Santa Cecilia. Uno sfavillante omaggio a Lully

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Federico Maria Sardelli

Il concerto del 25 febbraio scorso nella Stagione di Musica da Camera dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia è stato interamente dedicato al fiorentino Giovanni Battista Lulli (1632-1687), ballerino, violinista e compositore, che andato giovanissimo in Francia, godette del grande favore del re Luigi XIV (1638-1715) così  da ottenere la cittadinanza francese e divenire Jean-Baptiste Lully.

Il concerto, imperdibile, perché l'esecuzione della sua musica è un avvenimento raro in Italia, ha riservato una bella sorpresa,  la riuscita collaborazione tra L'Accademia Barocca di Santa Cecilia, ottimo complesso nato in seno all'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, e il Coro, della suddetta istituzione. Questo ha reso possibile l'esecuzione dello splendido Te Deum sotto la magistrale direzione di Federico Maria Sardelli. Ci auguriamo che non rimanga un episodio occasionale ma sia solo un primo passo che permetta l'estensione del repertorio barocco alla musica vocale sacra e profana di autori di quel periodo, che ha visto la nascita dell'Oratorio proprio nella città dell'Accademia, Roma.

Ritornando al primo protagonista del concerto, Giovanni Battista Lulli, non a caso abbiamo ricordato la sua iniziale attività tersicorea, fu infatti la sua maestria a introdurlo nelle grazie del giovanissimo Re Sole. La danza era infatti praticata con notevole bravura dai nobili , che, nei balletti di corte, danzavano con i professionisti, anche Luigi XIV, come del resto suo padre, Luigi XIII, amava danzare ed essere il protagonista dei balletti. Il soprannome, Re Sole, con cui è universalmente conosciuto, non a caso, nasce dalla sua interpretazione  del Sole nascente, nel Ballet Royal de la nuit (Balletto reale della notte 1653)  in cui danzò insieme al re, sedicenne, il ventenne Lulli ( non ancora cittadino francese). Il balletto di corte, come frequentemente accadeva, aveva anche un significato simbolico, in questo caso politico, la vittoria sulla nobiltà dopo il fallimento della Fronda dei nobili. Il balletto di corte in Francia derivato dalla tradizione rinascimentale italiana, comprendeva oltre alle parti musicali danzate anche parti cantate e recitate.

La comédie - ballet ne è una derivazione, è infatti una commedia teatrale che ha intermezzi musicali e coreografici, più o meno integrati con il resto della trama. Molière, che fu anche un eccellente ballerino insieme a Pierre Beauchamp, ballerino, coreografo e compositore, ne fu il creatore, il primo esempio fu  Les Précieuses ridicules ( Le preziose ridicole 1659) in cui le parti musicali si integrano con lo svolgimento dell'azione; si può quindi immaginarla come un genere di spettacolo simile al musical. Le parti musicali comprendevano brani unicamente strumentali, danze, arie e cori a cui si aggiungevano scene e costumi sfarzosi e all'occorrenza stupefacenti macchine barocche. Ne Les fâcheux (Gli importuni 1661)  Molière e Beauchamp inserirono una famosa canarie (danza), composta da Lully, ma la prima collaborazione vera e propria con il musicista fiorentino avvenne, per volontà del re,  con Le mariage forcé (Il matrimonio per forza  1664), fu un successo, il primo di altri nove.

Le Bourgeois Gentilhomme (Il borghese gentiluomo 1670) è la terzultima, la più rappresentata, il capolavoro, dei “ le deux grandes Baptistes”, come allora veniva chiamata la straordinaria coppia teatrale, un lavoro che ispirò anche Richard Strauss, la sua Suite ha aperto il programma del concerto. La divertente comédie-ballet è di argomento satirico, ha come protagonista Jourdan tipico esemplare del borghese arricchito che vuole scimmiottare le abitudini dell'aristocrazia, ma sottende anche una acuta critica al modo di vivere della nobiltà. Un argomento che non poteva non piacere al Re Sole, che la teneva asservita a corte, a questo si aggiungeva un'altra satira ordinata dallo stesso sovrano che aveva come obiettivo i Turchi. Il comportamento arrogante dell'ambasciatore che aveva disprezzato l'accoglienza della corte francese era un affronto che doveva essere, metaforicamente, punito mettendo in ridicolo i Turchi. E così Lully, che divenne il modello nella composizione della suite di danze, inventore della tragédie – lirique, creò anche le ironiche “turquerie” che ebbero grande successo nel secolo seguente. La scintillante Marcia per la Cerimonia dei Turchi, caratterizzata dal suono  dei campanelli, sbeffeggia la banda dei Giannizzeri, le guardie scelte del Sultano, e se Molière tenne per sé la parte del protagonista, Lully interpretò il Grand Mufti.

La musica delle danze della Suite de Le Bourgeois Gentilhomme, intreccia seducenti melodie a ritmi trascinanti e dimostra la passione per la danza, che non abbandonò mai Lully, che, secondo le  testimonianze dell'epoca, fu uno straordinario ballerino. Come compositore continuò a scriverne negli anni successivi per le tragédie– lirique, in cui il ballo è  parte integrante dell'azione e non un divertissemant. Nell'ascolto della Suite non bisogna dimenticare che, facendo parte di una commedia, la sola parte musicale non rende giustizia all'abilità con cui si fondono il testo teatrale e la musica, che sottolinea l'ironia e la comicità dell'azione. La direzione di Federico Maria Sardelli ha reso perfettamente la briosa teatralità della partitura grazie anche alla bravura de L'Accademia Barocca di Santa Cecilia.

Il musicista si dedicò anche alla musica sacra e compose mottetti per la Chapelle du Roy, il Te Deum fu composto nel 1677 per il battesimo di suo figlio Louis, che ebbe il grande onore di avere come padrino, Luigi XIV, e come madrina, la regina Maria Teresa. Il brano ebbe un grande successo, il re entusiasta richiese la ripetizione dell'esecuzione, per questo fu spesso riproposto in diverse solenni occasioni. Nel 1687 fu eseguito per festeggiare la guarigione da una lunga malattia del Re Sole, durante l'esecuzione Lully, che lo dirigeva, si ferì il piede con il bastone con cui batteva il tempo, la ferita si infettò e il musicista morì di setticemia. La struttura del Te Deum è grandiosa, come quella dei grand motet, la forma più solenne dei mottetti francesi. Nell'orchestra agli archi e al basso continuo si aggiungono le trombe e i timpani, il brano è per doppio coro, le parti corali sono omofone e del primo coro fanno parte i solisti. Per solisti ci sono due parti acute di soprano e l'haute – contre, corrispondente al tenore acuto a cui è riservata la parte più virtuosistica, una seconda parte di tenore più grave, baritonale, e il basso.

L'apertura è maestosa e l'impatto sonoro è di grande effetto come anche la parte conclusiva, alcune parti sono solo strumentali, le Symphonie, e legano i diversi passaggi, uno di questi brani introduce lo  splendido quartetto Te ergo quesumus, una soave e intima meditazione. Il coro ben preparato dal maestro Ciro Visco ha validamente contribuito al successo dell'esecuzione e così pure L'Accademia Barocca di Santa Cecilia, tra loro ricordiamo all'oboe Paolo Pollastri, alla viola da gamba Fabio Catania, alla tiorba Simone Vallerotonda, al clavicembalo e all'organo Andrea Coen e infine alle trombe naturali  Alfonso Gonzáles – Barquin e Ermanno Ottaviani. La parte di primo soprano sostenuta da Patrizia Polia, è breve perché sono le voci maschili a predominare, ma il suo cammeo intenso e stilisticamente elegante nel quartetto sopracitato è da ricordare, Marta Vulpi, era il secondo soprano. Bene Carlo Putelli la cui voce chiara e acuta è adatta alla parte complessa e impegnativa di haute – contre, bene anche nel suo ruolo di secondo tenore, Marco Santarelli, completava degnamente il cast Andrea D'Amelio con la sua voce calda e morbida di basso, protagonista insieme a quella di  haute – contre. Federico Maria Sardelli, che ha diretto con il bastone, come si usava allora per battere il tempo e ha anche suonato da par suo il flauto traverso barocco nella Suite, ha diretto magnificamente, la sua scintillante esecuzione ha reso la grandiosità della partitura e insieme agli altri interpreti è stato lungamente acclamato dal folto pubblico presente. Gli applausi che si protraevano hanno indotto a bissare la parte conclusiva del Te Deum.

Pubblicato in: 
GN14 Anno VIII 11 febbraio 2016
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Stagione di Musica da Camera 2015-2016
Auditorium Parco della Musica - Sala Sinopoli
Venerdì 5 febbraio ore 20,30
 
L’Accademia Barocca di Santa Cecilia
Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Federico Maria Sardelli
direttore
Patrizia Polia soprano
Marta Vulpi soprano
Carlo Putelli  haute – contre
Marco Santarelli tenore
Andrea D'Amelio basso
Ciro Visco maestro del coro

Lully Le Bourgeois Gentilhomme, suite
Te Deum

Vedi anche: 

Le Roi danse film del 2000 diretto da Gérard Corbiau.
Basato sulla biografia di Jean-Baptiste Lully scritta da Philippe Beaussant nel 1992 dal titolo Lully ou le musicien du soleil.