Settimo Cielo al Teatro India. Tra le colonie ed il punk

Articolo di: 
Marianna Dell'Aversana
Settimo Cielo

Africa 1879: è questa la scritta rossa che domina il palco e che catapulta lo spettatore nel periodo del colonialismo inglese. Ha così inizio lo spettacolo Settimo Cielo, al Teatro India di Roma, in scena dal 14 al 25 febbraio 2018, che presenta per la prima volta in Italia l’adattamento del lavoro della drammaturga britannica Caryl Churchill, a cura della giovane regista romana Giorgina Pi.

Sin dall’inizio ben si comprendono le coordinate geografiche attraverso le quali si snoderà l’intera vicenda, in quanto alcune sonorità rimandano all’Africa, mentre la melodia intonata subito dopo ha il sapore di un inno alla Gran Bretagna colonizzatrice. La musica, quindi, curata dal Collettivo Angelo Mai, rivendica da subito un ruolo ben preciso all’interno dello spettacolo, in quanto concorre a delineare l’atmosfera di una scena altrimenti essenziale, dando inoltre espressione a sentimenti di trasgressione e di rottura nei confronti dell’ordine precostituito.

Sin dal primo atto lo spettacolo, infatti, diventa graffiante, poiché attraverso le vicende di una famiglia di colonialisti inglesi ci si scaglia contro le convenzioni che spesso imbrigliano i rapporti umani in farse grottesche, senza che il vero io dell’individuo riesca ad emergere. Proprio l’ambiguità dell’identità sessuale è enfatizzata da personaggi che, attraverso costumi, gestualità e balli, creano sulla scena un’atmosfera queer, assumendo ruoli fluidi, in divenire, nel tentativo di reagire a un’oppressione che non è solo quella tipicamente coloniale del britannico sull’indigeno, ma è quella delle stesse norme sociali che cercano di reprimere ogni libertà. È l’oppressione non solo del più forte sul più debole, ma anche del sociale sull’individuale. Il sesso, quindi, diventa la dimensione dominante, in quanto momento in cui si può veramente recuperare la propria autenticità, che passa proprio attraverso l’espressione dell’unicità del proprio corpo.

Nel secondo atto, invece, si è proiettati nel 1979: ci sono panchine, fiocamente illuminate, in primo piano sulle quali campeggia l’immagine di Margaret Thatcher, divenuta in quell’anno Primo Ministro. Siamo a Londra ed è trascorso un secolo rispetto alle vicende dell’atto precedente. Si è ormai arrivati agli anni della rivoluzione sessuale, delle atmosfere punk, laddove, rispetto al passato, la libertà del proprio io sembra ormai conquistata, in quanto i personaggi possono facilmente fluire da una dimensione all’altra, senza rimanere intrappolati in ruoli rigidi e fissi. Tutto, infatti, diventa mutevole e il cambiamento, questa volta, è considerato legge universale con cui entrare in consonanza. Anche in questo caso, quindi, l’identità non è ben definita, ma si configura come entità che si frantuma e si ricompone ogni volta che si vuole, assecondando solamente il proprio io. 

È questo ormai l’unico sovrano, che diventa esso stesso mutevole a seconda dei momenti, perché l’esistenza, pare che voglia comunicarci l’autrice, è un flusso dinamico, il cui senso non è dato una volta per tutte, ma si coglie solo in un’incessante, inesauribile ricerca. 

Questa forse è la vera libertà: potersi ritrovare passando anche per strade tortuose e perdersi in vicoli senza una direzione precisa, vivendo pienamente la complessità della propria dimensione interiore, senza volerla appiattire a tutti i costi in un senso imposto dall’esterno. 

Pubblicato in: 
GN16 Anno X 27 febbraio 2018
Scheda
Titolo completo: 

Teatro India, 14 • 25 febbraio 2018   

Produzione Teatro di Roma - Teatro Nazionale - Prima nazionale

Settimo Cielo

di Caryl Churchill

traduzione Riccardo Duranti
regia Giorgina Pi
Con Marco Cavalcoli, Sylvia De Fanti, Tania Garribba, Lorenzo Parrotto, Aurora Peres, Alessandro Riceci, Marco Spiga
scene Giorgina Pi
costumi Gianluca Falaschi
musica, ambiente sonoro Collettivo Angelo Mai
luci Andrea Gallo
foto di Luca Del Pia
Nell’ambito di Non Normale, Non Rassicurante

Progetto Caryl Churchill a cura di Paola Bono con Angelo Mai
con il sostegno di Teatro di Roma - Editoria & Spettacolo - SIL (Società italiana delle Letterate)
con la collaborazione di 369gradi - Tuba, libreria delle donne, bazar dei desideri - Olinda Onlus