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Gli sfiorati e Un giorno questo dolore ti sarà utile. Surfacing Faenza e Rovere
Due film italiani in uscita che ben rappresentano due facce diverse dell'Italia anche se il film di Faenza, Un giorno questo dolore ti sarà utile, è una coproduzione con fondi italiani e americani e girato nella città di New York. Italiani entrambi, seppur diversissimi nel rappresentare lo “sfioramento” dei sentimenti, che ben visualizza nel titolo Gli sfiorati, il regista Matteo Rovere.
Il film di Faenza è seguito dal diaristico libro edito da Aliberti Un giorno quest'America e corredato dalle foto del film Un giorno questo dolore ti sarà utile con protagonista Toby Regbo, nella parte di James, un ragazzo in pieno disagio adolescenziale, che narra attraverso il suo occhio clinico la società americana dal punto di vista del figlio. Altro disagio ma della stessa matrice “adolescenziale”, quello di Mete, protagonista Andrea Bosca, che a 30 anni si comporta con la stessa leggerezza ed effrazione delle responsabilità di un ventenne.
Due ragazzi dopotutto che condividono il wandering (peregrinare) nella grande città: l'uno, James, nella New York dispersiva e ordinata nel suo stesso caos fondato su regole; Mete invece è a Roma, città senza regole, dove tutto si infrange e si polverizza, soprattutto i rapporti, che non sembrano mai sostanziarsi per lui, tutti analizzati sotto il filtro della grafologia, prima agganciati e subito dopo dissimulati e fuggiti in seguito a frettolosi giudizi d'insieme.
Certamente James è in qualche modo “sano” nel suo guardare, però non comunica, come se mancasse di spessore quel suo disagio chiuso nel vapore delle non-parole, nel distillato di pochi gesti concreti per rammentare la vicinanza affettuosa all'altro, che sia la nonna Nanette (l'eccezionale Ellen Burstyn) – l'unica con cui ha intessuto un rapporto reale e proficuo – o la madre, o l'amico John più grande di lui. Quella che dipinge attraverso i suoi occhi è la stessa America del Declino dell'imero Americano di Denis Arcand del 1986. In questo senso il film ha una stretta continuità col libro che andrebbe letto.
Gli sfiorati di Rovere tratto dal romanzo omonimo di Sandro Veronesi, è ben più amaro, presentando una débâcle senza lisi, o infingimenti, una superficie levigata come dimostra di essere Belinda (Miriam Giovanelli), la sorella acquisita di Mete, che nemmeno ha l'agio di essere una vera perversione oppure una scelta consapevole. Ecco, quel che manca ad entrambi i protagonisti in fondo e li accomuna, è proprio questa mancanza di consapevolezza, di conoscere la propria identità, qualunque essa sia, e che permette ad entrambi di continuare a fluttuare in superficie, surfacing, come titola il primo successo internazionale di Margareth Atwoood.