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S.Darko. La filosofia del viaggio adolescenziale
Chris Fisher al posto di Richard Kelly, la sorellina Samantha al posto di Donnie, il coniglio che ritorna tramite un meteorite. La versione odierna di un viaggio nel tempo che soltanto a tratti la colonna sonora, con due brani storici dei Dead Can Dance - The Carnival is over e Heaven or Las Vegas -, riesce a obnubilare.
Sette anni dopo il sacrificio di Donnie per salvare la vita alla sorella dallo squarcio del tempo (e del motore dell’aereo piombato nella sua cameretta), sappiamo che un remake non è possibile. Forse un prequel, come era nell’idea originale di Nathan Atkins, lo sceneggiatore, perché i dubbi in cui ha gettato Donnie Darko, e la sua Filosofia del viaggio nel tempo con Roberta Sparrow come autrice nel film, permangono irrisolti, rivestendo il film di interrogativi che sicuramente hanno dato vita a lunghe discussioni dopo, facendolo rivivere nel cuore cognitivo ed emotivo degli spettatori.
Samantha Darko è ancora Daveigh Chase, nel pieno della pubertà, con tanto di lembi di stoffa che a malapena la ricoprono nel parco dove si addormenta, oppure in giro per la piccola città di provincia dove si è ritrovata in cerca di sé stessa insieme a Corey (Briana Evigan). Il personaggio più simpatico è il matto del paese, Iraq Jack interpretato da James Lafferty (una citazione per Bush?), che avvicinato da Sam nelle sue ronde notturne e funamboliche, ne rimane subito coinvolto, volontariamente.
L’angelo nero Sam desta qualche dubbio sulla sua vocazione a rimettere il mondo a posto, anche perché a causa sua muore subito qualcuno di molto vicino, ed il wormhole (il brucone che in ologramma dirige ai luoghi dove si trovano i passaggi spazio-temporali), sembra voler risucchiare anche lei, a volte si pensa a ragione.
Ed Westwick è il belloccio del paese che rimorchia Corey e scombina la coppia adolescenziale Thelma & Louise con black rabbit (coniglio nero e metallico) al seguito. Il protagonista del recente Twilight, Jackson Rathbone, è invece Jeremy, lo studioso cultore di meteoriti con tendenze psicotiche, che farebbe una bella coppia col prete illuminato in cerca di adolescenti da instradare sulla via di Dio (oppure nella sua villetta di campagna come Patrick Swayze in Donnie Darko).
In definitiva una rilettura adolescenziale di un capolavoro alternativo, Donnie Darko, che comparve alla Biennale di Venezia nel 2004 con un budget minimo ma con idee forti, quelle del regista Kelly, che si occupò anche della sceneggiatura. La sorella minore esegue la sua parte di divetta in crisi senza spessore. Meglio risentirsi (e rivedersi), tra Milky way e sotto una Killing Moon (versione accelerata suonata alla Royal Albert Hall nell'83) il Love will tear us apart di Ian Curtis e poi magari approfondire con Control (2008) di Corbin.