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Santa Cecilia. Virtuose perle pianistiche con Thibaudet
Il concerto, che ha visto il ritorno di Mikko Franck, direttore ospite principale dell'Orchestra e del Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ha avuto un cambio di programma a causa dell'improvviso sciopero del Coro, e così al posto delle Cantate giovanili di Ravel scritte per il Prix de Rome è stato eseguito il Valse triste di Sibelius.
Il Valse triste è forse il brano più popolare di Jean Sibelius ed è diventato il simbolo dell'anima malinconica di una terra nordica. Originariamente questa pagina faceva parte delle musiche di scena scritte per un dramma del cognato Arvid Järnefelt, Kuolema (La morte). Il dramma inizia con un ragazzo diciannovenne che veglia la madre morente, ma si addormenta proprio mentre la donna, nel dormiveglia, si immagina di essere a un ballo in cui appare uno sconosciuto, che non è altri che la morte. Il Valse, che si riferisce proprio a questa scena iniziale, ha una introduzione lenta con una triste melodia affidata ai violoncelli. Due diversi temi animano la scena in cui la donna affronta lo sconosciuto in una atmosfera in cui la tragica drammaticità si trascolora nell'accettazione dell'esito fatale mentre la musica lentamente si affievolisce e svanisce.
Alle crepuscolari e malinconiche melodie nordiche ha fatto seguito un altro celeberrimo brano il luminoso e giocoso, il Concerto in sol per pianoforte e orchestra di Ravel brillantemente interpretato dal Jean-Yves Thibaudet. Nel 1901 Maurice Ravel, appena trentenne, si era affermato per la brillante scrittura di Jeux d'eau, nei suoi pezzi per solo pianoforte aveva abbandonato la scrittura ottocentesca per proporre un virtuosimo in cui brillava la sua iridescente tavolozza timbrica in un gioco di seducenti sonorità. Non affrontò il concerto per pianoforte e orchestra se non molto tempo dopo, si è ipotizzato perché vedeva in questo genere un retaggio di una concezione musicale ancora legata alla prassi ottocentesca. L'occasione venne per la richiesta nel 1929 del pianista austriaco Paul Wittgenstein di scrivere un concerto per la sola mano sinistra, poiché aveva perduto il braccio destro durante la guerra, inoltre si ritiene che l'affermarsi del ripensamento delle forme classiche, iniziato con l'affermarsi del classicismo novecentesco, sia stato un altro elemento che lo indusse a misurarsi con questo genere e non è un caso che il suo modello fu Mozart.
Contemporaneamente riprese un altro Concerto pianistico basato su un vecchio ed abbandonato progetto del 1913-14, un lavoro su temi baschi denominato Zagpiat-bat (Le sette province). Pare che Ravel aveesse voluto sfruttare la partitura nel 1927 per una tournée pianistica negli U.S.A., in cui il funambolico virtuosismo pianistico riceveva molti consensi, ma poi decise di dedicarla a Marguerite Long, riservandosi il ruolo di direttore d'orchestra alla prima esecuzione, avvenuta a Parigi il 14 gennaio 1932. In un intervista Ravel presentò così il Concerto in sol: "Penso effettivamente che la musica d'un concerto possa essere gaia e brillante e che non sia necessario che aspiri alla profondità o che miri ad effetti drammatici", aggiunse anche d'averlo composto nello spirito di Mozart e di Saint-Saéns, un'affermazione coerente con le posizioni antiromantiche del compositore e la sua preferenza per un pianismo nitido e brillante.
Il primo movimento, Allegramente, inizia con lo schiocco della frusta, nell'esposizione del primo tema orchestrale c'è la ritmica irregolare e jazzistica sottolineata dalle percussioni, poi il secondo tema, derivato dai temi baschi di Zagpiat-bat, è esposto dal pianoforte a cui si contrappone il tema "blues" dell'orchestra, nel successivo breve sviluppo il pianoforte “gioca” con il ritmo jazzistico e il tema "blues" in dialogo con l'orchestra in cui si insinua il tema “basco”, il movimento si chiude con una coda brillante e virtuosistica. Al ritmo incalzante del primo movimento subentra l'Adagio assai, una melodia incantata e deliziosamente cantabile che evoca il fantastico Jardin féerique di Ma mère l'Oye e il sogno de L'enfant et les sortilèges, che viene esposta dal pianoforte assecondato soavemente dall'orchestra. Il Presto conclusivo irrompe con il frenetico ritmo jazzistico dell'orchestra in un dialogo serrato accentuato dalla scrittura percussiva del pianoforte, un finale incadescente e appassionante. Jean-Yves Thibaudet unisce al trascinante virtuosimo, con cui affronta il ritmo infocato e percussivo e la cascata incessante di note, la cantabilità sognante della melodia, elementi decisivi con cui ha incantato il pubblico che lo ha acclamato a lungo. Thibaudet ha eseguito come bis la Pavane pour une enfant défunte di Ravel.
La Sinfonia in re minore di Franck ha concluso il programma del concerto, fu iniziata, secondo l'indicazione autografa, nel 1886 e terminata il 22 agosto 1888 ed è dedicata al musicista Henri Duparc; la sua prima esecuzione avvenne a Parigi alla Società dei concerti del Conservatorio il 17 febbraio 1889 sotto la direzione di Jules Garcin. Non fu molto apprezzata dai musicisti e dai professori del conservatorio e solo successivamente venne rivalutata. La sinfona è in tre movimenti e in forma ciclica, una forma in cui i temi si ripresentano nel corso della composizione. Nel primo movimento Lento- Allegro non troppo, che è più lungo dei due successivi insieme, si affrontano due temi uno drammatico con cromatismi wagneriani e una melodia cantabile che instaurano un dialogo in cui si contrappongono dialetticamente in una sapiente scrittura musicale. Sembra più un poema sinfonico in cui si confrontano stati d'animo diversi e contrapposti e in cui domina l'inquietudine. L'Allegretto successivo è aperto dal pizzicato degli archi e dell'arpa poi si innalza il seducente canto del corno inglese che espone il primo tema cui subentra il secondo, un cantabile degli archi, i violoncelli intervengono poi in un episodio contrappuntistico infine i vari temi si intersecano e si fondono armoniosamente. Il conclusivo Allegro non troppo è costruito sui temi precedenti dice Franck: “come nella Nona Sinfonia richiama tutti i temi ma essi non compaiono come citazioni, io li lavoro, e fanno la parte di elementi nuovi”. La cupa tensione drammatica caratterizza questo movimento conclusivo, in cui lo sviluppo è molto esteso, solo in conclusione si stempera il clima teso della sinfonia. MiKko Franck ha mostrato una sicura duttilità interpretativa, dal brillante Concerto in sol, in cui ha prestato grande attenzione ai ritmi incalzanti e alla coloratissima travolozza timbrica di Ravel, alle atmosfere drammatiche romantiche a cui ha dato respiro e coinvolgente cantabilità. Scroscianti applausi del pubblico hanno salutato la conclusione del concerto.