parco della Musica – Sala Santa Cecilia
Giovedì  20 ottobre ore 19.30
Sabato 22 ore 18.00 – Lunedì 24 ore 20.30

Inaugurazione Stagione Sinfonica 2016-2017

Ludwig Van Beethoven
Fidelio
Libretto Joseph Sonnleithner e Georg Friedrich Treitschke

Orchestra e Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Antonio Pappano direttore

Simon O'Neill tenore (Florestano)
Rachel Willis-Sørensen soprano (Leonore)
Günther Groissböck basso (Rocco)
Amanda Forsythe soprano (Marzelline)
Sebastian Holecek baritono (Don Pizarro)
Maximilian Schmitt tenore (Jacquino)
Julian Kim baritono (Don Fernando)

Ciro Visco Maestro del Coro

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