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La settima musa. L'aspetto perturbante della bellezza
Il regista catalano Jaume Balagueró, specializzato in horror psicologici, ci propone con La settima musa un film che combina con estrema perizia il thriller mozzafiato e l'indagine sul soprannaturale, partendo da un tema "universale", come quello del rapporto tra la poesia e l'amore. Dal thriller poliziesco tradizionale il film mutua l'idea che molti crimini siano di difficile o impossibile soluzione. Dall'horror psicologico viene ricavato il fatto che il mistero può nascondersi nei luoghi più impensabili, dalle antiche biblioteche ai caffè lungo la strada. Tutto ruota intorno alla figura di un professore universitario di letterature comparate, Samuel Solomon (Elliot Cowan), che si improvvisa detective dopo la morte della sua amata.
Jaume Balagueró ci offrre un punto di vista particolare, in cui i concetti di bellezza e amore vengono trasformati in qualcosa di minaccioso e terrificante, o meglio di "perturbante", come si è soliti tradurre in italiano l'aggettivo tedesco unheimlich (caro a Freud, che vi vedeva la condizione di chi non si sente a casa, un-heim, un-home) o quello inglese uncanny. La fonte primaria di ispirazione è comunque il romanzo dello scrittore cubano José Carlos Somoza, La dama número trece (La dama numero tredici), ripreso peraltro con molta libertà.
Il protagonista, Samuel Solomon, non insegna ormai da un anno dopo la tragica morte della sua ragazza, suicidatasi tagliandosi le vene nella vasca da bagno. Tra i suoi incubi ricorrenti, quello che più lo perseguita riguarda una donna che viene brutalmente uccisa durante un rituale. Sorprendentemente, la stessa donna che gli appare in sogno viene trovata morta in circostanze strane. Samuel riesce a intrufolarsi sul luogo del presunto omicidio dove incontra una ragazza, Rachel, che ha avuto il suo identico sogno. Insieme cercheranno di svelare l’identità della misteriosa donna uccisa, arrivando a scoprire un mondo terrificante controllato da figure che nei secoli hanno ispirato gli artisti: quelle che vengono chiamate le Muse.
La settima musa si accosta in maniera matura al soprannaturale descrivendo un sofisticato universo di orrori in cui un professore di letteratura si ritrova a combattere contro il suo più grande amore: la poesia. Siamo in questo caso forse in presenza di quello che Francesco Orlando chiamerebbe "il soprannaturale di ignoranza", che coincide in parte con il fantastico e, come nei romanzi gotici, insiste sull'esitazione tra adesione al prodigio e critica razionale di esso (come in The Turn of the Screw di Henry James).