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Santa Cecilia. La Passione di Bach diretta da Pappano
In occasione della Pasqua la Stagione Sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha proposto la Passione secondo Matteo di Bach, di cui abbiamo ascoltato la replica di lunedì 25 marzo 2013. Il maestro Antonio Pappano ha diretto per la prima volta questo grandioso capolavoro polifonico, non solo della musica evangelica, ma della musica di ogni tempo.
La Johannes-Passion e la Matthäus-Passion sono le uniche due Passioni composte da Bach, mentre era Cantor della Thomaskirche di Lipsia, giunte interamente a noi. Della Matthäus-Passion si sa con certezza che fu eseguita più volte e che, nella rigida alternanza tra le due chiese: Nikolaikirche e Thomaskirche di Lipsia, quella per cui fu creata e sempre eseguita è quest'ultima, in quanto la partitura prevede due organi, che solo quella sede possedeva.
L'organico è infatti ampio: una doppia orchestra ciascuna formata da: archi, flauti, tre tipi di oboe e fagotto, il basso continuo con l'organo, violone e il violoncello. A questi si aggiungono: un doppio coro, e, solo nella prima parte, un terzo, formato da soprani di ripieno o meglio di voci bianche, l'Evangelista (tenore), Cristo (basso) e il quartetto di voci soliste, che danno anche vita a numerosi personaggi minori. Difficile stabilire la data della prima esecuzione, ma sembra che quella più probabile risalga al 11 aprile 1727, anche se alcuni la pongono al 15 aprile del 1729.
A differenza della Johannes-Passion (1724) che ha un carattere eminentemente teologico, la Matthäus-Passion è una narrazione potentemente drammatica che segue tutte le tappe del Vangelo, dall'istituzione dell'Eucarestia alla Deposizione. Il testo della Matthäus-Passion è basato sul Vangelo di Matteo, più ampio di quello di Giovanni, per quello che riguarda lo svolgimento dell'azione, mentre le arie sono brani tratti dai Pensieri edificanti su Gesù sofferente per il Giovedì e Venerdì e Santo ideati in forma d'oratorio di Christian Friederich Henrici ( Picander 1700-64), che Bach mise in musica adottando diverse soluzioni stilistiche, inoltre nella partitura ci sono strofe estratte da diversi Geistliche Lieder (Corali) della liturgia luterana, per il commento meditativo del coro all'azione.
L'esecuzione della Passione era in chiesa ed era parte dei riti del venerdì santo; tra la prima e la seconda parte era prevista la predica. Una prassi legata alla antica tradizione tedesca in un'epoca in cui si era affermato il modello italiano di oratorio, di argomento religioso, ma che non apparteneva alla liturgia e la cui esecuzione, non in chiesa ma negli oratori o in palazzi privati, prevedeva la riscrittura del testo in senso teatrale, affidando la parte preminente alle arie cantate dai grandi castrati, mentre sopprimeva o relegava il coro in un ruolo secondario.
Nella grandiosa struttura della composizione il Cantor è assolutamente originale e utilizza: corali, mottetti concertati, recitativi obbligati, arie solistiche, arie con coro; forme musicali che provengono da tradizioni ed epoche diverse, allo scopo di evidenziare i vari passaggi drammatici del testo e il loro contenuto religioso. Un formidabile esempio è l'impiego del doppio coro che consente l'uso della tecnica dei cori spezzati o battenti di origine veneziana che la tradizione germanica aveva adottato.
Il prologo è una grandiosa pagina musicale in forma dialogante tra i due cori ” Kommt , ihr Töchter” (Venite figlie) su testo di Picander; una scena potentemente drammatica in cui il secondo interroga il primo con domande incalzanti piene di angoscia e poi si inserisce come un raggio di luce il terzo coro con il cantus firmus del corale "O Lamm Gottes” ( O Agnello di Dio) che vede, nell'agnello che s'immola, la speranza indicata all'umanità.
Le scelte di Bach sono coerenti con la liturgia luterana: le figure dell'Evangelista, del Cristo e la turba derivano dall'antica tradizione di origine medievale. Per l'Evangelista, un efficace Andrew Staples, il Cantor usa un vigoroso recitativo secco, mentre per Cristo, in cui si è ben disimpegnato Matthias Goerne, si esprime con il recitativo accompagnato dagli archi per esaltare la pregnanza delle parole, giungendo ad utilizzare una forma vicina all'arioso per le parole, con cui viene istituita l'Eucarestia, nella parte in cui dice: “Bevetene tutti perché questo è il mio sangue ….”, mentre nel momento dell'invocazione:” Eli, Eli lama asabthani” ( Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato) Bach usa il recitativo secco perché Gesù muore come uomo.
Il filo conduttore della passione è il corale, la cui melodia ha un'origine profana, “O Haupt voll Blut und Wunden” ( O capo insanguinato e piagato- quello di Cristo incoronato di spine) di cui utilizza strofe diverse, in cinque diverse occasioni, ma nel momento in cui a Gesù viene posta la corona di spine, usa la prima che da il titolo al corale. La musica nelle ripetizioni diviene di tonalità sempre più cupa, passando dal mi maggiore e poi mi bemolle maggiore dei corali del Monte degli ulivi, a re maggiore al processo, al re minore, la tonalità metafisica, a cui viene affidata la riflessione dell'uomo davanti al mistero dell'aldilà, e infine in la minore alla morte di Gesù, in cui la melodia viene ripresa nel canto dolorosamente rarefatto e scarno dal solo quartetto dei solisti.
Nelle arie, che risentono dell'influenza italiana, Bach dispiega la sua stupefacente creatività nell'accompagnamento usando i diversi strumenti, come nella tragica aria del contralto con coro che apre la seconda parte con flauto, oboe e fagotto. L'esecuzione delle arie è stato l'aspetto meno convincente di questo concerto in quanto solo Ann Hallenberg, il contralto, che ha più volte cantato questo repertorio ha fornito un'interpretazione convincente, da un punto di vista vocale e interpretativo.
Il punto di forza è stato il Coro ben preparato da Ciro Visco che ha dato vita alla formidabile parte corale, bene anche l'orchestra con una menzione particolare per Carlo Maria Parazzoli, primo violino della prima orchestra, che mirabilmente ha accompagnato l'aria del contralto e Paolo Pollastri, bravissimo all'oboe, con quella particolare sensibilità musicale che lo porta ad essere l'animatore dell'ottima Accademia Barocca di Santa Cecilia, formata da musicisti dell'Orchestra dell'Accademia.
È stato invece un peccato che non si sentissero gli organi indebolendo la resa sonora nei pezzi di insieme e nella realizzazione del basso continuo. La direzione del maestro Pappano non ci ha pienamente convinto in quanto, se è stata efficace nelle parti corali, la scelta nella realizzazione del basso continuo ha avuto risultati alterni, spesso opachi nella efficacia drammatica di sostegno alle arie, come nella splendida e veemente aria che commenta il rimorso di Giuda, che ci è parsa poco incisiva, in cui anche l'intervento del primo violino della seconda orchestra, a cui è affidata la parte virtuosistica, a nostro avviso, non è stato appropriato alla situazione musicale.