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Santa Cecilia. Meister e Allegrini due giovani protagonisti
Il secondo concerto di gennaio ha offerto un programma con due brani molto noti al grande pubblico, l'Ouverture de Il franco cacciatore ( Freischütz )di Carl Maria von Weber e i Carmina Burana di Carl Orff, che hanno incorniciato un brano, che è stato eseguito solo un'altra volta all'Accademia Nazionale di Santa Cecilia: il Concerto per corno n. 1 mi bemolle maggiore di Richard Strauss.
Due giovani interpreti ne sono stati protagonisti: il direttore Cornelius Meister, al suo debutto a Roma, e Alessio Allegrini, primo corno nell'orchestra dell'Accademia. L'Ouverture de Il franco cacciatore di Carl Maria von Weber è un brano molto amato in quanto la scrittura musicale esalta le qualità di una grande orchestra per la cantabilità, il colore e la dinamica.
Il franco cacciatore, che viene considerata la prima opera romantica, in realtà è un singspiel, una forma musicale della tradizione tedesca che alterna parti parlate a numeri musicali, come lo sono anche Il ratto dal serraglio (Die Entführung aus dem Serail) e Il flauto magico (Die Zauberflöte) di Mozart. L'opera per la trama e per la musica è pervasa di temi cari al romanticismo come il senso della natura e la dannazione, mentre l'Ouverture ha uno schema classico, come quelle delle ouverture delle opere mozartiane. I vari temi dell'opera sono esposti e ripetuti liberamente alternando momenti lirici, come quelli che evocano la natura a quelli drammatici, pervasi dall'incombere della dannazione.
Il Concerto per corno n. 1 in mi bemolle maggiore fu composto da uno Strauss diciottenne, che lo iniziò a 1882 dedicandolo a suo padre Franz Strauss, primo corno dell'orchestra di Monaco di Baviera. Il padre era avverso alle novità musicali introdotte da Wagner ma, per uno scherzo del destino, proprio a lui furono affidate le prime parti per corno delle opere di Wagner, le cui prime rappresentazioni avvennero proprio a Monaco di Baviera sotto la direzione di Hans von Bülow. Bülow ebbe un ruolo fondamentale nella vita di Richard, convertendolo al wagnerismo e aiutandolo ad affermarsi come compositore.
Il concerto ebbe due versioni: la prima esecuzione nel 1883 con il pianoforte suonato da Richard e il padre, la seconda nel 1885 a Meiningen con Bülow sul podio e Gustav Leinhos solista. In questo concerto l'influenza del padre, famoso virtuoso del suo strumento e autore di brani da concerto e da studio, è palpabile, lo stile è ispirato sia al primo romanticismo e sia al classicismo di Mozart, ma già sono percepibili le caratteristiche dello Strauss maturo, nella struttura del concerto e nell'orchestrazione. Il concerto è tripartito ma senza interruzione e ripropone alla fine il tema iniziale in una visione ciclica della composizione. Alessio Allegrini, lungamente applaudito al temine del concerto, ha tratto dal corno un suono morbido e intenso, unito alla perizia e alla scioltezza con cui ha affrontato tutte le insidie tecniche e ha offerto una avvincente interpretazione del concerto, in perfetta sintonia con il direttore.
I Carmina Burana così chiamati da Schmeller che nel 1847 li scoprì nel monastero di Benediktbeuern sono 315 componimenti di origine goliardica e con argomenti diversi: satirici, amorosi e conviviali, scritti soprattutto in latino ma anche, 47, in tedesco antico; di alcuni i monaci annotarono anche la melodia. Carl Orff che, oltre ad essere musicista, fu anche un umanista attratto dall'arte medioevale e dalla musica rinascimentale, trovò in quelle remote affascinanti testimonianze ispirazione per reinventare quel tempo lontano e proprio questo seducente, con sonorità che evocano forme antiche di origine sia sacra che profana, come i madrigali.
Le sonorità create da Orff esercitano un grande fascino e rendono questa composizione popolare e amatissima dal pubblico. La composizione impegnò Orff dal 1935 al 1936 e fu eseguita la prima volta l'8 giugno 1937 a Francoforte sul Meno. Cornelius Meister come anche nel brano che aperto il concerto si è ben disimpegnato facendo emergere tutta la brillantezza della tavolozza sonora e ritmica della partitura in questo assecondato dalla bravura dell'orchestra e del coro dell'Accademia, diretto da Ciro Visco. Maria Chiara Chizzoni, che fa parte del coro, è stata la sorpresa della serata, all'ultimo momento ha sostituito la soprano Rosa Feola, ammalata e con la sua voce vellutata, precisa e intensa ha fornito una ottima interpretazione. Gli altri solisti sono stati il baritono Eugene Villanueva e il tenore Marco Santarelli, anche lui appartenente al coro dell'Accademia. La recensione è riferita alla recita di sabato 11 gennaio 2014.