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Sin City 3D. Don't feed your demons
Con un immaginario gotico come il loro, per Frank Miller e Robert Rodriguez incontrarsi è stata una questione di pura fortuna: perfettamente sincronizzati anche in conferenza stampa, presentano Sin City 3D Una donna per cui uccidere da registi insieme, coadiuvandosi per proporre meglio un prodotto completamente girato in green screen e dagli effetti spettacolari. Protagonisti Mickey Rourke nel ruolo di Marv; Josh Brolin nella parte di Dwight; Eva Green è la donna per cui uccidere del titolo, alias Ava Lord; Jessica Alba è Nancy; Bruce Willis è John Hartigan; Rosario Dawson è Gail, ed è presente un cameo sia di Frank Miller sia di Lady Gaga.
Sin City 3D Una donna per cui uccidere riunisce tre storie: Una donna per cui uccidere, quella centrale, è cronologicamente situata prima di Un'abbuffata di morte (del primo sin City) ed infatti riunisce personaggi morti nel primo film, come Marv (Mickey Rourke); Goldie (Jamie King) e Hartigan (Bruce Willis, che però “ritorna” come presenza “haunting”). La seconda storia è L'ultimo ballo di Nancy, la storia della relazione tra la ballerina interpretata da Jessica Alba – salvata nel precedente film da John Hartigan (Bruce Willis), mentre stava per diventare la vittima innocente del figlio depravato del senatore corrotto e spietato Roark (Powers Boothe). La novità è che Frank Miller ha elaborato una storia solo per questo film, ed è quella di Johnny (interpretato da Joseph Gordon Levitt), ovvero Quella lunga, brutta notte, in cui il giovane Johnny giunge a Sin City con la sicurezza spavalda di battere a poker il senatore e vendicarsi di lui - e non è l'unico, in primis c'è Nancy perchè Hartigan si è suicidato per lei, per evitare che il senatore si vendicasse su di lei per la morte del figlio prima reso deforme nell'episodio Quel bastardo giallo.
Quello che colpisce di Sin City sono i personaggi a tutto tondo, estremi fino in fondo, e con una caratura malefica appartenente a tutti, financo i cosiddetti “buoni” che nel senso comune non esistono: come si fa infatti a dire che Dwight McCarthy (Josh Brolin) è un “buono”? Al limite si può dire che sia uno che prova ad uscire da quella bolgia di alcool, droga e prostitute guerriere della città vecchia, dove però c'è l'unica donna che lo ha amato, Gail (Rosario Dawson), un personaggio che si rivelerà particolarmente importante in questo nuovo capitolo. A Sin City l'unica legge che governa è quella stessa del Far West – ed infatti nel ranch del senatore compaiono le mucche attorno alla casa -, dove chi è più muscolare o ha più pallettoni o lame, vince su tutti.
Un solo pericolo però affligge un po' tutti: la legge del desiderio, ed è quella che sapientemente mette in moto la splendida Ava Lord (Eva Green), che ricorda a tutti, soprattutto gli uomini, quanto possa essere potente l'attrazione agita dalla seduzione di una femme fatale con un corpo da urlo e che viene scambiata per una Dea dal suo body guard di colore Manute (Dennis Haysbert), una specie di carrarmato vestito da chauffer. In tutto questo la regia di Rodriguez guizza nell'azione che investe tutto il film tra i disegni di Miller in bianco e nero che si colorano di giallo, blu e rosso. I dosati colori (quelli veri che nemmeno si vedono) di Nina Proctor costruiscono i costumi di un parterre anni '40 per i lunghi abiti di Ava Lord, mentre le scenografie (tutte in digitale) di Steve Joyner e Caylah Eddleblute fanno emergere corpi tagliati dalle righe orizzontali delle veneziane in controluce, interni di décor high class (la casa di Ava) ed il club KadiÈs dove Jessica Alba balla torturando gli avventori tra frange di pelle e corpi rivestiti di latex.
Intriso di sudore, pelli che si stracciano o si abbracciano furtive nella notte, Sin City è la città dove il peccato, quello inteso nella versione manichea tipicamente WASP, la fa da padrone: tutto è in bianco e nero, esattamente come la pellicola che ci esplode addosso col suo 3D, come i corpi sfracellati e maciullati dei protagonisti, tutti, di un'intensa notte in cui cercare di liberarsi del proprio “mostro”, come Dwight per esempio, significa solo dargli altra carne o altro, di cui sfamarsi.