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Santa Cecilia. L'ondata magistrale di Koopman
Ton Koopman è ritornato a Roma, non come solista, ma come direttore nella Stagione Sinfonica per dirigere l'Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia nei tre concerti del 15, del 17, data a cui si riferisce il presente articolo, e del 18 marzo 2014. Il concerto, che ha riscosso un caloroso successo di pubblico, è stato trasmesso in diretta da Rairadio3.
Koopman, che è stato allievo di Gustav Leonhardt, ha affiancato alla carriera di solista – clavicembalo e organo, anche quella di direttore del complesso da lui fondato nel 1979, l'Amsterdam Baroque Orchestra. Oltre a questo è un musicologo che ha sempre posto la massima attenzione alla prassi musicale antica e all’esecuzione filologica. Il programma scelto concerne due periodi contigui del XVIII°secolo, l'ultima propaggine del barocco e l'inizio del periodo classico.
La prima parte del concerto è stata dedicata a questo secondo periodo ed è iniziata con la Sinfonia in si bemolle maggiore op. 3 n. 4 di Johann Christoph Friedrich Bach (1732-1795), nono dei tredici figli, avuti dalla seconda moglie, del grande Johann Sebastian. Johann Christoph trovò lavoro alla corte di Bükemburg, un ambiente completamente diverso da quello di Lipsia, in cui dominava l'influenza dello stile italiano e dello stile galante. La sinfonia in programma è tarda, del 1794, Mozart era già morto, ed è nello stile classico viennese, di elegante fattura, è caratterizzata da una musica è brillante e vivace.
La Sinfonia Concertante K 297b per flauto, oboe corno e fagotto (1778) di Wolfgang Amadeus Mozart fu composta per quattro amici, grandi virtuosi dell'orchestra di Mannheim, orchestra di cui il compositore era entusiasta per l'alto livello delle loro esecuzioni. Avrebbe dovuto essere eseguita a Parigi, ma poi non se ne fece nulla, la partitura andò smarrita, ne rimase, però, una copia ottocentesca in cui la parte del flauto è sostituita dal clarinetto, con un sensibile cambiamento timbrico, riguardo a questa copia si è acceso un dibattito su quanto sia fedele all'originale.
La sinfonia ricorda il Concerto grosso, in quanto c'è una contrapposizione fra i Tutti e i solisti, a cui è affidata la parte predominante, mentre all'orchestra è affidato l'accompagnamento, in ossequio anche al gusto francese. I temi esposti e il loro sviluppo rivelano il carattere sinfonico della composizione già dal primo movimento – Allegro – il carattere concertante, che caratterizza anche la dolcezza meditativa dell'Adagio mentre il finale - Andantino -con variazioni è nello stile francese brillante, con il tema esposto dai solisti con un accompagnamento dei Tutti che rivela l'influsso dell'Opéra comique parigina.
Ad eseguire le parti soliste c'erano le prime parti dell’Orchestra di Santa Cecilia: Francesco Di Rosa (oboe), Alessandro Carbonare (clarinetto), Francesco Bossone (fagotto) e Alessio Allegrini (corno). L'avvalersi della bravura delle prime parti è stata un'ottima scelta, ha permesso di poter ascoltare questa composizione ad un eccellente livello di esecuzione, necessario per poterla apprezzare a pieno. Grandi applausi sono stati tributati agli esecutori che hanno bissato la parte finale dell'ultimo movimento.
La seconda parte, dedicata alla musica barocca, si è aperta con la splendida Sinfonia dalla Cantata BWV 42 ( Alla sera dello stesso Shabbat) che sostituisce il coro con cui generalmente si aprono le cantate. La Sinfonia è strutturata come un Concerto grosso, in cui il Concertino è composto dai legni che dialogano con i Tutti, ed è caratterizzata dalla raffinata elaborazione contrappuntistica.
La Suite n.1 in fa maggiore della celeberrima Water Music ( Musica sull'acqua ) di Georg Friedrich Händel ha felicemente concluso il concerto. La Water Music fu composta in occasione di una gita sul Tamigi del re Giorgio I il 17 luglio 1717. L'intera composizione non fu mai stampata integralmente quando il musicista era ancora vivente, ma solo a quasi trenta anni dalla sua morte, per questo motivo non si sa in quale ordine furono eseguiti i trentadue brani che la compongono. Questi brani furono poi divisi per affinità tonale in tre Suite in fa maggiore, in re maggiore e sol maggiore, il perché è una stranezza inspiegabile; ogni suite si apre con una sfolgorante e maestosa ouverture.
La Suite n.1 è in dieci movimenti, nella parte finale sono presenti, come è nella tradizione di questo tipo di composizione, quelli che hanno il nome delle danze allora in voga, oltre a quelle di origine francese c'è l'Hornpipe di tradizione britannica a cui Koopmann ha aggiunto alla Hornpipe dalla Suite n.2. La formidabile abilità di Händel nel creare melodie sorrette da un rigoroso contrappunto, che le impreziosisce, si dispiega sontuosamente anche in questa composizione d'occasione. La musica accompagnò la navigazione delle imbarcazioni sul Tamigi nelle notte estiva e, nell'alternarsi dei movimenti, ora evoca il languido godimento della traversata, ora la scintillante e gioiosa atmosfera di corte.
La magistrale e trascinante direzione di Ton Koopman ha guidato il pubblico alla scoperta delle composizioni meno note ponendo in luce tutte le peculiarità delle partiture. Nella celebre Water Music, Koopmann ha messo in luce, da par suo, i colori, il ritmo e la cantabilità della partitura. Nell'orchestra, che ha assecondato perfettamente le intenzioni del maestro, abbiamo notato l'eccellente Paolo Pollastri, primo oboe, ma anche responsabile artistico e concertatore dell'Accademia Barocca di Santa Cecilia, di cui ci è parso fossero presenti anche altri membri. I numerosi e meritati applausi del pubblico entusiasta hanno accompagnato tutto il concerto.