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Scelsi. Il compleanno nel salon de musique
La serata di “resistenza culturale” dell'8 gennaio è speciale, come afferma Barbara Boido, Responsabile del Museo Scelsi che, insieme alla Presidente Irmela Heimbächer della Fondazione intitolata a Isabella Scelsi, sorella del compositore Giacinto Scelsi, introduce il sempre nutrito e selezionato pubblico delle kermesse musicali di Via di San Teodoro. “Buon compleanno, Giacinto!”, è il titolo che omaggia la data di nascita del compositore che, accomunato simbolicamente con il numero “otto” come in una sintesi infinita di morte e di rinascita: nato l'8 gennaio 1905 e spentosi l'8 agosto (8) del 1988, si affaccia virtualmente sui Fori Imperiali attraverso i musicisti presenti: in primis Enzo Filippetti (sassofono) e Giuseppe Silvi (elettronica) e da tutti gli altri presenti di persona ed ascoltati dal vivo durante la serata.
La Presidente Irmela Heimbächer ricorda con particolare emozione la serata di 36 anni fa dell'8 gennaio 1980: “Eravamo vicini a Via di San Teodoro io e mio marito Franco Evangelisti (compositore dell'avanguardia musicale sperimentale iinternazionale, nato a Roma il 21 gennaio 1926 e mancato di lì a poco, il 28 gennaio 1980) e lui mi rimproverava di essere in ritardo ma non era vero: le serate a casa di Scelsi allora erano come un salon littéraire: si poteva andare dalle 17 fino a tarda serata e trovare i propri comuni amici, sullo stile dei salons chez Debussy”. Una serata particolare allora come oggi dove il programma scelto da Enzo Filippetti e Giuseppe Silvi comincia con Scelsi, i Tre pezzi del 1956 per sassofono solo, per terminare con la nuova leva creativa di Silvi, ed il suo A.Sax. del 2013.
Al centro del concerto il brano mesmerico di Giorgio Nottoli Improvviso dinamico (con live electronics, del 2010), che viene descritto da Filippetti come: “Il brano di Nottoli per me è stato così stimolante da farmi scrivere un librio partendo da lui. Tra tutti i brani che sono stati scritti per me, oltre 100, quelli suonati stasera sono i più stimolanti. Con il brano di Michelangelo Lupone In sordina (con dispositivo windback, del 2011) si genera una lotta tra il sassofonista e lo strumento, mentre il brano di Marcello Panni, Vieni, Creator (versione per sassofono, solo, del 1968) era stato originariamente scritto per clarinetto, la nemesi per il sax.”
Michelangelo Lupone ci parla, alla fine del concerto, del suo brano molto particolare accessoriato dal dispositivo windback che conferisce particolare potenza nella diffusione del suono: “Il windback, producendo una massa d'aria che torna a scaricarsi sulla bocca del sassofonista in questo caso (torna indietro appunto: “windback”), genera una lotta atletica tra suono e musicista, che deve essere in grado di gestirlo. Inoltre l'intensità era gigantica perchè il brano (amplificato) era stato pensato per la diffusione in uno spazio diametralmente più grande.”
Il giovane Giuseppe Silvi, - che insegna al Master Sonic Arts dell'Università di Roma Tor Vergata, collabora con il Conservatorio di Santa Cecilia ed è membro dello staff dell'EMUFest - invece ci spiega come ha elaborato la diffusione del live electronics nello spazio del Museo Scelsi: “L'idea di predisporre un concerto di musica elettroacustica senza l'uso di altoparlanti in tutta la sala, partiva dalla volontà di riprodurre un suono che si irradiasse in senso sferico.” Giorgio Nottoli commenta: “L'effetto sferico è molto efficace. “ Tornando a Silvi, ci spiega la scelta dei brani: “Enzo Filippetti ha conferito un senso storico all'ordine dei brani, aggiungendo anche il brano Zone di Mauro Cardi (per sax solo, del 2014), come ultima esperienza (l'ultimo in senso diacronico, N.d.R.).”
In questo dialogo tra flussi orientali e misterici da Scelsi a Nottoli, ai richiami di Cardi, passando per la sordina digitale del windback di Lupone ed i suoi echi intensissimi, giungiamo al filo nodale della materia oscura di Silvi, fino a produrre ricchi tessuti tramati di forme plastiche e soniche che il sassofono di Filippetti ed il live electronics di Silvi diffondono in un salon le cui dimensioni sembrano essere dettate da limiti diversi da quelli delle geometrie urbane.