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Santa Cecilia. Il Libro dell'Apocalisse di Schmidt
Una prima esecuzione per l'Accademia di Santa Cecilia: Il Libro con Sette Sigilli dell'ungaro-austriaco - nacque nel 1874 a Pozsony – Pressburgh, che allora era territorio ungherese, e che oggi invece è Bratislava, Slovacchia - Franz Schmidt. L'oratorio è diretto dall'austriaco Leopold Hager e con una compagine di cantanti a maggioranza austriaci anche loro: dal basso della Voce del Signore del wagneriano Günther Groissböck, all'adamantina e bellissima voce di Giovanni, Herbert Lippert, fino al contralto viennese Stephanie Atanasov. Da Lipsia l'organista Michael Schönheit, per un concerto che nella serata del 13 febbraio (la prima l'11 e la replica il 14) è stato trasmesso in diretta su Rai Radio 3.
Se Franz Schmidt avesse saputo di aver preso tanto da Mahler e lo stesso Mahler avesse compreso quanto avessero in comune, probabilmente i giudizi poco lusinghieri dell'allora Direttore dell'Hofoper di Vienna (in cui Schmidt ricopriva il leggio da violoncellista), non lo avrebbero amareggiato tanto. Eppure, sentiamo, nel canto elegiaco di Schmidt e nei cori pacifici per l'Alleluja finale, un che di proveniente dalla Quarta mahleriana, in particolare dal passaggio canoro di Die Himmlische Leben (da riascoltare). Sicuramente la ruvidità di Schmidt rispetto alle punte auliche di Mahler è notevole, e questo lo avvicina fortemente a Bruckner ed al coevo Reger, ma la liricità, fragile ed espressiva dei Cori di Schmidt – pensiamo anche alle lancinanti implorazioni delle madri di fronte al massacro dei figli – condividono con il “grande defframentatore dell'Io”, un anelito rivolto verso il cielo, religioso oppure no.
Questo gigantico Oratorio per soli coro e orchestra di Schmidt è tratto dal Libro dell'Apocalisse di Giovanni nella traduzione in tedesco fattane da Martin Lutero: un'opera scritta dal compositore tra 1935 e 1937, due anni prima della morte nel 1939. Dopo alcuni successi come Notre Dame nel 1914 diretta dal successore di Mahler all'Hofoper, Joseph Gregor; tanti riconoscimenti accademici, eletto Direttore nel 1925 alla Musikakademie e poi Rettore per meriti artistici; la prima della Quarta nel 1934 e nel 1935 i Wiener Philarmoniker con cui aveva suonato per tanti anni gli dedicarono un'intera serata; ecco che giunge l'apoteosi della prima per Il Libro con Sette Sigilli nel 1938 alla Goldener Saal des Musikvereins di Vienna.
La visione di Giovanni su cui si incentra il testo di Lutero curato e ridotto da Schmidt, già di per sé è di un'intensità sconvolgente: narra della vendetta di Dio su chi si è sottratto alla fede in lui, con un agnello sacrificale che mostra ed apre il Libro con Sette Sigilli che scatenerà, prima con i quattro Cavalieri dell'Apocalisse, poi con gli Angeli vendicatori guidati da Michele contro il Drago, ovvero Satana, il massacro degli uomini eretici e la vita eterna per chi invece ha cantato le lodi a Dio ed ha agito secondo i suoi precetti.
La musica segue passo passo il cantato che si mostra con delle ascendenze e degli ostinati nelle parti più tremebonde – come la cavalcata dei Cavalieri dell'Apocalisse – e delle marce di spirito russo quando il cantato corale si mostra lieto. La voce di Lippert nel ruolo di Giovanni è magnifica e fa trasparire tutte le sfumature sia nelle parti più auliche sia in quelle più feroci e di andamento recitativo (racconto della battaglia col Drago). Günther Groissböck ha una voce da basso che per rappresentare Dio è autorevole e minacciosa ed il sapore wagneriano della sua interpretazione raggiunge un quid ritmico nell'ultima parte, riflettendolo nel colore orchestrale. Eccellenti tutte le voci dei solisti, in particolare il basso camerunsense Belobo ed il tenore Timothy Oliver, dalla granatura chiara e nobile. Le due voci femminili di Stephanie Atanansov e Maureen McKay emergono nella loro cristallina levigatezza, convergendo sul coro che redime nel finale salvifico.
La direzione di Leopold Hager, durante le quasi due ore di fila dell'Oratorio non ha mostrato nessun segno di stanchezza o distrazione, dando all'orchestra una omnicomprensiva attenzione, garantita nel Coro da Ciro Visco. Particolarmente potente l'apparato percussivo con tre gong (due grandi, uno più piccolo) che hanno sottolineato la sterzata finale.