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Santa Cecilia. L'avvincente Trifonov con la Rach 3
L'Accademia Nazionale di Santa Cecilia prosegue con una programmazione ricca di nomi prestigiosi. Imperdibile il concerto che ha visto Daniil Trifonov l’8 novembre (Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia ore 19.30, repliche venerdì 9 novembre ore 20.30 e sabato 10 novembre ore 18.00) alle prese con l’interpretazione del Concerto n. 3 di Rachmaninov con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano.
Prima del nostro virtuoso Trifonov, abbiamo ascoltato l'ouverture dall'opera Ruslan e Ljudmila di Mikhail Glinka, conosciuto per far parte del "Gruppo dei Cinque", la scuola nazionale russa fondata da Milij Alekseevič Balakirev insieme a Nikolaj Rimskij-Korsakov, César Cui, Aleksandr Borodin, Modest Musorgskij, che puntava alla rivalutazione delle radici russe sul seguito della musica appunto composta da Glinka, di cui annoveriamo uno splendido ricordo nella foto di Aleksandr Rodčenko Ruslan e Ljudmila (Teatro Bolshoi) del 1937. L’ouverture è la pagina più conosciuta dell’opera, con un tema dell’aria di Ruslan del secondo atto. Una pagina vivacissima tipica dello stile post-rossiniano in voga all’epoca (siamo nel 1842) in cui l’opera venne composta. La prima rappresentazione fu un solenne fiasco che fece cadere in profonda depressione il compositore, ma anche in seguito, a parte l’ouverture, l’opera fu conosciuta quasi solo per la versione coreografica del primo atto fatta da Djagilev nel 1909. Molto breve e vivace, Pappano ha condotto con inusitata velocità l'Orchestra di Santa Cecilia, restingendo la durata a soli sei minuti.
Il virtuoso Daniil Trifonov (nato nel 1991) solista al pianoforte per la celebre Rach 3, ovvero il Concerto per pianoforte n.3 op. 30 di Sergej Rachmaninoff, che è, insieme al Rach2 (Concerto per pianoforte n.2) uno dei brani più ardui da eseguire su tastiera. Composto dall'autore nel 1909, ed eseguito da lui stesso in prima mondiale nel 1909 a New York diretto da Damrosch – ed in seguito diretto da Mahler alla Carnegie Hall (1910) -, si compone di tre movimenti: Allegro ma non tanto, Intermezzo: Adagio e Finale: Alla breve. Questi ultimi suonano tutti come un avvicinamento al trionfale finale. Nel primo Trifonov mostra come le sue doti di pianista siano contraddistinte da un tocco quasi alare, leggero, con un approccio dolce alla tastiera che poi viene aggredita nervosamente, inperpicandosi sui passaggi più tortuosi e svettando in velocità. In questo Pappano si trova molto a suo agio e apre armonicamente leggero anche lui per sottolineare vieppiù la caratura romantica del brano.
Trifonov, se stiamo attenti ad ascoltare le registrazioni dell'epoca, ha quel tocco direi “chopiniano” (ed infatti sono usciti già vari cd dedicati al romantico polacco con lui alla tastiera per Decca e la stessa fondazione Chopin), come lo stesso Rachmaninoff: stempera il romanticismo incluso nella partitura riportandolo indietro addirittura a prima della composizione e con un tocco caudato. Nella ripresa del tema del primo movimento, nell'Adagio, Trifonov brilla più che mai e la serie di arpeggi raffinatissimi del Finale sempre in accelerando, insieme alle variazioni dell'oboe e degli altri legni, sono avvincenti, coinvolgendo omogeneamente l'Orchestra tutta verso il baldanzoso finale. Il profondo epos che Rachmaninoff immette nella sua partitura è anche legato al riportare la maestosa tradizione russa nel linguaggio romantico scelto dal compositore. Chiamato ad un glorioso bis da un pubblico festante, ha presentato una rilettura di un tema da Bach.
La prima esecuzione della Sinfonia n. 4 op. 36 di P.I. Čajkovskij fu diretta da Nicolai Rubinstein a Mosca nel febbraio 1878, ad un anno dalla sua composizione: era dedicata all'amica e mecenate Nadežda von Meck, grande appassionata della sua musica e con cui iniziò un rapporto epistolare che garantì al compositore una stabilità economica. Come si ode dal terribile tema del fato che inizia e percorre la sinfonia, Čajkovskij era rattristato da questioni amorose ed esistenziali, derivanti soprattutto dall'impossibilità di avere una relazione omosessuale, vietata a quel tempo, e che lo condusse a matrimoni di schermo come quello con Antonina Miliukova.
L'insanabile conflitto con sé stesso si diffonde per tutta la sinfonia come irreparabile e mesto, con poche aperture di speranza che terminano per sottolineare ancora di piu' l'introiezione e la disperazione di una soluzione del tutto assente: come nel successivo poema sinfonico Manfred (1885) o nella Sinfonia n. 5 in mi minore (1888), e l'Allegro con fuoco finale non promette nulla di buono addivfenire. L'Orchestra di santa Cecilia, che ha inciso nel 2007, le Sinfonie 4, 5 e 6 con Pappano, si è trovata meglio nei movimenti successivi al primo.
Con lo stesso programma Antonio Pappano, Daniil Trifonov e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia sono protagonisti, a partire dal 15 novembre, di una lunga tournée in Asia, che dalla Corea del Sud (Seoul 15 novembre), dopo una tappa a Taiwan (Taipei il 20 novembre) li porterà a Hong Kong (22 novembre), Dalian (26 novembre), Pechino (27 novembre) e Shangai (29 novembre).